2MARCON. Altinate. dal Sile al Piave. Itinerario/Rundfahrt DER WEG VOM SILE ZUM PIAVE

February 17, 2016 | Author: Harry Messner | Category: N/A
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Itinerario/Rundfahrt

Altinate

dal Sile al Piave DER WEG VOM SILE ZUM PIAVE

MARCON QUARTO D’ALTINO MEOLO FOSSALTA DI PIAVE NOVENTA DI PIAVE CEGGIA SAN DONÀ DI PIAVE MUSILE DI PIAVE ERACLEA JESOLO CAVALLINO-TREPORTI

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Itinerario/Rundfahrt

Altinate

dal Sile al Piave DER WEG VOM SILE ZUM PIAVE

MARCON QUARTO D’ALTINO MEOLO FOSSALTA DI PIAVE NOVENTA DI PIAVE CEGGIA SAN DONÀ DI PIAVE MUSILE DI PIAVE ERACLEA JESOLO CAVALLINO TREPORTI

L’offerta di ospitalità del Veneto è fatta Das touristische Angebot di proposte famose, che ne fanno un polo di attrazione turistica tra i più ricercati al mondo e che nel 2006 ha superato i 60 milioni di pernottamenti. Il Veneto è una regione completa, che consente in meno di una giornata di passare da spiagge assolate a montagne bellissime come le Dolomiti; da città d’arte straordinarie ad aree naturalistiche incontaminate, la più grande delle quali è il Delta del Po; dal lago di Garda al bacino termale dei Colli Euganei, il più grande d’Europa. Ma dietro ciascuna di queste proposte di vacanza e soggiorno c’è la sicurezza di una popolazione sempre ospitale e di una serie incredibile di centri e località, che sono “minori” per dimensioni, ma non per merito: da città murate a pievi e castelli, da paesi incastonati in ambienti unici a siti museali che raccolgono la storia di un territorio in cui viveva l’uomo paleolitico e dove la civiltà ha iniziato a muovere i suoi passi mille anni prima di Cristo. Qui si è sviluppata la storia delle genti venete e del loro legame con la terra, che ha creato non solo città, ma paesaggi agresti invidiabili e produzioni vinicole e agroalimentari che non temono rivali al mondo. Queste ultime allietano la naturale convivialità della gente e “prendono per la gola” quanti giungono in Veneto provenendo soprattutto da altri Paesi che non dispongono di un retroterra altrettanto variegato e di qualità, fatto di colori, sfumature, gusti, sapori e profumi. Il merito della presente guida, perciò, sta proprio in questo: vuole proporre gli aspetti meno noti del nostro Veneto, di solito trascurati dai grandi circuiti e dalle tradizionali offerte turistiche. Proprio tali aspetti sono, invece, una occasione da cogliere per dare più qualità alle proprie vacanze e ai propri soggiorni. Luca Zaia

Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto

Venetiens besteht aus berühmten Schwerpunkten, die es zu einem der meistbesuchten Reiseziele der Welt mit über 60 Millionen Übernachtungen im Jahre 2006 macht. Venetien ist eine komplette Urlaubsregion, wo man an demselben Tag von sonnigen Stränden zu wunderschönen Dolomitenbergen, von einzigartigen Kunststädten zu unberührten Naturoasen, vom Gardasee zur Thermalregion der Euganischen Hügel wechseln kann. Doch hinter jedem einzelnen Ferienangebot gibt es die Sicherheit einer immer gastfreundlichen Bevölkerung und einer unglaublichen Reihe von kleineren Zentren und Ortschaften, die nur wegen ihrer Größe, nicht wegen ihres Interesses „klein“ genannt werden dürfen: von den befestigten Städten des Mittelalters bis hin zu den Pfarren und Schlössern; von den Dörfern, die mitten in einzigartigen Landschaften liegen, zu den Musealanlagen, die die Geschichte einer tausendjährigen Zivilisation aufbewahren. Aus dieser Geschichte und ihrer Verbindung zu dem Land sind nicht nur Städte, sondern auch anmutige Agrarlandschaften mit Wein- und Lebensmittelproduktionen entstanden, die auf der Welt ihresgleichen suchen. Diese erheitern die natürliche Tafelfreundlichkeit der Bevölkerung und verführen diejenigen durch den Magen, die zuhause über eine ähnlich mannigfaltige und qualitätsvolle Geschmackspalette aus Farben, Düften und Geschmäcken nicht verfügen. Das Verdienst vorliegenden Führers besteht also gerade darin, daß er die weniger bekannten Aspekte unserer Region vorstellt, die normalerweise von den großen Besucherscharen und den traditionellen Ferienangeboten vernachlässigt werden. Doch gerade diese Aspekte bieten die Chance, seinen Urlaub und seinen Aufenthalt in Venetien qualitätsvoller zu gestalten. Luca Zaia

Vizepräsident Region Venetien

Con il dinamismo che le ha

sempre contraddistinte, le Pro Loco dell’entroterra veneziano hanno colto nel suo aspetto più innovativo la strategia che la Provincia ha da tempo indicato per la promozione turistica. Storia, arte, bellezze monumentali ed ambientali, qualità dell’accoglienza ed eccellenze enogastronomiche vengono armonicamente a coniugarsi in un unico itinerario che offre ai turisti più attenti la strada per entrare davvero ‘dentro’ la realtà del territorio. È una identità unica che proprio per questo può trovare il massimo interesse sui mercati internazionali, ma che può anche essere appetibile per un pubblico più vicino che, attratto da mete esotiche, talvolta dimentica di conoscere il contesto nel quale vive. Pieno apprezzamento allora per questi itinerari proposti dalle Pro Loco, protagoniste dell’organizzazione di decine e decine di manifestazioni culturali e folcloristiche nei nostri centri minori, ma sempre attente a spingere il loro sguardo oltre l’interesse locale per dialogare con una realtà internazionale in grado di apprezzare l’identità veneziana. La Provincia di Venezia è lieta di sostenere questo loro sforzo e di poter contare su di un così prezioso e vivace patrimonio di impegno costruttivo radicato nel territorio. Danilo Lunardelli

Assessore al Turismo ed alle Pro Loco Provincia di Venezia

Mit der Dynamik, die sie schon

immer ausgezeichnet hat, haben die Pro-Loco-Fremdenverkehrsvereine des venezianischen Festlands den originellsten Aspekt der Strategie erfaßt, die die Provinz Venedig für die touristische Werbung neulich festgesetzt hat. Geschichte, Kunst, Bauund Landschaftsschönheiten, Qualität in der Unterbringung und kulinarische Spitzenleistungen verbinden sich harmonisch in einem einzigen Gebiet, das den aufmerksameren Besuchern den Weg bietet, um wirklich in die Realität des Landes hinein zu gelangen. Es ist eine allgemeine Identität, die die ganze Provinz verbindet, und gerade deshalb kann sie auf dem internationalen Markt das höchste Interesse wecken, doch sie kann auch für den Teil des Publikums anziehend wirken, das, wenn gleich ganz in der Nähe, oft von exotischen Zielen sich angezogen fühlt und dabei vergißt, das Umland, wo es zuhause ist, näher kennenzulernen. Diese Rundfahrten, die von den Fremdenverkehrsvereinen der Provinz vorgestellt werden, verdienen also unsere ganze Zustimmung. Dieselben Vereine, die die Hauptrolle in der Organisation so vieler Kultur- und Volksveranstaltungen in den kleineren Zentren der Provinz spielen, sind doch immer aufmerksam genug, ihren Blick auch über die Grenze des lokalen Interesses hinaus schweifen zu lassen, um mit internationalen Partnern, die die venezianische Identität insgesamt hochschätzen, Kontakt aufzunehmen. Die Provinz Venedig freut sich also, diesen Versuch der Fremdenverkehrsvereine durch den vorliegenden Führer unterstützen zu können und somit weiterhin auf eine so wertvolle und rege, in das Land so festgeankerte, tätige Mitarbeit hoffen zu dürfen. Danilo Lunardelli

Tourismusreferent Provinz Venedig

Scoprire e promuovere la nostra

storia attraverso la strategia della valorizzazione delle risorse del territorio in cui operano, è una delle peculiarità delle Pro Loco. In questa prospettiva le nuove forme di turismo (balneare, rurale, enogastronomico, religioso, culturale ecc.) possono, senza dubbio, coinvolgere anche le nostre realtà ed essere motivo di sviluppo locale. La stampa di questi itinerari vuole essere un utile strumento per invitare l’ospite a scoprire angoli spesso sconosciuti ma ricchi di storia del territorio Veneziano, attraverso una miriade di manifestazioni, che ogni anno animano le piazze dei nostri paesi. Per realizzare tutto questo, le nostre associazioni, le istituzioni pubbliche, gli operatori economici e la popolazione tutta, si sentono fortemente ed orgogliosamente impegnate nella promozione del proprio territorio per poterlo efficacemente comunicare a quanti vorranno visitare questi luoghi, trovandovi motivo di interesse e piacere. Roberto Masetto Presidente U.N.P.L.I. Pro Loco Veneziane

Eine der Besonderheiten der Pro-

Loco-Fremdenverkehrsvereine besteht darin, daß sie durch die strategische Neuwertung der Schätze des Landes, in dem sie tätig sind, die Geschichte wiederentdecken und um Land und Sehenswürdigkeiten werben. In dieser Perspektive können die neuen Formen des Tourismus (am Meer, auf dem Lande, Kulinarik-, Religion-, Kulturtourismus, u.a.m.) zweifellos auch die verschiedenen Gebiete unserer Provinz miteinbeziehen und auf lokaler Ebene zu weiterer Entwicklung führen. Die Veröffentlichung dieser Rundfahrten soll auch ein nützliches Mittel werden, um den Gast bei Gelegenheit einer ganzen Reihe von Veranstaltungen, die jedes Jahr die Plätze unserer Dörfer bevölkern, zur Entdeckung oft unbekannter Orte einzuladen, die aber in der Geschichte des venezianischen Festlands wichtig gewesen sind. Um dies alles zu realisieren, fühlen sich unsere Vereine, die Institutionen, Privatunternehmer und die ganze Bevölkerung stolzerweise und stark zur Werbung ihres Gebiets berufen, um es erfolgreich denjenigen mitzuteilen, die diese Gegenden werden besuchen wollen und daran Gefallen und Interesse finden werden. Roberto Masetto

Questi itinerari in provincia hanno

lo scopo di stimolare i cittadini a conoscere meglio il territorio, e i turisti a visitare i tanti luoghi che, fuori della città di Venezia, meritano di essere visti. Venezia è e resta unica. Ma anche la sua provincia è ricca di storia, di bellezze artistiche, di fascino paesaggistico. Quante cittadine e paesi interessanti sono spesso trascurati o tralasciati negli itinerari di fine settimana, perché poco noti o addirittura sconosciuti, mentre una visita riserverebbe sorprese tanto più piacevoli quanto più inattese. Ecco allora questi itinerari attraverso i centri del Portogruarese, dell’Altinate, del Decumano e della Riviera del Brenta, che hanno la modesta ambizione di mettere cittadini e turisti nella felice condizione di ripensare alla storia di tante realtà della provincia; di cogliere nelle vie, nelle piazze, negli edifici, i segni del loro passato e del loro presente, di godere la bellezza dei paesaggi in cui sono inseriti. Nessuno forse resterà deluso. E’ quanto almeno si spera da parte di chi seguirà questi itinerari in provincia.

Präsident U.N.P.L.I. Pro Loco-Fremdenverkehrsvereine Venedig

Diese Rundfahrten in der Provinz

haben das Ziel, die Bürger und die Gäste unserer Provinz zu bewegen, dies reizvolle Land näher kennenzulernen und die vielen Ortschaften zu besichtigen, die, obwohl fern von Venedig, einen Besuch verdienen. Venedig ist und bleibt einzigartig. Doch auch ihre Provinz ist reich an Geschichtsereignissen, Kunstschätzen und Landschaftsschönheiten. Wie viele sind nicht die interessanten Städte und Dörfer, die in den Reiserouten der Wochenendausflüge oft vernachlässigt und übersehen werden, weil sie weniger bekannt, wenn nicht sogar unbekannt sind, wo doch ein Besuch voller Überraschungen sein könnte, die umso angenehmer wirken, je unerwarteter sie sind. Darum werden durch diesen kleinen Reiseführer einige Rundfahrten in den Zentren des Decumano, entlang des Flusses Brenta, in der Region von Portogruaro und Altino, zwischen den Flüssen Sile und Piave und in Ostvenetien vorgestellt: sie haben das ehrgeizige Ziel, Bürger und Gäste in die Lage zu setzen, über die Geschichte vieler Ortschaften nachzudenken, in den Straßen, den Plätzen und Gebäuden, die Zeichen der Vergangenheit und der Gegenwart zu entdecken, sowie die Schönheit der Landschaft, worin sie sich befinden, zu genießen. Unsere Hoffnung ist, daß keiner von dem Versuch enttäuscht sein möge.

info

Ambito territoriale di Jesolo - Eraclea Piazza Brescia, 13 30017 Jesolo (VE) Tel 0421370601 fax 0421370606 info: [email protected] www.turismojesoloeraclea.it UNPLI Venezia, Pro Loco veneziane via Roma, 1 Santa Maria di Sala (VE) tel e fax 041487560 info: [email protected] www.unpli.provincia.venezia.it • www.turismo.provincia.venezia.it

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BELLUNO

TREVISO VERONA VICENZA PADOVA

VENEZIA

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ALTINATE

Marcon

Viale S. Marco; a destra il campanile della chiesa di S. Giorgio

Visitare Marcon vuol dire conoscere un territorio che in passato aveva caratteristiche fortemente rurali e che oggi si è trasformato in un’area densamente urbanizzata, ma che conserva alcune caratteristiche originarie del paesaggio, con aree di grande valore naturalistico.

Marcon besichtigen bedeutet ein Gebiet kennenlernen, das in der Vergangenheit stark landwirtschaftliche Merkmale besaß und das heute sich in eine dichtbesiedelte Gegend verändert hat, welche aber manche originelle Eigenschaften in der Landschaft mit Ecken von großem naturalistichem Wert bewahrt hat.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Il territorio era certamente abitato già in epoca romana, ma notizie sicure risalgono al 997: si sa infatti che il territorio di “Marconio” fu donato al monastero benedettino di S. Maria Assunta di Mogliano dal vescovo di Treviso, Bozone. Da questo monastero dipendeva anche, almeno in parte, la “Chiesa di San Zorzi di Marconio”. Tutta la zona rimase a lungo gravemente penalizzata, perché la situazione ambientale era compromessa dalle difficoltà di far defluire le acque. Rimase un “territorio di case sparse”, nel quale solo nell’Ottocento si cercò di creare un centro e poi attorno al primo decennio del Novecento di erigere alcuni edifici essenziali. Tra gli anni ’40 e ’50 avvenne un vero e proprio mutamento, con l’aumento della popolazione che, abbandonando molte case coloniche spesso malsane e in condizioni precarie, andò ad abitare in case costruite lungo le strade più importanti, come via Chiesa, via San Giorgio, via Monte Berico, i cui tracciati furono migliorati, favorendo nel contempo i collegamenti con Bonisiolo e con Zerman, anche se il capoluogo era privo di strutture per far fronte alle necessità della popolazione. Tuttavia, alla fine degli anni ’60, il centro abitato era già cresciuto velocemente: c’era bisogno di case, perché ormai Marcon era diventato quasi un sobborgo di Mestre e c’era bisogno di servizi. Infatti se prima, e poi anche durante il regno Napoleonico e la dominazione austriaca e perfino dopo l’annessione al Regno d’Italia, la gestione del territorio e la burocrazia municipale non richiedevano tanti amministratori pubblici, ora il Consiglio Comunale dovette affrontare il problema di un Municipio e della sua localizzazione: a Marcon o nel centro di Gaggio, perché centro geografico territoriale del comune e vicino alla ferrovia. Si deliberò a maggioranza di costruire il nuovo edificio sul terreno di proprietà del Comune e la località prescelta era equidistante da Marcon centro e da Gaggio. Il paese, che prima della costruzione del Municipio constava di poche case, già alla fine degli anni ’50 vide il triplicarsi della popolazione, sebbene allora fossero notevoli il fenomeno della disoccupazione e dell’emigrazione. Tra il 1960 e il 1970

Das Gebiet war ohne Zweifel bereits zur Zeit der Römer bewohnt, aber nachweisbare Zeugnisse gehen auf das Jahr 997 zurück, denn man weiß, daß die Gegend von „Marconio“ der Benediktinerabtei Santa Maria Assunta in Mogliano vom Bischof von Treviso, Bozone, geschenkt wurde. Von diesem Kloster hing auch, zum Teil wenigstens, die Kirche „San Zorzi“ in Marconio ab. Die ganze Gegend war lange Zeit wegen des stehenden Wassers wirtschaftlich stark benachteiligt. Sie blieb lange ein Gebiet aus „zerstreuten Häusern“, wo man erst im 19. Jh. den Versuch unternahm, ein Zentrum zu bauen, um dann im ersten Jahrzehnt des 20. Jh. einige wichtige Gebäude zu errichten. Zwischen den 40er und 50er Jahren geschah durch den Bevölkerungsanstieg eine regelrechte Umwandlung, denn viele Bewohner verließen ihre Bauernhäuser, die oft ungesund und unsicher waren, für neuere Behausungen entlang der wichtigsten Straßen der Stadt, wie via Chiesa, via San Giorgio, via Monte Berico, deren Verlauf verbessert wurde, um die Verbindung mit den Vororten Bonisiolo und Zerman zu sichern, auch wenn der Hauptort immer noch über keine genügenden Strukturen verfügte, um den Bedürfnissen der Bevölkerung gerecht zu werden. Allerdings am Ende der 60er Jahre war die Stadt schnell gewachsen: man brauchte neue Häuser, denn Marcon war fast ein Vorort von Mestre geworden, und man brauchte Infrastraktukturen und öffentliche Dienstleistungen. Brauchte man während der Napoleonischen und der österreichischen Herrschaft, ja sogar nach dem Anschluß an das Königreich Italien nicht so viele öffentliche Angestellte in der Stadtplanung und in der Stadtverwaltung, mußte nun der Stadtrat über ein neues Rathaus und über dessen Lokalisierung entscheiden: in Marcon oder im Zentrum von Gaggio, das das geographische Zentrum der Gemeinde war und ganz in der Nähe der Bahnlinie lag? Die Mehrheit entschloß sich für ein neues Gebäude, das auf einem Landstück in Besitz der Gemeinde zu errichten sein sollte. Das Landstück befand sich zwischen Marcon und Gaggio genau in der Mitte. Die Stadt, die vor dem Bau des Rathauses nur wenige Häuser zählte, sah bereits Ende der 50er Jahre die Anzahl der Bevölkerung sich ver-

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Der Glockenturm der Kirche San Giorgio. Links: Viale San Marco

ALTINATE

Marcon questi fenomeni si arrestarono, con l’avvio del processo di industrializzazione e con la soluzione di urgenti problemi in risposta alle esigenze di una realtà in costante e rapido sviluppo. Questo si è realizzato anche in tutto il territorio, come nelle frazioni di Colmello, di Zuccarello, ma soprattutto a Gaggio e a San Liberale. Dove ancora agli inizi del Novecento c’erano acquitrini, paludi e malaria, sono arrivate bonifica e industrie, con gli abitanti trasformati in operai efficienti e qualificati, in operatori del commercio e in imprenditori lungimiranti.

da visitare

Interno della chiesa di S. Giorgio: l’altar maggiore e l’organo; a destra, particolari del tabernacolo in pietra policroma

A chi percorre il territorio di Marcon, si offre subito l’immagine di un centro che ha una buona qualità della vita, di una posizione strategica e di una crescita economica, umana, sociale e culturale davvero invidiabile, quale si può rilevare anche dal livello abitativo, razionale e confortevole. Pur trattandosi di un’area densamente urbanizzata, Marcon ha conservato pregevoli opere artistiche. Iniziamo dalla Chiesa di San Giorgio, che si trova in Piazza IV Novembre. Fu costruita tra il 1510 e il 1530 sul luogo dove nel 1100 l’abbazia benedettina di Mogliano aveva edificato una cappella. Sono da vedere al suo interno l’abside cinquecentesca e nell’adiacente sacrestia alcune opere di notevole valore artistico. Osserviamo le tre tele del pittore moglianese Giuseppe Boldini, dipinte nel 1865: raffigurano San Giorgio, San Valentino, Sant’Antonio. Sono giudicate interessanti anche per la tecnica usata dall’artista, che ha sovrapposto diverse sostanze vegetali alla maniera della pittura ortodossa, appresa da Boldini durante il soggiorno in vari paesi dell’est e soprattutto a San Pietroburgo. Ma bisogna soffermarsi anche davanti alle quattro statue lignee dorate del ’700, attribuite alla scuola di Andrea Brustolon (16621732), che abbelliscono il coro e che probabilmente rappresentano le virtù teologali Fede, Speranza e Carità, oltre la Sapienza. Non si può trascurare poi il tabernacolo a muro in pietra policroma, della scuola di Jacopo Sansovino e il fonte battesimale del XVIII secolo. Sono pure da vedere la tela della Lapidazione di Santo Stefano e il trionfo in gloria, attribuita a un pittore, il

dreifachen, obwohl zur damaligen Zeit Probleme wie Arbeitslosigkeit und Emigration nicht unbedeutend waren. Zwischen 1960 und 1970 verbesserte sich die Lage durch den Beginn einer Industrialisierungswelle und durch die Lösung dringender Probleme, die jener Welt in ständiger und rascher Entwicklung entsprangen. Dasselbe geschah im ganzen Gemeindegebiet, wie auch in den kleineren Zentren der Gemeinde, wie etwa in Colmello, Zuccarello, aber vor allem in Gaggio und San Liberale. Wo Anfang des Jahrhunderts noch Wasserteiche und Marschlandschaften mit Malariagebieten vorhanden waren, kamen Industrie und Urbarmachung der Gründe; aus den Bewohnern waren qualifizierte und effiziente Arbeiter, Kaufleute oder scharfsichtige Unternehmer geworden.

sehenswürdigkeiten Demjenigen, der das Zentrum von Marcon durchfährt, bietet sich gleich das Bild eines kleines Städtchens mit einem sehr hohen Lebensniveau, in einer strategischen Lage und mit einer bemerkenswerten wirtschaftlichen, gesellschaftlichen und kulturellen Entwicklung, was man auch an den Häusern, die bequem und rationell erscheinen, leicht erkennen kann. Obwohl es zu einem dichtbesiedelten Gebiet geworden ist, bewahrt Marcon viele kostbare Kunstwerke. Wir beginnen mit der Kirche San Giorgio, die sich in der Piazza IV Novembre befindet. Die Kirche wurde zwischen 1510 und 1530 an dem Ort gebaut, wo die Benediktinerabtei von Mogliano eine Kapelle hatte errichten lassen. Im Inneren sind die Apsis aus dem 16. Jh. und in der anliegenden Sakristei manche Werke von großem künstlerischem Interesse zu sehen. Wir sehen drei Gemälde von Giuseppe Boldini, einem Maler aus Mogliano, die 1865 gemalt wurden: sie zeigen den heiligen Georg, den heiligen Valentin, den heiligen Antonius. Sie sind sehr interessant auch wegen der Maltechnik, die vom Künstler benutzt wurde. Er schichtete pflanzliche Farbtöne wie in der orthodoxen Malerei aufeinander, nach einer Technik, die er während seiner Reise in verschiedene osteuropäische Länder, und vor allem in Sankt Petersburg, erlernt hatte. Auch vor den vier vergoldeten Holzskultpuren aus dem 18. Jh. muß man kurz halten. Sie sind der Schule von Andrea Brustolon (1662-1732) zugeschrieben, sie schmücken den

3 Detail des Tabernakels aus Steinmosaik. Links: Innenansicht der Kirche San Giorgio, Hauptaltar und Orgel

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Marcon

Il Tempietto di S. Giuseppe

Pomi, della scuola emiliana del ’700, e le due statue, una della Madonna in marmo di Carrara, una di San Giuseppe in bronzo. Levando infine lo sguardo al soffitto della chiesa si nota una bella tempera che rappresenta Due cervi alla fonte. Prima di uscire è doverosa un’ultima occhiata al grande organo costruito dai Fratelli Puggina nel 1800. Prendendo poi via Molino, all’incrocio con via San Giu-

seppe, è possibile visitare il “Tempietto del Transito di San Giuseppe” costruito nel 1694 come oratorio dell’adiacente Villa Valentino, poi Astori, caratteristica dimora patrizia veneta. Di questa, però, esiste solo una parte della barchessa, molto rimaneggiata negli anni con restauri e ampliamenti che l’hanno snaturata. In via Fornace è visibile l’antica struttura di una fabbrica di laterizi, ancora interessante perché dà l’idea di una pregevole tipologia di architettura industriale, anche se ora colpevolmente modificata e alterata. Un visitatore curioso può essere anche stimolato a vedere il vecchio campo d’aviazione della prima guerra mondiale (1915-18), dove avevano base due squadriglie di aerei, tra i quali quello del valoroso pilota Giannino Ancillotto. Ma anche Gaggio merita una visita: qui tra l’altro troviamo l’unica piazza storica dell’intero territorio comunale delimitata a est dalla Chiesa di San Bartolomeo, consacrata nel 1778. L’altare maggiore in marmo intarsiato, è contornato da un antico coro in noce. Sono da vedere alcune pregevoli tele, come quella dedicata a San Bartolomeo e Sant’Andrea del pittore trevigiano Francesco Bissolo (1470-1554) e un’altra di Giambattista Langetti, raffigurante il Martirio di San Bartolomeo. A San Liberale il centro è dominato dalla chiesa intitolata al Patrono, costruita nel 1945 su progetto dell’archi-

Chor und stellen wahrscheinlich die theologischen Tugenden Glaube, Hoffnung und Liebe neben der Weisheit dar. Auch der Tabernakel aus mehrfarbigen Steinen, von der Schule von Jacopo Sansovino stammend, sowie das Taufbecken aus dem 18. Jh. sollen nicht übersehen werden. Sehenswert sind überdies das Gemälde der Steinigung des heiligen Stephan und sein Triumph in Gloria, dem Maler Pomi aus der emilianischen Schule des 18. Jh. zugeschrieben, sowie zwei Statuen, eine Madonna aus Carrara-Marmor, und ein heiliger Joseph aus Bronze. Blickt man schließlich nach oben, so kann man an der Decke der Kirche ein schönes Ölgemälde mit Zwei Hirsche am Quell entdecken. Vor dem Ausgang ist noch die große Orgel, die von den Gebrüdern Puggina im Jahre 1800 gebaut wurde, zu erblicken. Nimmt man dann via Molino an der Kreuzung mit via San Giuseppe, kann man den kleinen „Tempel der Passage des heiligen Joseph“ besichtigen, der 1694 als Kapelle der naheliegenden Villa Valentino, späteren Villa Astori, eines typisch venezianischen Patrizierhauses, gebaut wurde. Von der Villa ist aber nur ein Teil der Barchessa übriggeblieben, die aber im Laufe der Zeit durch falsche Restaurierungs- und Ausbauarbeiten stark verändert worden ist. In der via Fornace kann man noch die alte Anlage einer Ziegelfabrik sehen, die ebenfalls sehr interessant ist, weil sie den Eindruck einer kostbaren industriellen Architektur übermittelt, auch wenn sie jetzt sehr verändert und beschädigt erscheint. Ein neugieriger Besucher kann auch Lust dazu bekommen, den alten Flugplatz aus dem ersten Weltkrieg (19151918) zu sehen, wo zwei Flugtruppen, darunter auch die Truppe des mutigen Fliegers Giannino Ancillotto, ihren Landeplatz hatten. Aber auch Gaggio ist einen Besuch wert: hier finden wir unter anderem auch den einzigen historischen Platz in dem gesamten Gemeindegebiet. Im Osten ist der Platz von der 1778 eingeweihten Kirche San Bartolomeo geschlossen. Der Hauptaltar aus intarsiertem Marmor ist von einem sehr alten Chor aus Nußbaumholz umgeschlossen. Sehenswert sind manche wertvolle Gemälde, wie etwa ein Bild von San Bartolomeo und Sant’Andrea von dem Maler Francesco Bissolo aus Treviso (1470-1554) und ein zweites Bild mit dem Martyrium des heiligen Bartolomäus von Giambattista Langetti. In San Liberale ist das Zentrum von der dem Schutzpatron gewidmeten Kirche beherrscht. Sie wurde 1945 nach einem Projekt des Architekten Achille Vettorazzo erbaut und ist mit Bildern von Lionello Trabuio geschmückt. Der Besuch dieses Städtchens ist übrigens interessant und nützlich, weil das klar veranschaulicht, wie das Gebiet von Marcon seit den 60er Jahren bis heute sich verwandelt hat. Denselben Eindruch bekommt man, wenn man durch die

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Kleiner Tempel des heiligen Joseph

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Marcon tetto Achille Vettorazzo e adornata con dipinti di Lionello Trabuio. Visitare questa località, poi, è interessante per capire come si sia trasformato il territorio di Marcon dagli anni ’60 a oggi. La stessa impressione la si prova percorrendo le località di Colmello e Zuccarello, dove una fitta rete di scoli e fossati segna la parte est del territorio marconese. Perciò una visita tranquilla alla zona è senz’altro molto gratificante.

Il paesaggio

Il Parco dello Zero

Dopo averlo visto come centro in vivace trasformazione e in dinamico sviluppo, Marcon presenta anche un paesaggio di grande varietà, che va visitato con calma per coglierne tanti angoli particolarmente piacevoli, perché permettono di sostare tra i corsi del Dese, dello Zero, della Fossa Storta, caratterizzati da un percorso meandrico e per ampi tratti pensile. Insomma il territorio di Marcon offre gradite sorprese per chi vuole percorrerlo in cerca di verde e di pace. Ecco, infatti, l’Oasi Naturalistica delle Cave Nord, un bell’ambiente completamente naturalizzato, dove è possibile osservare molte specie di uccelli sulle acque degli stagni, tra i canneti e le siepi, nei prati e nei boschetti. Si può sostare in un ambiente naturalistico di notevole interesse. Se ci spostiamo verso Gaggio, c’è da vedere il Lago Pojon, con invaso artificiale, il cui specchio d’acqua è circondato da una vasta area golenale ricca di vegetazione. Ma il paesaggio, specie tra San Liberale e Zuccarello, offre una visione singolare di terreni agricoli ricavati dopo la bonifica; dell’idrovora le cui pompe aspirano l’acqua che arriva attraverso la fitta rete di canali di bonifica per riversarla nel bacino alla confluenza dei fiumi Zero e Dese. Altro elemento notevole del paesaggio sono le Cave Sud o del Praello: i terreni abbandonati dopo l’estrazione dell’argilla hanno favorito la formazione di una zona umida di circa 40 ettari, che si è trasformata ormai in un habitat ideale per molte specie di uccelli, sia stanziali, sia migratori. Marcon dunque non è solo un ricco centro con una percentuale molto alta di attività economiche e di sviluppo edilizio, ma è anche un territorio altrettanto ricco di acque e di verde che, percorso con calma, magari in bicicletta, offre momenti di sereno contatto con la natura, perché circondato da un ambiente vario e riposante.

Ortschaften Colmello und Zuccarello durchfährt, wo ein dichtes Netz von Gräben und Abflüssen das östliche Teil des Marconeser Landes kennzeichnet. Deswegen ist ein ruhiger Besuch des Gebietes zweifellos sehr erlebnisreich.

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die landschaft Nachdem wir das Gebiet um Marcon als ein Zentrum ständiger Verwandlung und dynamischer Entwicklung entdeckt, zeigt es nun eine Landschaft von großer Mannigfaltigkeit, die mit Ruhe besichtigt werden soll, wenn man die vielen besonders angenehmen Ecken entdecken will. Denn zwischen den sich schlängelnden Flüssen Dese, Zero und Fossa Storta, die teilweise erhöhte Flächen aufweisen, gibt es verschiedene Orte, wo man ruhig rasten kann. Kurz, das Gemeindegebiet von Marcon bietet richtige Überraschungen für diejenigen, die es auf der Suche nach Grün und Ruhe durchwandern möchten. Hier befindet sich zum Beispiel die Naturoase Cave Nord, eine merkwürdige Landschaft, völlig naturalisiert, wo es möglich ist, viele Vogelarten auf den Wassern der Teiche, im Schilf oder in den Hecken, auf den Wiesen oder in den kleinen Wäldern zu bewundern. In der Oase kann man in einer Umgebung von hohem naturalistischem Interesse verweilen. Fahren wir in Richtung Gaggio, kann man der kleinen künstlichen See Pojon sehen, dessen Wasserspiegel von einem breiten, grünbedeckten Vorufer umgeben ist. Aber die landschaft, vor allem zwischen San Liberale und Zuccarello, bietet einen einzigartigen Überblick auf das Bauernland, das durch Urbarmachung ehemaliger Marschgebiete gewonnen wurde, sowie auf das Pumpwerk, dessen Pumpennetz das Wasser aus dem dichten Netz der Gräben schöpft, um es in das Becken am Zusammenfluß von Zero und Dese zu ergießen. Ein weiteres bedeutendes Merkmal dieser Landschaft sind die Baggergruben Cave Sud oder Praello: verlassene Grundstücke, woraus vorher Ton gewonnen wurde, sind jetzt zu einem Feuchtgebiet von ca. 40 Hektar Größe geworden, das damit ein ideales Habitat für viele Vögel, bleibende sowie Wandervögel, ist. Marcon ist also nicht nur eine reiche Stadt mit einer sehr hohen Prozentzahl von Betrieben und Baufirmen, sondern auch ein Gebiet ebenso reich an Wasser als an Grün, das – entdeckt man es mit Ruhe, vielleicht auf dem Fahrrad – Augenblicke ruhigen Zusammenlebens in der Natur, mit ihrer mannigfaltigen und erholenden Vielfalt bietet.

Park am Fluß Zero

Das Gebiet um Altino hat eine sehr lange Geschichte, die mit den alten Venetiern und der Römischen Kolonisation beginnt. Altes „Municipium“ mit autonomer Verwaltung, bewahrt Quarto d’Altino noch heute einen beneidenswerten Schatz von Erinnerungen an eine ferne Vergangenheit mit wichtigen Zeichen einer untergegangenen Zivilisation.

La zona altinate ha una sua grande storia, che va dagli antichi veneti alla penetrazione romana. “Municipium” con una sua autonomia amministrativa, Quarto d’Altino conserva un invidiabile carico di memorie di epoche lontane, con tanti segni importanti di una civiltà scomparsa.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Il fascino della zona altinate è già nella sua stessa storia e la frazione di Altino costituisce indubbiamente il nucleo di maggior interesse del territorio di Quarto d’Altino. I primi insediamenti umani si fanno risalire intorno al VI millennio a.C., mentre nel corso del I millennio a.C. (età del ferro) ci fu una nuova e più duratura forma di popolamento. Degli antichi Veneti di Altino, popolo di lingua indoeuropea, rimangono tracce dell’abitato e di diverse necropoli. Con la penetrazione romana in questo territorio, Altino divenne “Municipium” importante e florido, favorito nel suo sviluppo da un evento fondamentale come la costruzione della Via Annia (131 a.C.), che completava la Via Flaminia, da Roma a Rimini, per collegare la capitale all’importante colonia di Aquileia. Altino godette di una certa autonomia amministrativa ed estese la sua attività commerciale con i centri della grande area lagunare. La sua prosperosità crebbe ancora con la costruzione della Via Claudia Augusta, iniziata da Druso e completata dall’imperatore Claudio, attraverso la quale venne aperta una via di comunicazione con le regioni danubiane e la Germania. Nell’era cristiana, dopo l’Editto di Costantino (313 d. C.) che concedeva la libertà di culto ai cristiani, nella città giunse l’opera evangelizzatrice del vescovo di Padova Prosdocimo (secondo altri di Ermagora di

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Der Zauber des Gebiets von Altino liegt bereits in ihrer Geschichte, und das Dorf Altino bildet zweifellos das Zentrum größten Interesses in dem Verwaltungsgebiet von Quarto d’Altino. Die ersten Ansiedlungen gehen auf das 6. Jahrtausend v.Ch. zurück, während eine jüngere und nachhaltigere Bevölkerungswelle im Laufe des 1. Jahrtausends v.Ch. (Steinzeit) stattfand. Von den alten Venetiern, einem Volk indoeuropäischen Ursprungs, bleiben noch heute Spuren in dem alten Wohngebiet und in verschiedenen Nekropolen. Mit der Römischen Kolonisation des Gebiets wurde Altino ein wichtiges und blühendes „Municipium“, besonders begünstigt in seiner Entwicklung durch ein grundlegendes Ereignis, d.i. durch den Bau der Via Annia (im Jahr 131 v.Ch.), die die Via Flaminia, von Rom nach Rimini, vollendete, und eine Verbindung zwischen Rom und der wichtigen Kolonialhauptstadt Aquileia schuf. Altino besaß eine breite Verwaltungsautonomie und erstreckte ihre Handelsbeziehungen weit durch die gesamte Lagunenregion. Ihr Reichtum wuchs weiter durch den Bau der Via Claudia Augusta, die, von Drusus begonnen und vom Kaiser Claudius vervollständigt, eine Verbindung zwischen Italien, Deutschland und der oberen Donauregion herstellte. In der christlichen Zeit nach dem Erlaß Kaiser Konstantins (313

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Quarto d’Altino Aquileia) e Altino divenne sede vescovile. Il primo vescovo Eliodoro resse la diocesi fino al 407. Al 452 risale la prima devastazione della città ad opera degli Unni di Attila; l’assoggettazione del Veneto ai Longobardi nel 568 favorì l’esodo dalla città verso le isole della laguna. Trasferita in Torcello anche la sede vescovile, Altino declinò rapidissimamente e non ne rimase più traccia; dapprima sfruttata come zona di recupero di materiali da costruzione dai veneziani, poi definitivamente abbandonata alle acque lagunari che, complici l’abbassamento del suolo e l’abbandono di ogni opera idraulica, ne fecero una palude sommergendone il ricordo fino al XV secolo. Con l’assoggettamento della Marca Trevigiana alla Serenissima, il patriziato veneziano, interessandosi ai terreni prospicienti il margine lagunare, formò un villaggio di agricoltori, denominandolo San Michele, dalla chiesetta che vi sorgeva e aggiungendovi la dicitura del Quarto, derivante dalla distanza in miglia dell’antica città di Altino. Dopo la caduta della Serenissima, nel 1797, furono istituiti i comuni di S. Michele del Quarto e Trepalade, comprendente anche Portegrandi. Con l’istituzione del regno Lombardo-Veneto, nel comune di S. Michele del Quarto furono incorporate le località di Trepalade e Portegrandi. Nel 1946 il paese mutò la sua denominazione in quella di Quarto d’Altino, richiamandosi così alle sue origini.

da visitare

I resti dell’antica via Annia; a destra, particolare di una pavimentazione musiva nell’area archeologica a est del museo

Quanto brevemente ricordato della storia di Altino, può essere già di per sé motivo di curiosità a visitare un centro della provincia così carico di memorie di epoche lontane e scoprirne i segni rappresentati da reperti archeologici di grande valore. La “scoperta” archeologica di Altino risale agli ultimi decenni del secolo scorso, con i lavori di bonifica. Nei decenni successivi, i rinvenimenti si fecero più frequenti e i pezzi emersi andarono ad arricchire in gran parte la collezione privata della nobile famiglia De Reali, in minor parte il Museo dell’estuario di Torcello. Nel 1960 la Soprintendenza Archeologica costituì il Museo Archeologico, eretto su progetto dell’architetto Ferdinando Forlati, insieme all’attigua chiesa e al porticato. La collezione contiene oltre tremila pezzi esposti. Nella prima sala sono conservati resti di monumenti funerari ed elementi architettonici provenienti dall’abitato. Nelle vetrine al centro della sala, i corredi tombali delle necropoli della Via Annia, con splendidi vetri policromi. Nel pavimento sono stati sistemati due mosaici di abitazioni databili tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. Nella seconda sala sono esposti in gran parte resti funerari e un piccolo numero di frammenti architettonici dell’abitato.

n.Ch.), wodurch den Christen Glaubensfreiheit gewährt wurde, kam das Christentum nach Altino durch die Predigten vom Bischof Prosdocimo aus Padua (manche meinen vom Bischof Ermagora aus Aquileia), und Altino wurde Bischofssitz. Der erste Bischof von Altino, Eliodoro, regierte die Diözese bis zum Jahr 407. Auf das Jahr 452 geht die erste Verwüstung der Stadt durch Attilas Hunnenhorden zurück; die Unterwerfung Venetiens durch die Langobarden erfolgte 568 und startete die Zuflucht der Bewohner von der Stadt zu den Inseln in der Lagune. Nachdem der Bischofssitz von Altino nach Torcello verlegt wurde, begann für Altino das Zeitalter des schnellen Verfalls. Von der Stadt blieben keine Spuren mehr übrig: zunächst wurde sie als Bruchstelle von den Venezianern benutzt, die hier Materialien für den Bau ihrer Häuser mit in die Lagune nahmen, dann wurde sie endgültig dem Lagunenwasser überlassen, das sie wegen der Senkung des Bodens und der Unterbindung jedes hydraulischen Werkes zu einer Marschlandschaft machte und die Erinnerung an sie bis ins 15. Jahrhundert verwischte. Mit der Unterwerfung der Markgrafschaft von Treviso durch die Republik Venedig interessierten sich die Patrizier aus Venedig für die Ländereien am Rande der Lagune; ein Bauerndorf wurde hier gegründet und nach dem heiligen Michael genannt, dem hier eine kleine Kirche gewidmet worden war; dazu wurde die Bezeichnung Quarto hinzugefügt, da das neue Dorf vier Meilen von der alten Stadt von Altino entfernt lag. Nach dem Fall der Republik im Jahre 1797 entstanden die Gemeinden San Michele del Quarto und Trepalade, der auch das Dorf Portegrandi gehörte. Mit der Gründung des Königreiches Lombardo-Venetien wurden in die Gemeinde San Michele del Quarto die Dörfer Trepalade und Portegrandi eingegliedert. Im Jahre 1946 änderte die Stadt ihren Namen mit Quarto d’Altino, um sich auf ihre Vergangenheit zurück zu berufen.

sehenswürdigkeiten Was hier kurz von der Geschichte Altinos erwähnt wurde, ist bereits ein Grund, um mit Neugierde ein Zentrum, so reich an Erinnerungen an ferne Zeiten, zu besichtigen, deren Zeichen, archäologische Überreste von großem Wert, es wiederzuentdecken gilt.

7 Detail aus dem Mosaikfußboden im Ausgrabungsgebiet östlich des Museums. Links: Reste der alten Via Annia

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Quarto d’Altino

Museo di Altino nelle due pagine oggetti di scavo

Die Entdeckung von Altino als archäologischer Stätte geht auf die letzten Jahrzehnte des vergangenen Jahrhunderts, während der Zeit der großen Urbarmachung des Venezianischen Festlandes, zurück. In den folgenden Jahrzehnten waren die Entdeckungen immer häufiger, und die wiederaufgetauchten Überreste bereicherten größtenteils die private Sammlung der Adelsfamilie De Reali, ein kleinerer Teil davon wurde im Museum von Torcello aufgehoben. Im Jahre 1960 begründete die Archäologische Superintendenz das Archäologische Museum, gebaut nach einem Plan von dem Architekten Ferdinando Forlati zusammen mit der naheliegenden Kirche mit Säulengang. Die Sammlung zählt heute mehr als dreitausend ausgestellte Stücke. In dem ersten Saal sind die Überreste von Grabmälern und architektonische Elemente aus dem Wohngebiet der alten Stadt bewahrt. In den Glasschränken im Zentrum des Saals sind die Grabausstattungen der Nekropolen der Via Annia, mit wunderschönen bunten Gläsern, zu sehen. Auf dem Fußboden sind zwei Mosaiken angelegt aus Wohnhäusern des 1. bzw. Beginn des 2. Jahrhunderts n.Ch. Im zweiten Saal ist der Großteil der Grabstücke und eine kleinere Anzahl von architektonischen Fragmenten aus dem Wohngebiet ausgestellt. In den zentralen Glasschränken befinden sich altvenetische Grabausstattungen und auf dem Fußboden zwei weitere Mosaiken von 1. und 2. Jahrhunder n.Ch. Unter dem Säulengang, der an drei Seiten den Kirchplatz begrenzt, sind weitere Grabmäler ausgestellt, die größtenteils aus den Nekropolen der Via Annia stammen. Jenseits der Straße vor dem Museum kann man eine archäologische Ausgrabungsstätte besichtigen, die dem Publikum zugänglich ist, wo die Ausgrabungen immer noch andauern. Geplant ist hier, sowie in den anderen Ausgrabungsstätten der Gegend, ein breiter archäologischer Park, der das Museum mit einbeziehen soll. Aber außer den vielen Gegenständen aus Keramik, Glas, den Münzen, Edelsteinen und Kammeen, den Geräten, Bronzetten und Töpfen, bietet Altino auch sichtbare Überreste von einigen römischen Straßen, von den Fundamenten mancher Villen mit Mosaikfußböden, geschmückt mit Figuren oder geometrischen Mustern. Kurz, alles vermittelt dem aufmerksamen

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Das Museum von Altino: Bilder von Funden aus den Ausgrabungen

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Quarto d’Altino Nelle vetrine centrali, corredi tombali paleoveneti e nel pavimento altri due mosaici databili I e II secolo d.C. Sotto il portico che costeggia su tre lati la piazza della chiesa sono collocati altri monumenti funerari, provenienti per la maggior parte dalle necropoli della Via Annia. Al di là della strada si può visitare un’area archeologica aperta al pubblico, dove sono ancora in corso scavi. La prospettiva è di creare qui e nelle altre zone di scavo un vasto parco archeologico, che dovrebbe affiancarsi al futuro museo. Ma oltre ai materiali consistenti in ceramiche, vetri, monete, gemme e cammei, suppellettili, bronzetti e vasellame, Altino offre anche visibili resti di alcune strade romane, fondamenta di alcune ville con pavimenti a mosaico, decorati con figure o motivi geometrici. Tutto, insomma, dà a un visitatore attento l’idea di una grande civiltà scomparsa, attraverso preziose e curiose testimonianze anche dell’elevato tenore di vita dell’antico “Municipium” romano. Quindi possiamo ammirare nel Museo alcuni elementi pertinenti a mausolei e a tempietti di elevato valore artistico: una statua di defunto, l’unica integra delle necropoli altinati. Rappresenta un giovane magistrato locale, vestito di tunica e toga. Di un altro mausoleo a tempietto circolare si possono ammirare le due erme di Mercurio, la lesena con figure femminili e la statua del grande cane, ma soprattutto due teste, una maschile e una femminile, che sono due splendidi ritratti. Merita poi una sosta particolare il bellissimo altare esposto lungo la parete destra della sala, oltre al gruppo degli altari cilindrici disposti in mezzo. A sinistra della porta d’ingresso, guardiamo la stele di Manlius Cornelius, rappresentato all’interno della nicchia con la moglie e il figlio. A destra, l’urna a cassetta di Quintus Sicinius Quinctellus, capomastro o geometra. All’estrema sinistra della stessa parete si deve ammirare la cosiddetta “Sirena”, figura femminile alata. Ma non si possono trascurare la bella statua acefala di Icaro, a destra del grande mausoleo, e quella, pure acefala, di Attis sulla parete del fondo. In conclusione, tutto il percorso nelle sale, sotto il portico che racchiude la piazza come pure nello spazio antistante il museo e nel piccolo giardino dove è visibile un breve tratto della strada bausolata, indica una eccezionale consistenza numerica di monumenti e di corredi funerari, molto superiore a quella delle altre necropoli di età romana venute alla luce nel Veneto e in Italia. Prima di allontanarsi da Quarto d’Altino, è doverosa anche una visita alla Chiesa di S. Michele, sulla destra della provinciale Treviso-Jesolo, del 1905. Ricca di altari, statue, tele e affreschi, mostra, sopra la porta laterale de-

Besucher den Eindruck einer großen, vergangenen Kultur, auch durch die kostbaren und merkwürdigen Zeugnisse des hohen Lebensstandards im alten römischen “Municipium”. Übrigens kann man im Museum verschiedene interessante Gegenstände bewundern, wie z.B. Stücke aus Mausoleen und kleinen Tempeln von hohem künstlerischem Wert: die Statue eines Verstorbenen, die einzige vollständige Statue aus den Nekropolen von Altino. Sie stellt einen jungen örtlichen Magistraten, mit Tunika und Toga gekleidet, dar. Von einem anderen Mausoleum mit runder, tempelähnlicher Architektur kann man die zwei Büsten von Merkur, die Lisene mit weiblichen Figuren und die Statue des großen Hundes bewundern, aber vor allem die zwei Köpfe, einen weiblichen und einen männlichen Kopf, die zugleich zwei wunderschöne Bildnisse sind. Der herrliche Altar, entlang der rechten Wand des Saals jenseits der im Zentrum aufgestellten Zylinder ausgestellt, ist einige Augenblicke ruhiger Betrachtung wert. Links am Eingangstor können wir die Stele von Manlius Cornelius, in der Nische mit Frau und Sohn abgebildet, sehen. Rechts sieht man die Kastenurne von Quintus Sicinius Quinctellus, Baumeister und Landmesser. Weiter links an derselben Wand kann man die sogenannte “Sirene”, ein weibliches Bild mit Flügeln, bewundern. Die schöne, kopflose Statue des Ikarus, links des großen Mausoleums, und die gleichfalls kopflose Statue des Attis an der Wand im Hintergrund dürfen nicht übersehen werden. Kurz, der gesamte Weg durch die Säle, den Säulengang, der die Piazza einschließt, sowie durch das Areal vor dem Museum und in dem kleinen Garten, wo man einen kurzen Teil der gepflasterten Straße sehen kann, bezeugt von der außerordentlichen Menge von Grab- und Denkmälern, viel wichtiger als die Nekropolen aus der römischen Zeit, die in Venetien und Italien entdeckt worden sind. Vor der Abfahrt muß man noch die 1905 gegründete Kirche San Michele in Quarto d’Altino an der Kreisstraße Treviso-Jesolo besichtigen. Die Kirche, mit ihren vielen Atlären, Statuen, Gemälden und Fresken, zeigt über dem rechten Seitentor ein Gemälde, das aus dem Ende des 17. – Anfang des 18. Jh. stammen soll. Manche möchten es der Schule des Piazzetta oder dem Maler Nicola Grassi zuschreiben, aber das sind wahrscheinlich zu gewagte Vermutungen. Der schöne zylinderförmige Glockenturm wurde vom Architekten Angelo Scattolin aus Venedig entworfen, und die Statue des Erzengels Michael darüber wurde von den Gebrüdern Benetton aus Treviso gegossen.

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Quarto d’Altino stra, una tela che risale forse alla fine del ’600 o all’inizio del ’700. C’è chi propende per attribuirla alla scuola del Piazzetta o al pittore Nicola Grassi, ma sono supposizioni azzardate. Il bel campanile cilindrico è dell’architetto Angelo Scattolin di Venezia e la statua di S. Michele Arcangelo, che lo sovrasta, dei fratelli Benetton di Treviso.

il paesaggio La terra veneta è innanzitutto paesaggio. Quello della zona di Altino si presenta, nel suo complesso, regolare e piatto, intersecato da una fitta rete di canali agricoli, le cui coltivazioni estensive sono indirizzate soprattutto a vite e a cereali. Eppure, percorrendo la strada in mezzo alle verdi e fertili campagne ai margini della laguna, quasi spoglie di alberi, con rare case coloniche, si prova un senso di pace e di silenzio; si gusta la molle languidezza della pianura veneta, in grado di suscitare emozioni al contatto immediato e semplice con la natura. In prossimità di Quarto d’Altino si possono vedere anche suggestive immagini del placido Sile, dalle acque profonde e lente, che formano spesso angoli veramente stupendi. Continuando poi la strada che da Quarto d’Altino arriva ormai quasi in vista della laguna, si incontra Trepalade, con le tre antiche porte sull’acqua (che danno il nome alla località) che permettevano la navigazione dal Sile, attraverso dei canali fino a Venezia. Da Trepalade proseguendo per la provinciale si arriva a Portegrandi, con la sua antica conca, una chiusa esistente fin dal 1683, in località Bocca di Valle, che permette ai natanti di passare dal fiume Sile alla laguna di Venezia e viceversa. Qui si è sviluppato un modesto villaggio con squero, osteria, banchine d’ormeggio e si possono vedere vecchie case di pescatori-agricoltori. In conclusione, dopo il contatto con il mondo lontano e sconosciuto evocato nel Museo di Altino, ci si può rilassare immergendosi tranquilli nel paesaggio circostante. Quarto d’Altino, quindi, riserva davvero a qualsiasi visitatore un patrimonio universale, composto di preziosi e affascinanti reperti archeologici, raccolti nel Museo Archeologico Nazionale, che permette di tornare indietro nel tempo. Si tratta di un patrimonio da conoscere e da ammirare. Quarto d’Altino offre inoltre verdi e fertili campagne ai margini della laguna, intersecata da canali e ravvivata dal percorso del placido Sile.

die landschaft

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Venetiens Boden ist vor allem Landschaft. Diejenige im Gebiet von Altino ist, im ganzen genommen, regelmäßig und flach, von einem dichten Netz von Landgräben durchzogen; vor allem Reben und Getreide werden hier extensiv angebaut. Doch, fährt man durch die grünen, fruchtbaren Felder am Rande der Lagune, die fast baumlos und mit seltenen Bauernhäusern markiert sind, verspürt man ein Gefühl von Frieden und Stille; man genießt die sanfte Sehnsucht des venezianischen Festlandes, das beim unmittelbaren, einfachen Kontakt mit der Natur richtig exaltieren kann. In der Nähe von Quarto d’Altino kann man beeindruckende Anblicke des stillen Flusses Sile, mit seinem tiefen, langsamen Wasser, das oft wirklich wunderbare Winkel erzeugt, genießen. Fährt man weiter auf der Straße von Quarto d’Altino nach Jesolo, erblickt man schon die ersten Ausläufer der Lagune und trifft man auf Trepalade mit seinen drei alten Wassertoren, die der Ortschaft den Namen geben, und die den Wasserverkehr im Fluß Sile und durch weitere Kanäle bis nach Venedig ermöglichten. Von Trepalade führt die Kreisstraße nach Portegrandi, mit seiner alten Schleuse in der Ortschaft Bocca di Valle, die vom Jahr 1683 stammt, wodurch die Boote vom Fluß Sile in die Lagune von Venedig und umgekehrt fahren. Hier enstand ein kleines Dorf mit Werft, Gasthaus, Anlegeplätzen, und hier kann man noch alte Bauern-Fischerhäuser sehen. Kurz, nach der Reise in vergangene, unbekannte Zeiten im Museum von Altino, kann man hier in die umliegende Landschaft ruhig versinken und sich entspannen. Kurz, Quarto d’Altino bietet wirklich jedem Besucher einen universellen Schatz von kostbaren und faszinierenden archäologischen Gegenständen im Archäologischen Nationalmuseum, wo man in die Vergangenheit zurückgehen kann. Es lohnt sich um einen Reichtum, den es gilt, kennenzulernen und zu bewundern. Quarto d’Altino bietet außerdem grüne und fruchtbare Felder am Rande der Lagune, durchzogen von Kanälen und geschmückt durch das friedvolle Fließen des Sile.

Portegrandi

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Meolo Meolo, ridente centro di una zona fertile, sulle rive dell’omonimo fiume, è in una posizione geografica particolare. Infatti in epoca romana aveva già un notevole rilievo nell’importante “ager” altinate, al quale era collegato a sud dalla Via Annia, sulla direttrice Altino-Aquileia.

un po’ di storia Alcuni studiosi sostengono l’origine paleoveneta di Meolo, ma altri, forse più verosimilmente, ritengono che sia stato abitato in epoca romana. Infatti, dipendeva dalla città di Altino e vi passava la grande arteria del Veneto, la Via Annia, che univa Altino ad Aquileia. L’attuale centro abitato risale molto probabilmente al IX secolo, con la fondazione dei castelli di Medadis e Meolo, quando ne presero possesso i patriarchi di Aquileia. Ceduto ad Ezzelino da Romano, Meolo, dopo la morte del tiranno, fu avocato dal comune di Treviso e i patriarchi di Aquileia dovettero rinunciare alla loro giurisdizione sul territorio, poi coinvolto nelle guerre per la conquista della città, Palazzo Cappello in piazza Martiri oggi municipio

Meolo, ein heiteres Städtchen in einem besonders fruchtbaren Gebiet am Ufer des gleichnamigen Flusses, befindet sich in einer einzigartigen geographischen Lage. Denn es spielte zur Zeit der Römer eine besonders wichtige Rolle in dem bedeutenden „Ager“ von Altino, mit dem es nach Süden durch die Via Annia, auf der Strecke Altino-Aquileia, verbunden war.

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ein wenig geschichte Manche Forscher behaupten, daß Meolo altvenetischen Ursprungs sei, während andere, vielleicht mit größerer Wahrscheinlichkeit, meinen, die Stadt sei erst mit den Römern bewohnt worden. Denn sie hing von Altino ab, und durch die Stadt führte die größte Straße Venetiens, die Via Annia, die Altino mit Aquileia verband. Das heutige Zentrum stammt sehr wahrscheinlich vom 9. Jh., als die Schlösser Medadis und Meolo von dem Patriarchen von Aquileia gegründet wurden. Die Stadt wurde später dem Tyrannen Ezzelino da Romano abgetreten, und wechselte nach dessen Tod in den Besitz der Stadt Treviso: der Patriarch von Palazzo Cappello in der Piazza Martiri, heute Rathaus

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Meolo rimanendovi più volte devastato dai Da Camino, dai Della Scala, dai veneziani, dai Da Carrara. Incendi e predazioni, soprattutto nel 1411 da parte dei soldati dell’imperatore Sigismondo in guerra con Venezia, lo condussero vicino alla distruzione, finché riuscì ad avere finalmente una solida ripresa nel secolo XV, quando Venezia sottomise definitivamente al suo potere la Marca Trevigiana. Meolo, favorito dalla vicinanza con la Serenissima, che poteva essere raggiunta con facilità via fiume, divenne meta di nobili famiglie veneziane, sia per acquistarvi proprietà, sia per costruirvi ville per la villeggiatura: Collalto, Foscarini, Gritti, Malipiero, Manin, Mocenigo, Moro, Pisani, Corner, Priuli, Cappello. Con la caduta di Venezia cominciò la sua decadenza, anche perché ormai andava perdendo sempre più importanza il trasporto fluviale. Tuttavia la parte veneziana della storia di Meolo rimane la più significativa per la sua identità comunitaria.

da visitare

Il fiume Meolo in centro città

Meolo conserva diverse costruzioni del suo passato storico tuttora interessanti, tra le quali alcune splendide ville patrizie, che si inseriscono bene anche oggi nel suo tessuto di centro prevalentemente agricolo, ma con una sua fisionomia dignitosa e definita, a testimonianza di un centro vivace consapevole della sua identità e delle sue possibilità future. Percorriamolo, dunque, seguendo il corso del fiume: verso la Fossetta, sulla sinistra ecco subito l’imponente Villa De Marchi-Nardari di fine secolo XVIII. Ha un corpo centrale leggermente sopraelevato rispetto alle due ali simmetriche. Si tratta di un complesso vasto ed elegante, con un grande parco all’inglese, nel quale si può ammirare una bella vera da pozzo. Proseguendo, sulla riva destra del Meolo, si prospetta Villa Priuli, di stile rinascimentale, con la facciata di forma severa e caratteristica per i dieci mascheroni sotto le finestre. Un’occhiata la merita pure il vicino Oratorio di S. Filippo Neri e, più innanzi, sulla sinistra, prima di giungere in piazza, si possono vedere ancora i resti degli antichi Forni, che già nel secolo XV fornivano il pane alla città di Venezia. Sono stati naturalmente rimaneggiati, per cui degli originali non rimane che una scala in discesa verso il Meolo. Un po’ discosta dal fiume si innalza Villa Falco, la cui architettura, del secolo XVIII, è stata rimaneggiata nel primo Novecento, come testimoniano elementi specifici quali il bugnato liscio e le inferriate in stile liberty. La villa

Aquileia mußte auf seine Jurisdiktion auf das Gebiet verzichten. Meolo wurde wiederholt von Kriegen um die umliegenden Ländereien verwickelt, wobei es oft verwüstet wurde, wie etwa von den Truppen der Familien Da Camino, Della Scala und Da Carrara, sowie von den Venezianern. Brände und Plünderungen, wie z.B. diejenige durch die Soldaten des Kaisers Sigismund im Jahre 1411 während des Krieges gegen Venedig, führten die Stadt am Rande des Niedergangs, bis sie im 15. Jh. eine standfeste Wiedergeburt erlebte, als Venedig entgültig die Markgrafschaft Treviso bezwang und eroberte. Dank seiner Nähe zu Venedig, der „Serenissima“, das man leicht auf dem Fluß erreichen konnte, wurde Meolo zum Ziel zahlreicher venezianischer Adelsfamilien, die hier sowohl Ländereien erwarben, als auch Villen für ihre Urlaubsaufenthalte errichteten: ihre Namen waren Collalto, Foscarini, Gritti, Malipiero, Manin, Mocenigo, Moro, Pisani, Corner, Priuli, Cappello, u.v.m. Mit dem Fall der Republik Venedig begann auch für Meolo der Niedergang, auch weil der Flußverkehr immer unbedeutender wurde. Allerdings bleibt die venezianische Geschichte von Meolo die wichtigste für seine gemeinschaftliche Identität.

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sehenswürdigkeiten Meolo bewahrt verschiedene, noch heute kulturhistorisch interessante Bauten aus seiner Geschichte, darunter manche wunderschöne Patriziervillen, die sich noch heute in das Bild eines hauptsächlich der Landwirtschaft gewidmeten, doch mit einem würdevollen, charakteristischen Profil versehenen Zentrums gut einfügen, wo die Stadt lebhaft ihrer Identität und ihrer künftigen Möglichkeiten sich bewußt zeigt. Schreiten wir also durch die Stadt entlang des Flusses hindurch: an der Fossetta links sieht man gleich die majestätische Villa De Marchi-Nardari (Ende 18. Jh.). Die Villa besteht aus einem zentralen Gebäude, leicht erhoben, und aus zwei symmetrischen Flügeln. Es handelt sich um ein großes, elegentes Komplex mit großem englischem Garten, wo man einen schönen Zisternenbrunnen. Weiter am rechten Ufer des Meolo erhebt sich die Villa Priuli, ein Renaissancegebäude mit einer strengen Fassade und charakterisiert durch zehn Maskeronen unter den Fenstern angebracht. Sehenswert ist auch die naheliegende Kapelle des heiligen Filippo Neri, und weiter noch, auf der linken Seite kurz vor der Piazza, kann man noch die Überreste alter Backöfen, die schon im 14. Jh. Venedig mit Brot versorgten. Natürlich sind sie mit der Zeit aus- und umgebaut worden, deshalb bleibt von dem Originalbau nur eine Treppe die unten zum Meolo führt. Ein wenig vom Fluß entfernt erhebt sich Villa Falco, de-

Der Fluß Meolo mitten im Stadtzentrum

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Meolo

Palazzo Cappello particolari del balcone; a destra Villa Vio

ha anche un suo valore storico, perché durante l’inverno del 1917 è stata sede del comando supremo italiano, e vi avvenne il passaggio di esso dal generale Cadorna al generale Diaz. Da osservare, a lato, un notevole edificio rustico, certamente destinato a uso rurale, come indica l’ordine dorico del colonnato del portico. Piuttosto interessante, dall’altra parte del fiume, è la Villa “Delle Colonne” Dreina (ora Cagnato), soprattutto perché presenta le colonne binate, abbastanza insolite, nel porticato d’accesso. È opera dell’800. Di fronte ci sono gli antichi forni della Serenissima. Se adesso imbocchiamo via Diaz, possiamo vedere Palazzo Del Maschio-Negro, purtroppo in grave degrado, nonostante si tratti di una bella costruzione a corpo unico a tre piani, probabilmente del secolo XVII. Poco più avanti, non si può trascurare Villa Vio, che risale forse alla fine del ’400, come si può dedurre dalla facciata decorata con motivi geometrici, che richiamano uno schema tardo-quattrocentesco. Si ritiene che la costruzione fosse la masseria di un antico convento: all’interno del portico si scorgono figure di santi e il leone di S. Marco, oltre a stemmi dei Cappello. E siamo a Piazza Martiri, dove si affaccia Palazzo Cappello databile tra la fine del ’400 e il 1516, oggi Municipio, a due piani, con trifore e poggiolo in pietra d’Istria, con strutture tipicamente veneziane, nonostante le modifiche successive l’abbiano anche alterato. Sulla facciata principale vi sono tracce di affreschi e frammenti di figure e architetture dipinte. Più interessante l’interno, dove nella sala consiliare si vedono figure fitomorfe e motivi vegetali (secolo XV-XVI); sulla scala una Madonna con Bambino; nel portico del piano nobile ancora figure fitomorfe e lungo le pareti gli stemmi dei Cappello e il leone di S. Marco. Nella zona destra della parete di fronte all’ingresso, compare un resto di decorazione del secolo XVIII, che nascondeva dipinti del ’500. Il soffitto alla Sansovino ha ancora qualche traccia della decorazione originale e affrescate sono le due stanze sulla destra dell’ingresso, con decorazioni e motivi allegorici. La presenza dei Cappello, fino al ’700, è predominante: i segni della casata sono sparsi dovunque, nelle case e nelle campagne di Meolo. Nella piazza vi era forse un’adiacenza di Palazzo Cappello, corrispondente alla Casa Longhetto di oggi, che porta infatti sulla facciata i resti di un grande leone di S. Marco,

ren Architektur vom 18. Jh. Anfang des 20. Jh. verändert wurde, wie manche bestimmte Elemente, darunter z.B. das glatte Bossenwerk und das Jugendstilgitter, bezeugen. Die Villa hat übrigens auch einen historischen Wert, denn sie war im Winter 1917 Sitz des italienischen Oberkommandos, und hier übergab General Cadorna das Oberkommando an General Diaz. An der Seite ist ein bemerkenswertes rustisches Gebäude besonders sehenswert, früher zweifellos als Bauernhaus benutzt, wie die dorischen Säulen des Portikus bezeugen. Sehr interessant ist die Villa „Delle Colonne“ Dreina (heute Cagnato) jenseits des Flusses, weil sie die eher seltenen Zwillingssäulen im Eingangsportikus aufweist. Sie wurde im 19. Jh. erbaut. Davor befinden sich die alten Öfen der Republik. Biegt man nun in die Via Diaz ein, erblickt man den leider verwahrlosten Palazzo Del Maschio-Negro, einen übrigens schönen Palast aus einem einzigen Zentralbau mit drei Etagen, vermutlich aus dem 17. Jh. Wenig weiter kann man Villa Vio nicht übersehen; sie stammt wahrscheinlich vom 15. Jh., wie man aus der mit geometrischen Motiven geschmückten Fassade, die an ein Muster des späten 15. Jh. erinnert, schließen kann. Man vermutet, daß das Gebäude einst das Bauernhaus eines alten Klosters war: im Portikus sieht man nämlich Heiligenbilder und den Markuslöwen, sowie Wappen der Familie Cappello. In Piazza Martiri finden wir dann Palazzo Cappello, gebaut zwischen Ende des 15. Jh. und 1516, der heute das Rathaus der Stadt ist. Der zweigeschössige Palast besitzt Triforen und Balkon aus Sandstein in typisch venezianischem Stil, die spätere Änderungen des Gebäudes überlebt haben. Auf der Hauptfassade sind noch Spuren von Fresken und Fragmente von Figuren und gemalten Architekturen zu sehen. Das Innere ist noch interessanter, denn man kann im Ratsaal Pflanzenbilder und –motive aus dem 15.-16. Jh., an der Treppe eine Madonna mit Kind, im Hauptsaal der ersten Etage nochmal pflanzliche Figuren und an den Wänden die Wappen der Cappellos sowieno den Markuslöwen sehen. An der rechten Seite der Wand vor dem Eingang erblickt man den Rest einer Verzierung aus dem 18. Jh., die frühere Fresken aus dem 16. Jh. bedeckte. Die Decke in der Manier Sansovinos weist noch manche Spur der Originaldekoration auf, und die beiden Räume rechts des Eingangs sind noch mit Fresken und allegorischen Motiven geschmückt. Die Präsenz der Familie Cappello bis ins 18. Jh. ist vorherrschend: die Spuren der Adelsfamilie sind überall verstreut, in den Häusern sowie in den Feldern von Meolo.In der Piaz-

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Villa Vio. Links: Details aus Palazzo Cappello

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CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA Affreschi della volta del presbiterio di Gian Domenico Tiepolo (1727-1804)

probabilmente del secolo XVI. Coevo a Palazzo Cappello è anche il vicino Palazzo Malipiero, in mezzo a un bel Parco, nel quale si può vedere una vera da pozzo del secolo XV-XVI. Se si prosegue il percorso sulla sinistra, ormai alla fine dell’abitato, sulla riva destra del Meolo, ci si imbatte nella quattrocentesca Villa Corner, un’antica costruzione, che ha al suo interno un notevole ciclo di affreschi e accanto una graziosa cappellina settecentesca. Avviciniamoci ora alla Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, che risale al periodo della dominazione veneziana, ma ha subito poi restauri e ampliamenti. L’interno è a tre navate sorrette da colonne; il fonte battesimale è del secolo XV; l’acquasantiera in marmo rosso del secolo XVIII. Da osservare soprattutto la volta dell’abside affrescata da Giandomenico Tiepolo (1727-1804), il monumentale altare, opera di Pietro Baratta (1668-1729), di ricca struttura barocca, con le statue della Vergine con Bambino e dei Santi Rocco e Sebastiano. Il gruppo è posto in risalto da un grande drappeggio marmoreo sostenuto da tre putti. Splende poi sull’altar maggiore una stupenda pala di Matteo Ponzone (1586-1675) raffigurante l’Adorazione dei pastori. Un’occhiata doverosa la si deve anche alla pala del primo altare della navata sinistra, attribuita al Morelli; sul secondo altare, alla Madonna della cintola e Santi, copia da Leonardo Corona, alla Via Crucis, le cui cornici sono di buona fattura settecentesca e alla bella cantoria settecentesca. Come si vede dai sommari cenni, anche qui il passato offre motivi per un itinerario in questa zona del Piave, anche perché sono vivi i ricordi della guerra 1915/18 che vide la grande offensiva austriaca concentrata soprattutto tra Capo d’Argine, Losson e Meolo.

za befand sich vielleicht ein Nebengebäude des Palazzo Cappello, vielleicht dort wo heute das Haus Longhetto liegt, das übrigens auf der Fassade die Spuren eines großen Markuslöwen, vermutlich aus dem 16. Jh., zeigt. Von derselben Epoche des Palazzo Cappello stammt auch der nahe, mitten in einem schönen Park liegende Palazzo Malipiero, wo man einen Zisternenbrunnen aus dem 15.-16. Jh. sehen kann. Geht man weiter den Weg auf der linken Seite, erreichen wir schließlich das Ende des Zentrums, auf dem rechten Ufer des Meolo; hier trifft man auf die Villa Corner des 15. Jh., ein altes Gebäude, in dessen Inneren ein bemerkenswerter Freskenzyklus zu finden ist, und auf die danebenliegende kostbare kleine Kapelle aus dem 18. Jh. Wir erreichen weiter die Pfarrkirche San Giovanni Battista, die aus der Zeit der Republik Venedig stammt, aber verschiedene Restaurierungen und Vergrößerungen erfuhr. Das Innere ist in drei Schiffen geteilt, die von Säulen gestützt sind; das Taufbecken stammt vom 15. Jh.; das Weihwasserbecken aus rotem Marmor ist vom 18. Jh. Besonders hervorzuheben sind das Gewölbe des Chors mit Fresken von Giandomenico Tiepolo (17271804), der monumentale Altar, ein Werk von Pietro Baratta (1668-1729) von reicher barocker Kunst, mit den Statuen der Jungfrau mit Kind und der heiligen Rochus und Sebastian. Die Gruppe ist von einer breiten marmornen Draperie, die von drei Putten getragen ist, hervorgehoben. Auf dem Hauptaltar glänzt dann ein wunderbares Altarbild von Matteo Ponzone (1586-1675) mit der Anbetung der Könige. Auch der Altarbild auf dem ersten Altar des linken Schiffes, dem Maler Morelli zugeschrieben, ist sehenswert, sowie auf dem zweiten Altar eine Kopie von Leonardo Coronas Madonna mit dem Gürtel und Heiligen, die Bilder der Via Crucis, mit ihren gutgeschnitzten Rahmen aus dem 18. Jh., und dem schönen Chor ebenfalls aus dem 18. Jh. Wie man dieser kurzen Beschreibung entnehmen kann, bietet auch hier die Vergangenheit zahlreiche Gründe, um diese Gegend am Fluß Piave zu besichtigen, auch weil hier die Erinnerungen an den Krieg 1914-1918, der hier die große Offensive der Österreicher - vor allem zwischen Capo d’Argine, Losson und Meolo - erlebte, immer noch wach bleiben.

il paesaggio

die landschaft

Oltre all’interesse per il passato e le testimonianze di esso, a Meolo si aggiungono anche motivi paesaggistici spesso singolari, non riscontrabili altrove. Bella è tutta l’impronta del centro urbano, con le casette del “garbo” e i portici. Meolo si trova in mezzo a campagne veramente incan-

Außer dem Interesse für die Vergangenheit und deren Zeugnisse, besitzt Meolo viele, oft merkwürdige landschaftliche Merkmale, die man anderswo nicht leicht finden kann. Schön ist z.B. die ganze Gestalt des Zentrums, mit den kleinen Häusern des „Garbo“ und den Portiken.

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KIRCHE SAN GIOVANNI BATTISTA Fresken im Chorgewölbe von Gian Domenico Tiepolo (1727-1804)

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Meolo

Paesaggi campestri

tevoli per ricchezza d’acque e alberi, in grado perciò di offrire momenti di sereno abbandono all’abbraccio della grande natura, sempre bella anche quando è estremamente ordinata e suddivisa da scole e canali. Perciò si consiglia di percorrere il circostante paesaggio rurale inoltrandosi per stradine solitarie, che conducono ancora, in qualche caso, a vecchie formazioni boschive, di grande importanza ecologica oltre che paesaggistica. Guardandosi bene attorno, queste formazioni, riscontrabili quasi solo in alcune zone delle campagne di Meolo, possono dare un’idea di quale patrimonio boschivo ci si è spesso privati per privilegiare troppo altri modelli di tipo industriale. Quindi, vale la pena di abbandonare la macchina in qualche posto e addentrarsi nel paesaggio agrario, fertile e ridente, ma soprattutto seguire il fiume Meolo nel suo corso, che riserva scorci suggestivi, angoli piacevoli creati da anse ricche di verde. Un paesaggio armonioso. È un modo di distaccarsi dalla vita cittadina e rituffarsi un po’ nell’ambiente apparentemente monotono e piatto della campagna, ma in realtà molto più attraente e accattivante di quanto si creda. Forse perché non si è più abituati agli spazi ampi e aperti. Ma qui, in queste zone, c’è l’occasione propizia per riabituarcisi. Ne vale la pena.

Meolo befindet sich in der Mitte einer weiten Felderlandschaft, die wegen der vielen Bäume und Gewässer wirklich bezaubernd wirkt. Damit bietet sie Augenblicke von ruhevollem Versinken in diese Umarmung der großen Natur, die immer schön ist, auch wenn sie genau geregelt und durch Rinngräben und Kanäle geteilt ist. Deshalb empfiehlt es sich, die umliegenden Felder zu entdecken, indem man auf verlassenen Feldstraßen fährt, die in manchen Fällen noch heute zu alten Wäldchen führen, denen man einen großen ökologischen, sowie landschaftlichen Wert zuerkennt. Sieht man sich genau um, können diese kleinen Wälder, die man fast nur in manchen Gebieten der Ländereien um Meolo vorfindet, einen Eindruck von dem Waldbestand geben, worauf man oft verzichtet hat, um Industrie- oder Betriebsanlagen zu fördern. Deshalb lohnt es sich, das Auto zu parken und in die ländliche, fruchtbare und heitere Landschaft einzudringen, aber vor allem den Fluß Meolo bei seinem Fließen zu verfolgen, der beeindruckende Anblicke, angenehme Winkel in seinen Biegungen bietet. Es ist eine Art, um von dem städtischen Alltagsleben abzuschalten und in die scheinbar eintönige und schale Welt des Lebens auf dem Lande zu tauchen, die aber viel anziehender und bestechender ist, als man glaubt. Das wiederum vielleicht weil man nicht mehr an weite, offene Felder gewöhnt ist. Aber hier, in diesen Gebieten, findet man gute Gelegenheit, um sich daran wieder zu gewöhnen. Es lohnt sich also.

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Feldlandschaften

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Fossalta di Piave

Il fiume Piave

Fossalta è adagiata sulla sponda destra del Piave, proprio dove il fiume diventa navigabile.

Fossalta liegt auf dem rechten Piave-Ufer, genau an dem Punkt, wo der Fluß schiffbar wird.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

È naturale che la storia della località sia legata al Piave: infatti già in epoca romana vi esisteva un guado nel basso corso del fiume, che serviva a collegare la parte orientale dell’agro della potente Altino con Oderzo e l’alto Friuli. Anzi, a dar credito a un’antica tradizione, proprio per quella via sarebbe approdato, agli inizi del Cristianesimo, Sant’Ermacora, evangelizzatore e battezzatore di catecumeni. Fossalta (Fovea Alta), probabilmente abitata nel sec. V in conseguenza delle invasioni barbariche, divenne un vero villaggio nell’XI secolo, poiché risulta possessione dei patriarchi di Aquileia. Ma con certezza, nel 1177, risulta ceduta da questi agli Ezzelini. Devastata nel 1192 dai Trevigiani condotti da Federico di San Pancrazio, dopo la caduta dei Da Romano, Fossalta rimase sotto Treviso e i patriarchi di Aquileia dovettero rinunciare ai loro diritti su di essa, che divenne frazione di Noventa, sia ecclesiasticamente, sia amministrativamente. La prima cappella, in onore dei santi Ermacora e Fortunato, fu costruita nel secolo XII dai monaci benedettini dell’abbazia di Santa Maria del Piro di Monastier, i quali contestavano ai pievani di Noventa il diritto ecclesiastico di officiare battesimi e matrimoni nella sola Noventa, accampando le difficoltà per i fossaltini di attraversare il Piave. Nel 1283 il Comune

Natürlich ist die Geschichte der Stadt mit dem Piave verbunden: schon in der Zeit der Römer befand sich hier, im unteren Lauf des Flusses Piave, eine Furt, die dafür benutzt wurde, das östliche Teil des Landes des mächtigen Altino mit Oderzo und dem oberen Friaul zu verbinden. Mehr noch, glaubt man an eine alte Tradition, soll der heilige Ermacora, Evangelisierer und Täufer der Katechumenen, am Anfang der christlichen Zeit gerade durch diesen Weg in das Land eingedrungen sein. Fossalta (Fovea Alta) war wahrscheinlich wegen der Völkerwanderung schon im 5. Jh. bewohnt; später wurde es im 11. Jh. zu einem richtigen Dorf, denn es wird als Besitz der Patriarchen von Aquileia genannt. Aber mit Sicherheit wird es 1177 als ein an die Ezzelini Familie abgetretenes Dorf erwähnt. 1192, nach dem Fall der Familie Da Romano von den Soldaten von Treviso, geführt von Federico di San Pancrazio, verwüstet, blieb Fossalta unter der Herrschaft von Treviso, und die Patriarchen von Aquileia mußten auf ihre Rechte auf die Stadt verzichten, die inzwischen zu einem Verwaltungsund Kirchenbezirk von Noventa wurde. Die erste Kapelle, die zu Ehren der heiligen Ermacora und Fortunato erbaut wurde, enstand im 12. Jh. durch die Benediktinermönche des Klosters Santa Maria del Pero in Monastier, die den

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Der Fluß Piave

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Fossalta di Piave

Ponte di barche sul fiume Piave sotto Villa Rossetto a destra il centro storico

di Treviso aveva firmato una fittanza con Anafisio di Morgan per un passaggio sul Piave, costituito da un traghetto istituito tra Noventa e Fossalta, mentre nel 1315 veniva ormai utilizzata una strada, la Calnova, sovrappostasi all’antica via romana e molto frequentata, poiché segnava il tragitto più breve fra Venezia, Motta di Livenza e l’alto Friuli. Sottomessasi la Marca Trevigiana, Venezia incluse Fossalta nella podesteria di Oderzo e nel 1483 fece scavare un canale, detto Fossetta, per incrementare i commerci col territorio opitergino. Partiva da Portegrandi fino all’attuale Piazza Matteotti, dove formava un porticciolo, che in breve diventò il nuovo centro del paese. Il traffico commerciale si intensificò, sviluppato da panciuti burchi spinti da animali sulla riva, mentre veniva valorizzato anche il traghetto tra Fossalta e Noventa, poiché al porticciolo fossaltino faceva capo la barcaccia, caratteristica imbarcazione ad arco, di spola tra il paese e Venezia. Così il canale fu un’arteria importante per trasportare giornalmente nella città lagunare il latte e il pane, dal momento che in essa i forni erano stati vietati per timore degli incendi. Per proteggere poi il territorio dalle frequenti alluvioni, tra il 1534 e il 1543, Venezia costruì l’argine di San Marco lungo il versante destro del fiume, da Sant’Andrea di Barbarana a Torre di Caligo. Sotto il napoleonico Regno d’Italia (18061815) Fossalta divenne comune e passò dall’area trevigiana a quella veneziana, essendo stata inclusa nel distretto di San Donà, e infine, subentrato il dominio asburgico con il Regno Lombardo-Veneto (1815-1866), riuscì finalmente a raggiungere anche l’autonomia ecclesiastica, con l’erezione a parrocchia e il conseguente distacco dalla pieve di Noventa. Poi gli eventi della prima guerra mondiale portarono Fossalta a ridosso della prima linea a causa del ripiegamento del fronte per la rotta di Caporetto nel 1917 e nel 1918 a causa della grande offensiva che permise agli austriaci di superare il Piave proprio a Fossalta, con gravissimi danni all’abitato.

da visitare Fino al XVIII secolo, come fecero un po’ dovunque, le famiglie patrizie veneziane anche a Fossalta acquistarono proprietà, sia per incrementare l’agricoltura, sia per erigere ville destinate alla vil-

Pfarrern von Noventa die Kirchenrechte der Taufe und der Hochzeit in Noventa strittig machten, indem sie auf die Schwierigkeiten des Fluß-Übersetzens für die Leute aus Fossalta hinwiesen. Im Jahre 1283 hatte die Stadt Treviso mit Anafisio di Morgan einen Mietvertrag für eine Überfahrt über den Piave unterzeichnet, die aus einer Fährverbindung zwischen Noventa und Fossalta bestand, während bereits 1315 eine neue Straße, die Via Calnova, benutzt wurde, die genau über der alten römischen Straße lag, und in kurze Zeit so häufig befahren wurde, da sie der schnellste Weg zwischen Venedig, Motta di Livenza und dem oberen Friaul war. Nachdem die Markgrafschaft Treviso sich Venedig unterwarf, schloß Venedig Fossalta in die Hauptmannschaft von Oderzo ein und ließ 1483 einen Kanal, die sogennante Fossetta, ausgraben, um den Handel mit dem Gebiet um Oderzo zu begünstigen. Der Kanal begann in Portegrandi bis zu der heutigen Piazza Matteotti, wo ein kleiner neuangelegter Hafen bald das neue Zentrum der Stadt wurde. Der Handelsverkehr blühte dank der bäuchigen Warenboote (s.g. Burchi), die von Tieren auf den Ufern gezogen wurden, während die Fährverbindung zwischen Fossalta und Noventa ebenfalls davon profitierte, denn die sogenannte Barcaccia, ein typisches bogenförmiges Boot, das zwischen Venedig und Fossalta verkehrte, legte regelmäßig in dem Hafen von Fossalta an. So wurde der Kanal zu einer wichtigen Handelsader, wodurch Milch und Brot die Lagunenstadt erreichen konnten, wo die Bäckereien wegen der immer großen Brandgefahr verboten worden waren. Um die Gegend vor den immer wiederkehrenden Überflutungen zu schützen, ließ die Republik zwischen 1534 und 1543 das sogenannte Markusufer entlang des rechten Flußufers zwischen Sant’Andrea di Barbarana und Torre di Caligo bauen. Mit dem napoleonischen Königreich Italien (1806-1815) wurde Fossalta zur Gemeinde erhoben und immer mehr in den Einflußkreis von Venedig gezogen, da die Stadt in den Verwaltungsbezirk von San Donà eingegliedert worden war, und schließlich, als die Habsburger Herrschaft mit dem Königreich Lombardo-Venetien (18151866) die napoleonische Regierung ablöste, konnte Fossalta auch die kirchliche Autonomie erreichen, indem sie zur Pfarrgemeinde erhoben und gleichzeitig von der Kirche von Noventa getrennt wurde. Durch die Ereignisse des ersten Weltkrieges, und insbesondere wegen des Rückzugs der Front nach der Niederlage bei Caporetto im Jahre 1917 und nach der großen Offensive von 1918, mit der die Österreicher über den Piave genau bei Fossalta mit größter Verwüstung des Wohngebiets drangen, rückte Fossalta direkt in die vorderste Front.

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Das Stadtzentrum. Links oben: Pontonbrücke auf dem Piave. Unten: Villa Rossetto

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Fossalta di Piave

La chiesa Arcipretrale e la lapide dedicata a Ernest Hemingway

leggiatura. Fossalta ha subito purtroppo danni gravissimi al suo patrimonio storico e artistico. Tuttavia rimangono alcune tracce interessanti di un passato fortunatamente non del tutto sacrificato al furore della guerra ’15-’18. Perciò possiamo vedere la Villa Tolotti-Silvestri, che risale alla fine del secolo XVIII, con le caratteristiche delle costruzioni veneziane. Più elaborata è Villa Rossetto, del secolo XIX, dalla facciata semplice e lineare, col classico poggiolo. Sul lato sinistro una grande loggia con quattro archi sottostanti, sostenuti da tre colonne eleganti e snelle. Da non trascurare poi Villa Belloni. Portiamoci ora in Piazza Vittoria, dove possiamo visitare la Chiesa Arcipretale, caratteristica per la forma piuttosto inusitata, con la sua facciata quadrata. Per il resto Fossalta si presenta al visitatore come un arioso e lindo centro residenziale, che si è ricostruito e abbellito in forme razionali e moderne, restando però al tempo stesso vigile custode di tante memorie del passato, tra le quali emergono quelle legate alle tristi vicende belliche del ’15-’18. Si può vedere così la lapide inaugurata nel 1979 sull’argine del Piave, a ricordo del grande scrittore americano Ernest Hemingway, che combatté in prima linea con la fanteria italiana, rimanendovi fino all’armistizio. Una visita è pure d’obbligo al Battistero costruito nel 1983, a ricordo della follia della prima guerra mondiale e a monito di pace e fratellanza.

il paesaggio Siamo sul Piave e la presenza del fiume, che domina tutta la zona, caratterizza in modo particolare il territorio e il paesaggio di Fossalta, come ne ha caratterizzato in passato le vicende e lo sviluppo abitativo e produttivo.

sehenswürdigkeiten Bis zum 18. Jh. erwarben die venezianischen Adelsfamilien, wie sie sonst mehr oder weniger überall in Venetien taten, auch in Fossalta zahlreiche Ländereien, sowohl um die Landwirtschaft zu entwickeln als auch um Villen für den Urlaub auf dem Lande zu errichten. Fossalta erfuhr leider sehr schwere Schäden an ihrem historischen und künstlerischen Bestand. Nichtsdestoweniger gibt es noch manche interessante Spuren einer glücklicherweise nicht ganz dem Krieg von 1915-1918 geopferten Vergangenheit. Deshalb können wir noch die vom 18. Jh. stammende Villa Tolotti-Silvestri mit ihren typisch venezianischen Merkmalen bewundern. Etwas eleganter ist die Villa Rossetto vom 19. Jh., mit ihrer einfachen, linearen Fassade und der klassichen Balustrade. An der linken Seite befindet sich eine große Loggia mit vier Bögen, die von drei schlanken und eleganten Säulen getragen werden. Nicht zu übersehen: Villa Belloni. Gehen wir nun in die Piazza Vittoria weiter, wo man die Erzpfarrerkirche besichtigen kann, deren eigenartiges, ungewohntes Merkmal die rechteckige Fassade ist. Übrigens zeigt sich Fossalta dem Betrachter wie ein weiträumiges, sauberes Dorf, das man rationell und modern wieder aufgebaut und verschönert hat, wobei man aber immer auf die Bewahrung so vieler Erinnerungen aus der Vergangenheit, darunter derjenigen der traurigen Kriegsereignisse zwischen 1915 und 1918, geachtet hat. So kann man die 1979 angebrachte Erinnerungstafel am Piave-Ufer sehen, die an den großen amerikanischen Schriftsteller Ernest Hemingway erinnert, der hier in der ersten Frontlinie mit der italienischen Infanterie kämpfte und bis zum Waffenstillstand blieb. Auch das 1983 erbaute Baptisterium ist einen Besuch wert. Es erinnert an die Torheit des ersten Weltkrieges und mahnt zu Frieden und Brüderlichkeit.

die landschaft Wir befinden uns hier am Piave, und die Anwesenheit des Flusses, der das ganze Gebiet beherrscht, kennzeichnet auf besondere Weise die Gegend und die landschaft rund um Fossalta, sowie er in der Vergangenheit deren Schicksal und Wohn- und Betriebsentwicklung mitbestimmt hat. Was uns als Besucher betrifft, bildet der sich schlängelnde Fluß Piave eine zauberhafte Landschaft. Verfolgt man ihn außerhalb des Zentrums, entdeckt man Buchten, kleinere Becken, ruhige Biegungen, die zum Anhalten einladen, um dem Flug der Vögel nachzuschauen oder nur dem Gurgeln des Wassers auf dem Kiesbett zuzuhören, ohne den Zauber des Waldes zu nennen, worin man eindringen kann.

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Oben: Erzpfarrkirche. Unten: die Tafel in Erinnerung an Ernest Hemingway

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Fossalta di Piave

L’argine sul fiume Piave

Per quanto ci riguarda, tutto lo snodarsi del Piave crea un’atmosfera incantata. Se lo si segue poi fuori dall’abitato, si scoprono insenature, piccoli golfi, anse tranquille che invitano a fermarsi, a sedersi per seguire gli uccelli o solo ascoltare il gorgoglio delle acque sul greto, senza contare la suggestione della macchia nella quale ci si può inoltrare. È bellissima la passeggiata lungo l’argine tra Fossalta e Noventa. Spesso ai bordi del corso del fiume si aprono all’improvviso angoli altamente suggestivi e le rive ne accompagnano, ora ghiaiose, ora verdi d’erba e ora sepolte da arbusti e macchie scure, le placide curve. In certi tratti il Piave acquista un dolce aspetto campestre, con i seminati e i prati che sembrano digradare nelle sue acque, creando un’atmosfera idilliaca. Ora si snoda in numerosi meandri, ora si allarga, ora si restringe quasi a formare piccole oasi dove rifugiarsi nel silenzio. Forse sono proprio questi i luoghi che diverranno, un domani non troppo remoto, i più ricercati per godere di nuovo un contatto finalmente ritrovato con la campagna e la natura. Non sarebbe fuori luogo che anche qui, come già si fa nella Riviera del Brenta, si individuassero e si effettuassero percorsi in bicicletta alla scoperta della bellezza del proprio territorio.

Wunderschön ist die Promenade auf dem Ufer zwischen Fossalta und Noventa. Oft eröffnen sich hochbeeindruckende Ausblicke plötzlich am Flußufer, und die Ufer begleiten, bald mit Kiesbett, bald mit grünen Wiesen, bald mit Gebüsch und schwarzen Wäldchen, die sanften Biegungen. In manchen Abschnitten hat der Fluß ein sanftes ländliches Aussehen mit den angebauten Feldern und den Wiesen, die in das Wasser allmählich herabzusinken scheinen, wodurch ein idyllisches Bild entsteht. Bald schlängelt er sich durch zahlreiche Biegungen, bald breitet er sich aus, bald engt er sich ein, fast um kleinere Oasen zu bilden, wo man sich in die Stille zurückziehen kann. Vielleicht sind gerade diese, die in einer nicht zu weitentfernten Zukunft die meistbesuchten Orte sein werden, um erneut den wiedergefundenen Kontakt zu Land und Natur zu genießen. Es wäre nicht unbegründet, wenn man auch hier, sowie man bereits für den Fluß Brenta getan hat, Fahrradwege planen und herstellen würde, die zur Entdeckung der Schönheiten der Landschaft einladen würden.

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Am Ufer des Piave

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Noventa di Piave

La piazza con la Chiesa Parrocchiale; a destra, la sede comunale

Continuando il nostro itinerario nelle zone del Piave, sul suo argine sinistro incontriamo subito Noventa, disposta a ventaglio proprio lungo la sponda del fiume.

Setzt man die Rundfahrt in der Region des Piave auf seinem linken Ufer fort, trifft man gleich die Stadt Noventa, die sich gerade am Flußufer fächerartig ausbreitet.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Il ritrovamento in tempi recenti, tra il 1970 e il 1981, di alcuni reperti di notevole valore storico e archeologico, permette di rivedere il passato di Noventa: si tratta delle fondazioni di una villa romana, forse del I secolo a.C.; su di essa era poi sorto un edificio probabilmente del IV secolo, distrutto da un incendio, testimoniato da alcuni mosaici pavimentali. Il che fa anche ritenere che l’attuale centro urbano sia sorto proprio su un antico villaggio, dove tra l’altro il Piave era guadabile, e che poi il guado stesso immettesse su una strada congiungente la florida Altino con l’altrettanto importante centro commerciale di Oderzo. Inoltre, nella stessa area sono affiorati frammenti di affreschi del secolo XIV, ma di una pieve romanica, dedicata a S. Mauro, risalente ai secoli XI-XII. Quindi l’antico centro era certamente abitato in epoca romana, anche perché recenti studi hanno messo in luce l’esistenza di una centuriazione, forse realizzata nel secolo I d.C. tra il Piave e la Livenza. Tuttavia il primo documento è di epoca assai tarda, cioè del 1090 e riguarda l’investitura con cui, da parte dell’imperatore Enrico IV, la pieve di Noventa veniva attribuita in feudo al casato degli Strasso. Questo atto segna la vera nascita di Noventa, indicandone per la prima volta il nome (ancora oggi di difficile etimologia), anche se la presenza di una pieve porta a credere che esistesse già molto tempo prima. Vi è poi una Bolla del 1152 di Papa Eugenio III al vescovo di Treviso Bonifacio, nella quale è citata la pieve di S. Mauro, la parrocchia di Noventa, come dipendente dalla sua giurisdizione. Politicamente Noventa apparteneva al patriarcato di Aquileia, anche se feudo degli Strasso. Ceduta in feudo ai Da Romano, passò poi al Comune di Treviso, finché la Marca Trevigiana divenne dominio di Venezia, che ne affidò l’amministrazione a un “meriga” dipendente dal podestà di Oderzo. Durante l’occupazione napoleonica, Noventa divenne comune, aggregato al cantone di Motta di Livenza, poi nel 1809 fu trasferita al distretto di San Donà.

Die Entdeckung vor kurzer Zeit, nämlich zwischen 1970 und 1981, mancher Fundstücke von bedeutendem historischem und archäologischem Wert gestattet uns, die Vergangenheit von Noventa neu zu überprüfen: es handelt sich dabei um die Fundamente einer römischen Villa vielleicht aus dem 1. Jh. v.Ch; auf diesen Fundamenten entstand später ein Gebäude wahrscheinlich im 4. Jh. - wie einige Mosaiken am Fußboden bezeugen - das von einem Feuer zerstört wurde. Dies läßt uns behaupten, daß das heutige Zentrum der Stadt genau auf einem älteren Dorf entstand, wo übrigens der Piave überquerbar bzw. watbar war, und daß die Furt selbst zu einer Straße führte, die das üppige Altino mit dem ebenso wichtigen Handelszentrum von Oderzo verband. Außerdem sind in demselben Gebiet Fragmente von Fresken aus dem 14. Jh. in einer dem heiligen Maurus gewidmeten Pfarre des 11.-12. Jh. wieder ans Licht gekommen. So war das alte Zentrum sicherlich bereits zur Zeit der Römer bewohnt, auch weil neuliche Studien die Anwesenheit einer Zenturiation, die vielleicht im 1. Jh. n.Ch. zwischen Piave und Livenza angelegt wurde, aufgedeckt haben. Allerdings ist die erste Urkunde über Fossalta viel jünger, nämlich vom Jahr 1090, und behandelt das Lehen der Pfarre von Noventa zugunsten der Familie Strasso durch Kaiser Heinrich IV. Diese Urkunde bezeugt die Gründung von Noventa, indem sie erstmals den Namen der Stadt nennt (auch heute etymologisch schwer zu erklären), auch wenn die Anwesenheit der Pfarre an eine ältere Gründung derselben glauben läßt. Es gibt dann eine Bulle von Papst Eugen III. vom Jahre 1152 an den Bischof von Treviso, Bonifacius, in der die Pfarre San Mauro, die Pfarrkirche von Noventa, als von seiner Jurisdiktion abhängige Kirche erwähnt wird. Politisch gehörte Noventa dem Patriarchat von Aquileia, wenn auch als Lehen der Familie Strasso. Die Stadt wurde dann als Lehen an die Familie Da Romano abgetreten und wechselte schließlich in den Besitz der Stadt Treviso, bis die Markgrafschaft Treviso in die Republik Venedig eingegliedert wurde. Sie übertrug die Verwaltung der Stadt einem sogenannten „Meriga“, der von dem Hauptmann von Oderzo abhing. Während der napoleonischen Besetzung, wurde Noventa zu einer selbständigen Gemeinde und zu einem Teil des Landkreises von Motta di Livenza; erst 1809 wurde sie dem Bezirk San Donà abgetreten.

Das Rathaus. Links: die Pfarrkirche

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Noventa di Piave

Villa Ca’ Zorzi e Villa Bortolussi

da visitare

sehenswürdigkeiten

Venezia anche qui, come altrove, ha fatto sentire la sua presenza, soprattutto attraverso l’acquisto di quasi tutta la superficie comunale da parte di numerose famiglie patrizie, che poi, secondo la consuetudine, all’interno dei poderi fecero costruire le loro splendide dimore, attratte dalla fertilità del suolo, dalla bellezza del paesaggio e specialmente da un buon collegamento fluviale con Venezia. Purtroppo la prima guerra mondiale fece anche di Noventa un cumulo di rovine, dopo lo sfaldamento del fronte a Caporetto. Nonostante ne fosse stata sconsigliata la ricostruzione, i noventani in pochi anni la fecero risorgere, sconfiggendo l’insicurezza ambientale attribuita alla vicinanza del Piave e superando le difficoltà generali provocate dalla fine del trasporto fluviale e dell’estrazione della ghiaia dal letto del Piave. Così Noventa, nonostante le traversie storiche e la distruzione provocata dalla guerra, si è imposta come vitale centro urbano, dove col nuovo coesistono ancora fortunatamente alcune tracce del suo antico patrimonio artistico. Delle ricche ville patrizie veneziane, si può quindi vedere Villa Bortolussi, del secolo XVIII, dalla facciata elegante nella sua semplicità e linearità. Da visitare è soprattutto l’ottocentesca Villa Ca’ Zorzi, nella quale ha abitato Giacomo Ca’ Zorzi, celebre poeta e saggista, noto con lo pseudonimo di Giacomo Noventa, proprio qui nato. Morì a Milano, dove si era stabilito, riconosciuto dalla critica per la sua originalità e il suo richiamarsi a un gusto tradizionalmente italiano e veneto. Se entriamo infine nell’Oratorio di Ca’ Memo, possiamo vedere un’interessante composizione in stucco, con la Vergine e San Giovanni ai piedi della croce, di scuola settecentesca. Della Chiesa di San Mauro, distrutta, sono state salvate una bella statua settecentesca di marmo della Vergine, opera di Giovan Battista Marchiori (1696-1776) e altre due notevoli opere: l’icona della Madonna e la preziosa croce astile. L’icona della Madonna, senza dubbio del secolo XV, ha però attribuzioni contrastanti: chi la dice di scuola addirittura del Bellini, chi la fa di provenienza orientale. La croce astile è invece da collocarsi tra i secoli XII e XIII, come si può dedurre dallo stile fra il gotico e il veneto-bi-

Venezia hat auch hier, wie überall, ihren Einfluß spüren lassen, insbesondere durch den Ankauf von fast der gesamten Fläche des Stadtgebiets und des Umlands durch zahlreiche Patrizierfamilien, die dann, wie sonst immer in Venetien, inmitten ihrer Ländereien wunderbare Landsitze errichten ließen, wohin sie sich von der Fruchtbarkeit des Bodens, der Schönheit der Landschaft und vor allem von der guten Flußverbindung mit Venedig angezogen fühlten. Leider machte der erste Weltkrieg nach dem Frontdurchbruch von Caporetto auch aus Noventa einen Trümmerhaufen. Trotzdem ihr Wiederaufbau abgeraten worden war, bauten die Stadtbewohner in wenigen Jahren die Stadt wieder auf, wobei sie die Unsicherheit, die durch die Nähe zum Piave herrschte, und die allgemeinen Schwierigkeiten, die von dem Ende des Flußverkehrs und der Kiesgewinnung aus dem Flußbett entstanden waren, überstanden. So hat Noventa, trotz der vielen Schicksalsschläge und der Zerstörung durch den Krieg, sich als lebendiges Zentrum behauptet, wo glücklicherweise noch einige Spuren seines alten künstlerischen Erbes mit dem Neuen zusammenleben. Von den reichen venezianischen Patriziervillen kann man also noch Villa Bortolussi (18. Jh.) mit der eleganten Fassade in ihrer Einfachheit und Linearität sehen. Vor allem ist die Villa Ca’ Zorzi (19. Jh.) einen Besuch wert. Bewohnt hat sie unter anderen Giacomo Ca’ Zorzi, der berühmte Dichter und Essayist, bekannt mit dem Pseudonym Giacomo Noventa, der gerade hier geboren wurde. Er starb in Mailand, wo er gezogen war, als ein wegen seiner Originalität von der Kritik geschätzter Schriftsteller, der sich auf einen traditionell italienischen und venezianischen Geschmack berief. Geht man schließlich in die Kapelle von Ca’ Memo, kann man ein interessantes Stuckwerk aus der Schule des 18. Jh. mit der Jungfrau und dem heiligen Johannis zu Füßen des Kreuzes bewundern. Von der niedergerissenen Kirche San Mauro sind eine schöne marmorne Statue der Jungfrau Maria aus dem 18. Jh., ein Werk von Giovan Battista Marchiori (1696-1776), und zwei weitere bedeutende Werke, eine Madonna-Ikone und ein kostbares Prozessionskreuz, gerettet worden. Die Madonna-Ikone stammt ohne Zweifel aus dem 15. Jh., wird aber unterschiedlich interpretiert: manche schreiben sie der Schule von Bellini zu, andere glauben an einen orientalischen Ursprung derselben. Das Prozessionskreuz hingegen wurde zwischen dem 12. und 13. Jh. hergestellt, wie man von seinem Stil, zwischen Gotik und Venezianisch-Byzantinischer Kunst, schließen kann. Einstimmig handelt es sich dabei um ein Meister-

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Oben: Villa Ca’ Zorzi. Unten: Villa Bortoluzzi

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Noventa di Piave zantino. Si tratta, a unanime giudizio, di un capolavoro dell’arte orafa, da annoverare fra i tesori di maggior pregio di tutto il Veneto. Queste opere d’arte si trovano ora nella Chiesa Parrocchiale, che vanta a lato un campanile alto e slanciato. In località Romanziol non si può trascurare la Villa Da Mula, perché all’interno si conserva un Sant’Antonio interessante, di incerta attribuzione. Inizialmente assegnato a Giovan Battista Mosca, oggi si è propensi invece ad assegnarlo a uno scultore veneto di fine Seicento. Sono stati trovati, poi, come si è accennato, preziosi mosaici pavimentali, con varie decorazioni e alcuni frammenti di affreschi, che si spera di veder presto sistemati in un piccolo museo. Certo è da rimpiangere il patrimonio artistico e culturale di Noventa, che aveva ben altra consistenza. D’altro lato è da visitare ugualmente tutto il suo centro urbano, perché testimonia una vitalità che affonda le radici ancora nel passato, ma che al tempo stesso ha saputo vivificare nelle realizzazioni di oggi.

il paesaggio

La facciata della Parrocchiale sopra e a destra, il centro storico

Anche per Noventa è il Piave a caratterizzarne la struttura dell’ambiente e quindi del paesaggio, soprattutto perché qui il fiume non è più corrente torrentizia, ma si allarga e si gonfia con le sue acque per muoversi ormai verso il mare. Se ci si aggira all’interno e nei dintorni, Noventa appare in tutto l’incanto della sua campagna verdeggiante, della rigogliosa vegetazione di un territorio piatto, fertile, intensamente coltivato. Se ci si accosta al fiume, se ci si lascia condurre dal suo corso, si ha la netta sensazione che esso abbia modellato, per così dire, tutto l’ambiente circostante, e lo domini con la sua presenza, che vivifica la piattezza della pianura e l’uniformità razionale delle colture, creando, nel suo correre verso il mare, zone oltre che suggestive, anche interessanti sotto l’aspetto naturalistico. Così, seguendolo a piedi o magari in bicicletta, si incontrano angoli che favoriscono una trasformazione del modo di far turismo e quindi un ripensamento sul modo di avvicinarsi alla natura. Inoltriamoci allora nei boschetti presso Noventa, dove sono presenti anche popolamenti di salice bianco; soffermiamoci nelle isolette formate dall’acqua o inseguiamone i meandri, per disperderci magari un po’ nelle ampie golene.

werk der Goldschmiedkunst, das zu den kostbarsten Schätzen ganz Venetiens gehört. Diese Werke befinden sich heute in der Pfarrkirche, die sich ihres hohen und schlanken Glockenturmes rühmen darf. In der Ortschaft Romanziol darf man die Villa Da Mula nicht übersehen, denn das Innere bewahrt ein interessantes Bild des heiligen Antonius von unbekannter Hand. Ursprünglich war es Giovan Battista Mosca zugeschrieben worden, heute hingegen neigt man eher dazu, es einem venezianischen Bildhauer von Ende 17. Jh. zuzuschreiben. Dann, wie schon erwähnt, wurden kostbare Bodenmosaiken mit verschiedenen Verzierungen und Freskenfragmente gefunden, die, hofft man in der Stadt, bald in einem Museum ausgestellt werden könnten. Sicherlich waren Noventas Kunst- und Kulturschätze einst viel bedeutender als jetzt, aber auf der anderen Seite ist das Zentrum der Stadt besuchenswert, denn es zeugt von einer Lebendigkeit, deren Wurzeln noch in der Vergangenheit liegen, die aber gleichzeitig die Errungenschaften von heute hat beleben können.

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die landschaft Auch bei Noventa ist der Fluß Piave das Element, das die Umwelt und die landschaft charakterisiert, denn der Fluß ist insbesondere von hier abwärts nicht mehr bachartig, sondern weitet sich aus und füllt sich mit Wasser, während er sich nun dem Meer nähert. Spaziert man in dem Zentrum oder in der Umgebung von Noventa, erscheint die Stadt in dem Zauber ihrer grünen Felder, in dem üppigen Grün der Pflanzenwelt dieser flachen, fruchtbaren, intensiv angebauten Gegend. Nähert man sich dem Fluß und läßt man sich von seinem Fließen führen, hat man den klaren Eindruck, daß er selbst, sozusagen, die ganze umliegende Umgebung modelliert habe und daß er sie durch seine Anwesenheit beherrsche; eine Anwesenheit, die die Flachheit der Ebene und die rationelle Einförmigkeit der Anbauflächen unterbricht und zugleich belebt, wobei er außerdem in seinem Lauf Richtung Meer sowohl beeindruckende Naturschauspiele als auch naturkundlich interessante Ecken bildet. So, sei es zu Fuß oder auf dem Fahrrad, trifft man auf Winkel, die eine Änderung in der Art, Tourismus zu erleben, hervorrufen, und damit ein Umdenken in dem Verhältnis zur Natur verursachen. Wir dringen nun in die Wäldchen bei Noventa ein, wo auch Gruppen von Weiden anwesend sind; wir halten an den kleinen Inseln, die vom Wasser gebildet werden, an

Das Stadtzentrum. Links oben: die Pfarrkirche. Unten: das Stadtzentrum

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Noventa di Piave

Oasi naturalistiche lungo il Piave

Oggi forse si preferisce puntare direttamente al mare: ci sono Caorle, Jesolo, Cavallino, che offrono attrattive turistiche alla moda. Ma l’ambiente tranquillo, apparentemente monotono, della campagna di Noventa e soprattutto il corso del Piave possono offrire elementi inattesi per la riscoperta di oasi naturalistiche troppo trascurate. Un itinerario quindi per vari aspetti tutto da riscoprire e da valorizzare che potrebbe essere studiato e proposto dal Comune di Noventa e dai comuni limitrofi, a scopi turistici, ricreativi e perfino didattici, su felice imitazione, come abbiamo già accennato, di quanto si fa nella Riviera del Brenta, realizzando sentieri naturalistici, organizzando visite guidate di scolaresche e gruppi di persone interessate a scoprire e a vivere l’ambiente.

oder verfolgen ihre Biegungen, um uns vielleicht ein wenig in die weiten Vorländer zu verlaufen. Heute zieht man vor, ans Meer zu fahren: es gibt Caorle, Jesolo, Cavallino, die viele touristischen Höhepunkte nach der Mode bieten. Aber die ruhige, scheinbar monotone Landschaft um Noventa, und vor allem der Fluß Piave können unerwartete Ausgangspunkte für eine Wiederentdeckung der leider viel zu verschmähten Naturoasen bieten. Ein Naturweg also in vielerlei Hinsicht noch ganz zu entdecken und wieder zu verwerten, der von der Stadtverwaltung von Noventa und den benachbarten Gemeinden zu Tourismus-, Unterhaltungs-, ja sogar Didaktikzwecken entwickelt und vorgeschlagen sein könnte – eine glückliche Nachahmung, wie schon erwähnt, von dem, was man an der Riviera del Brenta tat, als man Naturwege schuf und Führungen für Schulklassen und Gruppen organisierte, die daran interessiert waren, die Umwelt zu entdecken und zu erleben.

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Naturoasen am Piave

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Ceggia

Interno della Chiesa Parrocchiale di S. Vitale

Il bel centro agricolo si situa nella pianura tra i fiumi Piave e Livenza.

Ein schönes Bauerndorf mitten in der Ebene zwischen den Flüssen Piave und Livenza.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Anche Ceggia risale ad epoca romana e tutto il suo territorio era ricoperto da un folto bosco, che nei secoli XI-XIV era luogo di caccia di cervi e cinghiali dei Dogi. Il nome “Ceya”, di incerta derivazione, si legge per la prima volta in un documento del 1237 e la località era legata soprattutto al traffico fluviale che si svolgeva lungo il Piavon, tra Oderzo e il mare e che venne reso navigabile sia con la deviazione degli altri corsi d’acqua, sia con gli scavi del letto da parte dei Da Camino e poi dai veneziani. Nel secolo XII, Ceggia, che dipendeva allora da Treviso, fu anche posto di dogana, ma quando nel ‘400 Venezia divenne padrona del territorio, fu inclusa nella podesteria di Motta di Livenza. Interessata poi dal progressivo disboscamento e da un concomitante sviluppo agricolo, Ceggia crebbe come insediamento urbano. Infatti nel 1474 vi era una chiesa dedicata a San Vitale e poi nel 1506 la pieve diventò parrocchia, affidata nel 1513 ai canonici agostiniani della Congregazione di San Salvador di Venezia, che però la cedettero un anno dopo ai frati agostiniani di Sant’Antonio di Castello. Nel 1773 la repubblica di Venezia soppresse la congregazione: la pieve passò di nuovo sotto il vescovo di Ceneda (l’attuale Vittorio Veneto), i beni diventarono proprietà demaniale e ceduti alla famiglia Zen in giuspatronato. Infine Ceggia nel 1806 divenne comune, facendo parte prima del dipartimento di Treviso, poi di quello di San Donà di Piave.

Auch die Gründung von Ceggia geht auf die Römerzeit zurück; das ganze Gebiet war von dichten Wäldern bedeckt und war zwischen 11. und 14. Jh. Jagdrevier der Dogen, die hier Hirsche und Wildschweine jagten. Der Name „Ceya“ hat einen unklaren Ursprung, man findet ihn aber zum ersten Mal in einer Urkunde von 1237; damals war das Dorf vor allem durch den Flußverkehr entlang des Piavon, zwischen Oderzo und dem Meer, begünstigt, denn der Piavon war sowohl durch die Umleitung anderer Wasserwege, als auch durch das Ausgraben des Flußbettes vonseiten der Familie Da Camino und später der Venezianer schiffbar gemacht worden. Im 12. Jh. wurde Ceggia, das damals von Treviso abhing, auch Zollposten, aber als dann im 15. Jh. Venedig zur Herrscherin der Gegend wurde, wurde Ceggia in die Hauptmannschaft von Motta di Livenza eingegliedert. Die Region um Ceggia wurde dann allmählich entwaldet; gleichzeitig entwickelte sich die Landwirtschaft, so daß Ceggia als Zentrum deutlich wuchs. 1474 existierte bereits eine Kirche San Vitale, dann wurde die Pfarre 1506 zur Pfarrkirche erhoben, 1513 wurde sie den Augustinermönchen des Klosters San Salvador in Venedig gegeben, die sie aber ein Jahr danach den Augustinern der Kirche Sant’Antonio di Castello überließen. Im Jahre 1773 hob die Republik Venedig die Bruderschaft auf: die Pfarrkirche wurde wieder von dem Bischof von Ceneda (dem heutigen Vittorio Veneto) verwaltet, während die Güter in die Domänenkammer eingezogen, später aber der Familie Zen verliehen wurden. Schließlich wurde Ceggia 1806 zur Gemeinde, gehörte anfangs dem Bezirk Treviso, dann demjenigen von San Donà di Piave.

da visitare Ceggia è oggi un bel centro, la cui economia si fonda sull’agricoltura praticata con moderno dinamismo, ma allo stesso tempo Ceggia riesce anche a coniugare bene questa sua vitalità agricola con diverse attività artigianali e industriali. Il visitatore, perciò, può vedere così un centro cittadino vivace e un ambiente rurale aperto al nuovo, pur conservandone le caratteristiche più tipiche di questo territorio orientale, per tanti aspetti così interessante per storia e per la particolare situazione idrogeologica. Imbocchiamo ora Via Roma, per visitare, sulla sinistra, la Chiesa Parrocchiale di San Vitale. Nel 1334 c’era già una cappella dedicata a questo Santo e nel 1506 una chiesa, detta “parrocchia”. L’attuale risale invece alla fine del secolo XVIII. Di forme neoclassiche, subì però profonde trasformazioni (1871-73): infatti originariamente era ad una navata, con cinque altari in marmo e coro a fianco del campanile. Poi l’allungamento dell’edificio portò alla

sehenswürdigkeiten Ceggia ist heute ein schönes kleines Zentrum, dessen Wirtschaft auf einem mit moderner Dynamik betriebenen Ackerbau gründet, aber gleichzeitig kann Ceggia diese landwirtschaftliche Lebendigkeit mit verschiedenen anderen Handwerks- und Industriebetrieben gut harmonisch zusammenhalten. Der Besucher kann also ein lebendiges Zentrum und eine bäuerliche Landschaft sehen, die dem Neuen offen bleiben, obwohl sie die typischsten Merkmale dieser östlichen Region, die wegen vieler Aspekte in ihrer Geschichte und wegen ihrer hydrogeologischen Lage so interessant ist, bewahren. Wir nehmen nun Via Roma, um die Pfarrkirche San Vitale auf der linken Seite zu besichtigen. Im Jahre 1334

Innenansicht der Pfarrkirche San Vitale

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Ceggia

Affresco del soffitto della navata centrale della Chiesa Parrocchiale di S. Vitale e panorama di Ceggia con in primo piano la sede Municipale a destra, le rovine del ponte romano

demolizione dell’abside, con la sostituzione di una facciata addossata al campanile e un nuovo coro. Nel 1906 si aggiunsero due piccole navate laterali e infine nel 1921 venne ricostruita l’abside, che era stata distrutta nella guerra 1915-18. Da osservare, sulla parete meridionale, i due rilievi marmorei del sec. VII-VIII: con buona probabilità si tratta di frammenti di plutei o di sarcofagi provenienti da Cittanova (Eraclea): sulla sinistra, un Cervo che si abbevera alla fonte; sulla destra rosoni alternati a palmette. Entriamo: sulla parete del coro, a sinistra, si vede una grande Deposizione di Paolo De Lorenzi (1733-1806). Non sfugga poi, verso l’altare, un’Immacolata, opera di Giacomo Casa (1835-1887). Ma un visitatore attento sarà subito attratto dal soffitto della navata maggiore, dove appare un grande affresco, che raffigura Martirio e gloria di San Vitale. È un’opera di notevole valore artistico attribuito a Giovanni Battista Canal (1745-1825). Fuori dalla chiesa, proseguiamo lungo Via Roma. Arrivati al ponte pedonale sul Piavon, può essere una curiosità legittima vedere, su una antica casa, una lapide del 1727, con l’indicazione dei pedaggi della dogana fluviale. Una “curiosità” che riporta al passato della località. Al centro dell’abitato, è interessante la Villa Bragadin, cinquecentesca, (ora Sartorello), nel cui parco è conservata una vera da pozzo tardorinascimentale (1591). Merita un’occhiata il Municipio di Ceggia, con la sua elegante facciata di originale struttura, specie nella parte centrale. Se poi imbocchiamo la strada per Cessalto, è possibile raggiungere un Oratorio del 1795, come si legge nella lapide posta sulla facciata. All’interno osserviamo il soffitto e l’abside affrescati (fine secolo XVIII). Si dice in proposito, per tradizione difficilmente dimostrabile, che in un sarcofago di pietra vi sia la tomba dell’eroico difensore veneziano di Famagosta, Marcantonio Bragadin, governatore di Cipro, ucciso dai Turchi, dopo la resa dell’isola. Chi è curioso può vedere, a Riva Zancana, i resti dei piloni e delle due testate in arenaria, di un ponte romano sul corso del Canalat-Piavon, che serviva la celebre Via Annia (Altino-Concordia, 150 a.c.). Nella località Pra’ Di Levada, sulla strada verso Torre di Mosto, sorge Villa Franchin, della seconda metà del secolo XVII, che ha una sua storia: apparteneva originariamente al monastero agostiniano delle suore di Murano. Soppresso questo (1810), il complesso edilizio passò in mani private.

gab es hier schon eine Kapelle, die diesem Heiligen gewidmet war, und 1506 stand hier eine Kirche, die schon als „Pfarre“ galt. Der heutige Bau stammt hingegen vom Ende des 18. Jh. Sie wurde im neoklassischem Stil gebaut, wurde aber nachher (1871-73) tief verändert: ursprünglich hatte sie ein einziges Schiff mit fünf Altären aus Marmor und einem Chor neben dem Glockenturm. Dann führte die Verlängerung des Gebäudes zum Niederreißung der Apsis, die durch eine neue Fassade am Glockenturm und einen neuen Chor ersetzt wurde. 1906 wurden zwei kleine Seitenschiffe hinzugefügt, und schließlich wurde 1921 die Apsis nach der Zerstörung während des Kriegs 1915-18 wiederaufgebaut. Zu bewundern sind an der südlichen Wand zwei Marmorreliefs aus dem 7.-8. Jh.: sehr wahrscheinlich handelt es sich dabei um Fragmente von Chorschranken oder Sarkophagen aus Cittanova (Eraclea): an der linken Seite sieht man einen aus einer Quelle trinkenden Hirschen; an der rechten Seite abwechselnd Rosetten und kleine Palmen. Beim Eintritt sieht man an der Chorwand auf der linken Seite ein großes Bild mit der Kreuzabnahme Christi von Paolo de Lorenzi (1733-1806). Ein Bild der Unbefleckte Maria, ein Werk von Giacomo Casa (1835-1887) den Altar unweit, soll nicht übersehen werden. Ein aufmerksamer Besucher wird bald von der Decke des Hauptschiffes angezogen sein, wo ein großes Fresko mit der Darstellung von Märtyrertum und Gloria des heiligen Vital zu sehen ist. Es ist ein bedeutendes Kunstwerk, das Giovanni Battista Canal (1745-1825) zugeschrieben worden ist. Nach dem Besuch der Kirche kann man in der Via Roma weiter spazierengehen. Bei der Fußbrücke über dem Piavon kann es interessant sein, an der Mauer eines alten Hauses eine Steintafel von 1727 zu sehen, wo das damalige Brückengeld des Flußzolls bekanntgegeben war.Eine merkwürdige Erinnerung an die Vergangenheit der Stadt. In der Mitte des Stadtzentrums ist die Villa Bragadin (heute auch Sartorello genannt) aus dem 16. Jh. von besonderem Interesse; in ihrem Park befindet sich ein Brunnen aus der Spätrenaissance (1591). Auch das Rathaus von Ceggia ist mit seiner besonders in der Mitte originellen Fassade sehenswert. Nimmt man dan die Straße nach Cessalto, kann man eine kleine Kapelle vom Jahr 1795, wie man auf einer Tafel an der Fassade lesen kann, erreichen. Im Inneren sind die freskierte Decke und Apsis (Ende 18. Jh.) zu sehen. Darüber erzählt man nach einer nicht leicht zu überprüfenden Legende, daß das Grab vom heldenhaften Verteidiger von Famagusta, dem Venezianer Marcantonio Bragadin, Gouverneur von Cipro, der nach der Eroberung der

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Ruine der alten römischen Brücke. Links oben: Deckenfresko im Hauptschiff der Pfarrkirche San Vitale. Unten: Aussicht auf Ceggia mit dem Rathaus im Vordergrund

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Ceggia Sull’altra strada, si vede anche l’Oratorio dedicato alla Madonna del Rosario (anche detto di S. Maria degli Angeli e dell’Annunziata) costruito nel 1668 e ricostruito poi nel 1853 da Sante Giacomelli, come fanno fede le iscrizioni. Il piccolo altare all’interno è in cotto e ha una tela con la Madonna con il Bambino. Ceggia presenta in complesso un suo volto tranquillo, che colpisce chiunque la percorra, ma poi cura un carnevale che vale la pena di vedere, perché mostra con l’allegria una notevole fantasia nella sfilata dei carri mascherati. È una bella tradizione che ormai si è imposta con notevole fortuna fino ad avere un grande successo di cittadini e forestieri.

il paesaggio

PRA LEVADA Oratorio e facciata del complesso; sotto, uno dei carri mascherati al Carnevale di Ceggia a destra le rovine del ponte romano

Bisogna poi percorrere il territorio di Ceggia fuori del suo centro e delle sue vie. Forse a un primo sguardo potrà magari apparire privo di particolari attrattive. In realtà presenta una sua movimentata struttura legata ai corsi d’acqua, che formano la rete di drenaggio della pianura, dove sono sorti i vari centri abitati. Ecco il Piavon, con le sue diramazioni, coperte qua e là da sedimenti palustri e lagunari. A est, poi, di Ceggia, si può seguire il percorso dell’antico Piave in direzione di “Riva Zancana”- e di “Pra’ Di Levada” fino alla confluenza con la Livenza a Torre di Mosto. Insomma vi è una situazione ambientale ben pronunciata e caratterizzata, da percorrere con calma, a piedi o in bicicletta, per coglierne tutte le segrete attrattive.

Insel von den Türken getötet wurde, sich in einem Sarkophag aus Stein befindet. Der neugierige Besucher kann in Riva Zancana die Überreste von Pfeilern und von zwei Ansätzen aus Sandstein einer alten römischen Brücke entdecken, die auf dem Weg der berühmten Via Annia (von Altino nach Concordia; 150 v.Ch.) über der Flußverbindung CanalatPiavon errichtet wurde. In der Ortschaft Pra’ di Levada auf dem Weg nach Torre di Mosto befindet sich Villa Franchin, ein Gebäude aus der Mitte des 17. Jh., das eine besondere Geschichte hat: ursprünglich gehörte es dem Augustinerinnenkloster von Murano. Nachdem das Kloster 1810 geschlossen wurde, wechselte das Gebäude in Privatbesitz. Auf der anderen Straße sieht man noch eine Kapelle, die, obwohl der Madonna del Rosario (Madonna des Rosenkranzes) gewidmet, auch Santa Maria degli Angeli oder Annunziata genannt ist; sie wurde 1668 erbaut und dann 1853 von Sante Giacomelli neuerrichtet, wie es in den Inschriften steht. Der kleine Altar im Inneren ist aus Backstein und zeigt ein Altarbild mit der Madonna und dem Kind. Ceggia zeigt heute insgesamt ein ruhiges Gesicht, das manchen Besucher beeindrucken kann, aber im Frühjahr veranstaltet man hier einen Faschingsumzug, der seinesgleichen sucht und auf jeden Fall zu sehen ist, weil die Narrenwagen sowohl die Lebensfreude der Einwohner, als auch ihre Phantasie zeigen. Es ist eine schöne Tradition, die sich inzwischen behauptet hat und großen Nachklang bei Besuchern und Einwohnern hat.

die landschaft Die landschaft von Ceggia entdeckt man außerhalb des Zentrums und fern von den Hauptstraßen. Vielleicht sieht die landschaft beim ersten Anblick nicht gerade anziehend aus. In Wirklichkeit weist sie eine sehr abwechslungsreiche Struktur auf, die sich mit der Anwesenheit von Flüssen und Kanälen erklärt, welche ein Entwässerungsnetz bilden, das die verschiedenen Ortschaften umfaßt. So zum Beispiel der Piavon mit seinen Nebenflüssen, die hie und da von Marsch- und Lagunensedimenten teilweise bedeckt sind. Östlich von Ceggia dann kann man den alten Flußlauf des Piave nach Riva Zancana und Pra’ di Levada verfolgen, bis hin zu der Mündung in den Livenza bei Torre di Mosto. Kurz, es gibt eine sehr merkwürdige Landschaft, die man am besten in aller Ruhe erschließt, zu Fuß oder auf dem Fahrrad, um alle ihre heimlichen Reize zu entdecken.

Die Ruine der römischen Brücke. Links: Pra Levada, Kapelle und Hauptfassade der Anlage. Links unten: ein Wagen aus dem Faschingsumzug von Ceggia

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San Donà di Piave Situato sulla riva sinistra del basso corso del Piave, San Donà ha visto la sua vita e il suo sviluppo, nel passato e nel presente, legati al fiume e alla bonifica di una vasta area prima paludosa.

un po’ di storia

Veduta aerea del centro storico a destra, il Piave

“Terra Di San Donato”: una chiesetta dedicata al santo, trasferita sulla destra del fiume e poi scomparsa per una piena, aveva dato il suo nome, nel 1520, al territorio. San Donà era però abitato già in epoca romana; infatti vi passava quell’importante arteria che era la Via Annia. Poi il territorio si trovò diviso tra il Dogado veneziano e il Patriarcato di Aquileia. Mussetta era allora il centro più vitale e divenne feudo dei Da Romano (1177), per passare poi sotto Treviso e subire tutte le conseguenze delle frequenti guerre del tempo. Infatti l’imperatore Sigismondo nel 1411 lo saccheggiò e lo distrusse. Quando Venezia si impossessò di tutto il territorio, affidò l’amministrazione del feudo di Mussetta a dei gastaldi, ma poi nel 1400 vendette queste proprietà demaniali ai nobili Trevisan, diventati così padroni di tutto il territorio. San Donà ebbe a subire le divisioni tra diocesi e podesterie diverse, come pure i danni provocati dall’instabilità del fiume, ma ugualmente continuò a crescere fino a essere già un centro notevole alla caduta di Venezia (1797). Sotto Napoleone, San Donà divenne comune (1806), sede notarile (1807), sede di una viceprefettura (1808), da cui dipendevano i comuni della destra Piave. Sotto l’Austria rimase capoluogo distrettuale e diventò sede del commissariato distrettuale. Annesso infine all’Italia, San Donà riprese la sua crescita urbana, anche con la costruzione di un ponte sul Piave (1875) e l’inaugurazione della ferrovia (1881). La zona accrebbe la sua produttività e debellò la malaria con opere dovute sia all’iniziativa privata, sia ai consorzi di scolo. Così il territorio di San Donà si trasformò economicamente e la cittadina assunse una nuova dimensione, perché fu al centro della grande operazione di bonifica. Purtroppo la prima guerra mondiale (1915-18) fu disastrosa per San Donà: non solo per i danni economici, ma soprattutto per la sua pressoché totale distruzione, alla quale però seppe reagire, riprendendosi il ruolo di centro del Basso Piave.

Auf dem linken Ufer des niederen Piave hat San Donà ihre Geschichte und ihre Entwicklung, in der Vergangenheit sowie in der Gegenwart, mit dem Fluß und der Urbarmachung eines sehr breiten Marschgebietes verbunden.

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ein wenig geschichte „Terra di San Donato“: eine kleine dem heiligen Donato gewidmete Kirche, die auf das rechte Ufer des Flusses verlegt wurde und dann nach einer Überflutung verschwand, hatte 1520 dem Gebiet ihren Namen verleiht. San Donà war aber schon zur Zeit der Römer bewohnt; denn durch die Stadt zog sich jene wichtige Straße, die wir Via Annia nennen. Dann wurde das Gebiet zwischen der Dogenrepublik Venedig und dem Patriarchat von Aquileia geteilt. Mussetta war damals das lebendigste Viertel und wurde zu einem Lehen der Familie Da Romano (1177), um dann in die Herrschaft von Treviso zu wechseln und die gesamten Folgen der zahlreichen Kriege der damaligen Zeit zu verspüren. Tatsächlich plünderte Kaiser Siegismund 1411 die Stadt aus und ließ sie verwüsten. Als Venedig sich der ganzen Gegend bemächtigte, übergab es einigen Gastalden die Lehenverwaltung von Mussetta, um dann aber im Jahre 1400 der Adelsfamilie Trevisan diese staatlichen Besitztümer zu verkaufen, die somit Besitzer der ganzen Gegend wurde. San Donà erlitt übrigens die Trennung von Diözesen und wurde unter vielen Hauptmännern geteilt, außerdem hatte es oft mit den Schäden, die der Fluß verursachte, zu tun, konnte gleichwohl aber sich weiter vergrößern, bis es zu einem bedeutenden Zentrum zur Zeit des Falls der Republik Venedig wurde (1797). Mit Napoleon wurde San Donà zu Gemeinde (1806), Notariatssitz (1807), Vizepräfektur (1808) erhoben, von dem viele Gemeinden am rechten Piave-Ufer abhingen. Unter Österreich blieb es Bezirkshauptstadt und erhielt einen Bezirkskommissariat. Als sie schließlich an Italien angeschlossen wurde, vergrößerte sich die Stadt auch durch den Bau der Brücke über dem Piave (1875) und des Bahnhofs (1881) weiter. Das Gebiet wurde sehr produktiv und wurde von der Malaria sowohl durch private Investoren, als auch durch öffentliche Konsortien befreit. So veränderte sich das Land um San Donà wirtschaftlich vollständig, und die Stadt gewann eine neue Dimension, denn sie stand im Mittelpunkt einer

Der Fluß Piave. Rechts: Luftaufnahme des Stadtzentrums

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San Donà di Piave

Panorama della città, a destra uno scorcio del ponte

da visitare Chi visita San Donà trova ora una cittadina dinamica, in espansione, vogliosa di crescere, come è stata caparbia nel resistere alle difficoltà naturali dell’ambiente e soprattutto nel risorgere dopo la distruzione della prima guerra mondiale. Ma trova anche una città bella, armoniosa nelle sue strutture urbane, moderna pur nella sua sostanziale compostezza architettonica e nella ben localizzata disposizione degli edifici e degli spazi cittadini. Aperta al nuovo, ha saputo mantenere un suo stile una sua identità.

Il Duomo neoclassico, distrutto durante la prima guerra mondiale, era opera di Giovanni Battista Meduna. L’attuale fu ultimato nel 1925 e, pur non essendo particolarmente originale nella concezione, ha ugualmente una sua dignità interna e una facciata che si impone per una certa maestosità. Il campanile, isolato, spicca con la sua altezza elegante e slanciata. All’interno del Duomo vi sono alcune pale antiche, come quella dell’Assunta, e le settecentesche statue della Madonna e di San Francesco, certamente opera di un valente scultore di scuola veneta. Nella sacrestia si può vedere anche un lavabo in pietra e si tratta senz’altro di opera interessante. Passeggiando per la città, oltre ad essere coinvolti nella vivace vita cittadina, possiamo vedere la bella Piazza Indipendenza, che con i suoi edifici e i portici luminosi offre anche un buon effetto scenografico. In questa piazza si affaccia anche il Municipio, dove è da visitare la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, che mira a far conoscere e valorizzare, con il Parco della Scultura in Architettura, le arti plastico-figurative contemporanee nel territorio.

riesigen Urbarmachungsaktion. Leider war der erste Weltkrieg (1915-1918) ein Desaster für San Donà: nicht nur aus wirtschaftlichen Gründen, sondern vor allem, weil die Stadt durch den Krieg beinahe vollständig zerstört wurde; sie konnte aber dagegen reagieren, wobei sie die Rolle der Hauptstadt des niederen Piave für sich gewann.

sehenswürdigkeiten Wer heute San Donà besichtigt, findet eine dynamische, sich ausbreitende Stadt, die Lust hat, größer zu werden, sowie sie in der Vergangenheit den natürlichen Schwierigkeiten stur widerstand und vor allem nach der Zerstörung des ersten Weltkriegs wiederauferstanden war. Aber er findet auch eine schöne, in ihrer Architektonik harmonische Stadt, die modern wirkt trotz der architektonischen Gesetztheit und der gutgeplanten Anordnung von Gebäuden und öffentlichen Plätzen. Dem Neuen aufgeschlossen, konnte sie ihren Stil und ihre Identität bewahren. Der neoklassiche Dom, der im ersten Weltkrieg zerstört wurde, war von Giovanni Battista Meduna erbaut worden. Der jetzige Dom wurde 1925 vollendet und besitzt, wenngleich nicht besonders originell in seinem Entwurf, eine eigene Würde im Inneren und eine Fassade, die wegen einer gewissen Erhabenheit beeindruckt. Der Glockenturm, der von der Kirche getrennt steht, fällt wegen der eleganten Größe und schlanken Form auf. Im Dominneren befinden sich manche alte Altarbilder, wie z.B. eine Assunta, und die Statuen der Madonna und des heiligen Franz (18. Jh.), sicher ein Werk eines tüchtigen Bildhauers der venezianischen Schule. In der Sakristei kann man auch ein Waschbecken aus Stein sehen, ohne weiteres ein sehr interessantes Werk. Schlendert man durch die Stadt, wird man dabei in das rege Stadtleben mit einbezogen, und man kann die schöne Piazza Indipendenza sehen, die mit ihren Gebäuden und den hellen Arkaden auch eine Art Bühneneffekt hervorruft. Auf die Piazza blickt auch das Rathaus, wo die Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (Städtische moderne und zeitgenössische Kunstgalerie) zu besichtigen ist; das Hauptziel der Städtischen Galerie besteht darin, zusammen mit den Exponaten in dem Parco della Scultura in Architettura die zeitgenössische plastisch-figurative Kunst aus der Gegend bekanntzumachen und für sie zu werben. Geht man weiter in Viale Primavera, findet man das berühmte Museo della Bonifica (Museum der Urbarmachung).

Ansicht von der Brücke. Linsk: Aussicht auf das Zentrum

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San Donà di Piave

MUSEO DELLA BONIFICA ingresso e una sala della sezione etnografica; sotto: Ryton, vaso potorio in ceramica - Arte Etrusca, rinvenuto a Fossà; a destra: statuetta in basalto del Dio Thot - Arte Egizia (V sec. a.C.), rinvenuta a Fossà e una sala della sezione bonifica

Se ci si sposta poi in Viale Primavera è possibile visitare soprattutto il celebre Museo della Bonifica. È una delle istituzioni più importanti e qualificate, oltre che interessanti, di tutto il territorio del Piave. L’edificio che lo ospita, tra l’altro, era un convento, architettonicamente originale (che risale al dopoguerra ed è stato costruito per l’ordine delle Clarisse, negli anni ’50): si possono intravedere ancora il piccolo chiostro, il coro delle monache, il coro di notte e altri semplici ambienti. Il Museo rappresenta una autentica ricerca sull’uomo, sulle sue realizzazioni, sullo sviluppo, faticoso ma vincente alla fine, delle comunità locali. È veramente la rivisitazione e la rivalutazione della civiltà contadina. San Donà, privato di opere d’arte, di resti e testimonianze di un passato illustre, ha ricostruito in questo museo la sua memoria. Visitiamo dunque questo Museo: nella prima sezione vediamo i reperti archeologici del territorio, con la descrizione delle zone paludose di Altino, Eraclea, Jesolo, Caorle nel Medioevo. Seguiamo poi l’illustrazione della situazione idraulica del territorio (secoli XVI-XVII-XVIII) – la nascita dei consorzi idraulici. In altra sala sono esposte le prime bonifiche private (seconda metà del XIX secolo). Sono descritti i primi consorzi di bonifica (1900-1916) e le opere distrutte dalla guerra (1917-18). Interessante la sala che segue, perché illustra la bonifica igienica, la lotta antimalarica, i gravi problemi riguardanti l’approvvigionamento dell’acqua potabile e soprattutto quello della bonifica integrale. L’esposizione continua con la bonifica agraria nel Basso-Piave e le opere realizzate nel periodo 1920-1940. Infine l’attuale sistemazione idraulica del territorio, le bonifiche di San Donà e la sicurezza idraulica del suo territorio. Tutto ciò risulta molto accattivante, anche perché corredato da tavole esplicative, documentazioni sintetiche, oggetti vari, fotografie, modelli e disegni. Non meno interessante è il settore riguardante l’antico lavoro contadino, che in pratica è un vero e proprio Museo Etnografico di grande valore storico, in quanto viene documentato lo sviluppo delle comunità locali, le loro vicende segnate dalla bonifica, dalla distruzione della guerra e poi dalla rinascita, dallo

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Es handelt sich dabei um eine der wichtigsten und qualifiziertesten, daneben eine der interessantesten Kulturinstitutionen des gesamten Piave-Gebiets. Das Gebäude, in dem das Museum untergebracht ist, war übrigens ein Kloster mit origineller Architektur (es wurde nach dem 2. Weltkrieg für den Klarissenorden gebaut): man kann noch den kleinen Klosterhof, den Schwesternchor, den Nachtchor und weitere einfache Räume erblicken. Das Museum zeigt eine regelrechte Untersuchung sowohl über den Menschen und seine Errungenschaften, als auch über die zwar sehr mühsame, aber am Ende siegreiche Entwicklung der örtlichen Gemeinden. Deshalb ist das Museum wirklich eine Neuentdeckung und Neuforschung der bäuerlichen Zivilisation. Die Stadt, die ihrer Kunstschätze, der Reste und Zeugnisse ihrer vornehmen Vergangenheit beraubt wurde, sammelte in diesem Museum ihre Erinnerungen wieder. Im Museum sehen wir also: in der ersten Abteilung archäologische Überreste aus der Gegend mit der Beschreibung der Marschgebiete um Altino, Eralcea, Jesolo, Caorle im Mittelalter. Dann sehen wir eine Erklärung der hydraulischen Situation der Gegend in dem 16., 17. und 18. Jh. – die Geburt der Wasserkonsortien. In einem weiteren Raum sind die ersten Urbarmachungsaktionen durch private Landbesitzer erklärt (zweite Hälfte des 19. Jh.). Dann werden die ersten Konsortien zur Trockenlegung des Landes (1900-1916) und die von dem Krieg zerstörten Werke (1917-1918) erklärt. Sehr interessant ist der folgende Saal, wo die hygienischen Nebeneffekte der Urbarmachung, die antimalarische Kampagne, die schweren Probleme mit der Wasserversorgung und vor allem die flächendeckende Trockenlegung erklärt werden. Die Ausstellung geht weiter mit Zeugnissen über die Trokkenlegung der Anbauflächen im niederen Piave und über die Werke, die in dem Zeitraum 1920-1940 geschaffen wurden. Schließlich werden die heutigen hydraulischen Zustände des Gebiets, die Urbarmachungsaktionen rund um San Donà und die hydraulische Sicherheit in dem Gebiet vor-

MUSEUM DER URBARMACHUNG Oben: Basaltstatue des Gottes Thot (ägyptische Kunst des 5. Jh. v.Ch.) aus Fossà; unten: Saal in der Abteilung “Urbarmachungsge schichte”. Links von oben nach unten: Aussenansicht; Saal in der ethnographischen Abteilung; Ryton aus Keramik, etruskisch, in Fossà gefunden

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San Donà di Piave sviluppo economico e sociale. Merita particolare considerazione anche la biblioteca, che si avvale della donazione del prof. Vittorio Ronchi, sandonatese, pioniere della bonifica e primo alto commissario per l’alimentazione nel secondo dopoguerra. In conclusione San Donà ha creato un Museo che permette a visitatori e studiosi di leggere le vicende storiche, economiche e sociali di tutta quella parte del territorio della provincia di Venezia legata al Piave.

il paesaggio

Parco fluviale

Certo il paesaggio in questo lembo di territorio ai margini delle valli lagunari ha subito profonde trasformazioni, dovute al fenomeno crescente dell’urbanizzazione. Tuttavia non è stato compromesso il carattere tradizionale dei luoghi, contrassegnati ancora dal corso del Piave, dalle valli lagunari, dai boschetti golenali, dalle aziende agricole, dalle specie esotiche introdotte. Insomma è possibile percorrere un paesaggio silenzioso, dal fascino discreto con le sue valli, paludi, barene. Così a valle del Ponte della Vittoria si estende per 65.000 metri quadrati il Parco Fluviale di San Donà. Percorrere questa area golenale ricca di boschetti di pioppi, di salici e di tante altre specie arboree, diventa un’esperienza incredibile, soprattutto per chi non è più abituato alla natura, perché si prova la sensazione di immergersi in essa, lontani dal quotidiano traffico e smog soffocanti.

gestellt. Dies alles wirkt sehr einsichtlich, auch weil überall Erklärtafeln, zusammenfassende Tafeln, verschiedene Gegenstände, Fotos, Modelle und Zeichnungen ausgestellt sind. Nicht weniger interessant ist der Bereich über die alte Bauernarbeit, der eigentlich ein richtiges etnographisches Museum von großem historischem Wert ist, wo die Geschichte der Ortsgemeinden, ihr von der Trockenlegung, von dem Krieg und dann von der nachherigen Wiedergeburt beeinflußtes Schicksal, mit ihrer wirtschaftlichen und sozialen Entwicklung, dokumentiert werden. Besondere Aufmerksamkeit verdient auch die Bibliothek, die über eine Schenkung von Prof. Vittorio Ronchi, ein gebürtiger Sandonatese, ein Pionier der Urbarmachungspolitik und erster Hoher Kommissar für die Volksernährung nach dem zweiten Weltkrieg, verfügt. Kurz gesagt, San Donà schuf sich ein Museum, das den Besuchern und Forschern die Einsicht in die historischen, wirtschaftlichen und sozialen Ereignisse des gesamten Gebiets der Provinz um den Piave ermöglicht.

die landschaft Sicherlich hat sich die landschaft dieses Gebiets am Rande der Lagunen durch das wachsende Phänomen der Urbanisierung tief verändert. Allerdings ist der traditionelle Charakter der Ortschaften nicht beeinträchtigt worden, weil sie immer noch von dem friedvollen Fließen des Piave, von den Lagunenspiegeln, von den Wäldchen auf den Vorländern, von den Landwirtschaftsbetrieben und den hierher eingeführten exotischen Pflanzen charakterisiert sind. Kurz, man kann durch die stille Landschaft wandern in dem diskreten Zauber der Wasserspiegel, der Marschgebiete und Sandbänke. So zu Füßen der Siegesbrücke (Ponte della Vittoria) erstreckt sich auf ca. 65.000 qm der Flußpark von San Donà. Durch das Vorland zu wandern, mit seinen vielen Wäldchen aus Pappeln, Weiden und vielen anderen Baumarten, wird zu einer unglaublichen Erfahrung, vor allem für denjenigen, der an die Natur nicht mehr gewöhnt ist, denn er kann hier das befreiende Gefühl haben, fern vom alltäglichen Verkehr und vom erstickenden Smog in die Natur zu tauchen.

Der Flußpark

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Musile di Piave

Monumento al bersagliere

Siamo in un’altra bella zona dominata dalla presenza del Piave.

Hier bestimmt noch einmal der Fluß Piave das Landschaftsbild.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Anticamente il territorio, caratterizzato da paludi, valli e barene, era tuttavia attraversato dalla Via Annia che collegava Roma con Aquileia. Il toponimo “Musile” lo si trova, per la prima volta, in un documento dell’836, a dimostrazione che esisteva almeno un nucleo abitato sulle rive del Piave, dove sorse probabilmente anche il primo edificio sacro in onore di San Donato. Bisogna arrivare intorno al Mille per sapere che a Torre del Caligo vi era un monastero camaldolese, forse fondato dallo stesso San Romualdo. Il territorio “lagunare” dipendeva dal vescovo di Torcello, mentre la frazione di Croce apparteneva al Patriarcato di Aquileia. Nel 1177 fu feudo degli Ezzelini e nel 1260 possedimento di Treviso. Nel 1329 subì un saccheggio da parte delle truppe scaligere e nel 1331 venne costruita dai Foscari, proprietari di molti terreni, una cappella dedicata all’Invenzione della Croce, che divenne parrocchia nel 1509. Sotto il dominio di Venezia, poi, valli, pascoli e terreni agricoli passarono ai Malipiero (fine sec. XV), che vi costruirono una nuova chiesa dedicata a San Donato. Per rendere più agevoli i rapporti con Venezia, nel 1483 fu scavato il Canale Fossetta, finché la Repubblica, per migliorare le situazioni abitative della zona, costruì, sulla sponda destra del fiume, l’argine di San Marco, che andava da Ponte di Piave a Torre del Caligo (15341543), per proteggere la laguna dall’interramento provocato dalle piene del Piave. A tale scopo si attuò anche, nel 1641-1664, la deviazione del fiume, ma con gravi conseguenze, perché crebbero le acque stagnanti e la malaria. Purtroppo il territorio diventò allora area depressa, specie quando nel 1682, con l’apertura del taglio del Sile, anche i boschi Foscari e Malipiero si trasformarono in paludi. Musile, durante il periodo napoleonico, divenne comune e si risollevò, però soltanto dopo l’Unità d’Italia, perché si ripristinò la Piave vecchia e si ripresero le operazioni di bonifica del territorio. Nell’autunno poi del 1917, dopo la rotta di Caporetto, Musile si trovò in prima linea e fu ridotto a un cumulo di macerie. Negli anni Venti fu ricostruito l’attuale centro cittadino e completata la bonifica dei terreni.

Ursprünglich bestand das Gebiet aus Sümpfen, Wasserspiegeln und Sandbänken, und trotzdem war es von der Via Annia, die Rom mit Aquileia verband, durchzogen. Den Namen „Musile“ findet man zum ersten Mal in einer Urkunde vom Jahr 836, was bezeugt, daß ein bewohntes Dorf am Piave-Ufer bereits damals existierte, wo vielleicht auch das erste kirchliche Gebäude zu Ehren vom heiligen Donato erbaut wurde. Man muß aber noch das Jahr 1000 warten, bis ein Kamaldulenserkloster in Torre del Caligo entstand, das vielleicht sogar vom heiligen Romualdus selbst gegründet wurde. Das Gebiet rund um die Lagune hing vom Bischof von Torcello ab, während die Ortschaft Croce dem Patriarchen von Aquileia gehörte. Im Jahre 1177 wurde das Dorf der Familie der Ezzelini zu Lehen gegeben und 1260 Besitz von Treviso. 1329 wurde es von den Truppen der Skaliger geplündert; 1331 wurde eine der Erfindung des Kreuzes geweihte Kapelle von der Familie Foscari, die hier viele Ländereien besaßen, errichtet, die 1509 zur Pfarrkirche wurde. Unter Venedigs Herrschaft dann gingen Wasserspiegel, Weideflächen und Felder in den Besitz der Familie Malipiero (Ende 15. Jh.) über, die eine neue Kirche, dem heiligen Donato gewidmet, erbauten. Um die Verbindung zu Venedig zu erleichtern, wurde 1483 der Kanal Fossetta ausgegraben, bis die Republik am rechten Flußufer das sogenannte Markusufer bauen ließ, um die Wohnbedingungen des Gebiets zu verbessern, denn dieser neue Wall ging von Ponte di Piave bis Torre del Caligo (1534-1543) und schützte die Lagune vor der Verschüttung, die durch die Überflutungen durch den Fluß Piave verursacht war. Zu diesem Ziel wurde der Fluß zwischen 1641 und 1664 abgeleitet, dies aber hatte schwerwiegende Folgen, weil stehende Gewässer und Malariafälle sich vermehrten. Leider wurde das Gebiet dadurch zur ärmlichen Provinz, vor allem als 1682 durch die Öffnung des Sile auch die Wälder der Foscaris und Malipieros sich in Sümpfe verwandelten. Musile wurde zur Zeit von Napoleon zu eigenständiger Gemeinde und erholte sich einigermaßen, aber erst nach der Vereinigung Italiens konnte es wieder aufblühen, weil das alte Flußbett des Piave wiederhergestellt wurde und man mit den Trockenlegungkampagnen des Gebiets wieder beginnen konnte. Dann aber, im Herbst 1917, nach der Niederlage von Caporetto, befand sich Musile plötzlich in vorderster Linie und wurde schnell zu einem Trümmerhaufen niedergeschossen. In den 20er Jahren schließlich wurden das heutige Stadtzentrum wiederaufgebaut und die Trockenlegung des Landes vollendet.

da visitare Se si pensa alle varie e particolari vicende storiche vissute da Mu-

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Denkmal für den Bersagliere

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Musile di Piave sile e soprattutto alle distruzioni subite negli ultimi anni della prima guerra mondiale (1917-18), non meraviglia che il territorio non conservi più antiche testimonianze e opere d’arte di notevole interesse. Tuttavia Musile di Piave si presenta al visitatore come centro urbano caratteristico nella semplicità della sua dimensione strutturale: un volto tranquillo e accattivante, tipico di un ambiente in cui prevalgono le aree coltivate, integrate anche da varie industrie in espansione. Ecco allora le vie tranquille, le abitazioni del centro urbano, che fu ricostruito negli anni Venti, quando le opere di bonifica permisero che tutto il territorio divenisse anche un luogo fertile e ben coltivato. Una visita perciò a Musile è senz’altro gratificante, a cominciare dal suo centro abitato, dove troviamo la Chiesa Parrocchiale. La sua ricostruzione risale al 1919: un bell’edificio in stile neogotico, con accanto un grazioso campanile.

Il Municipio e la Chiesa parrocchiale

Ma non si può certo trascurare il Municipio, anch’esso ricostruito dopo la Grande Guerra, nel quale tra l’altro si conservano alcuni reperti romani provenienti da scavi locali. Altri reperti interessanti si possono vedere presso la Scuola Media. Una visita la merita poi l’Oratorio della Beata Vergine che, accanto a un massiccio edificio dalla linea austera ma armoniosa, si specchia nell’acqua del fiume. Naturalmente riservano piacevoli sorprese anche le località che formano il comune di Musile di Piave. Prima fra tutte Croce, con la sua Chiesa Parrocchiale dalle linee semplici con un bel campanile slanciato. Questa località, molto antica, fu un’eccezione nel territorio, perché l’unica zona ricca di boschi. Presenta anche oggi un ambiente molto bello, pieno di verde e tranquillità, che invita a fermarsi. Non è da meno Millepertiche, dove si vede una Chiesa parrocchiale dalle linee molto sobrie, con un bel campanile a torre.

sehenswürdigkeiten Wenn man sich an die verschiedenen und merkwürdigen Geschichtsereignisse von Musile erinnert, und vor allem an die Zerstörungen der letzten Jahre des ersten Weltkriegs (1917-1918) denkt, wundert es nicht, daß das Gebiet keine nennenswerten alten Zeugnisse der Vergangenheit oder keine bedeuntenden Kunstwerke mehr bewahrt. Aber Musile di Piave zeigt sich dem Besucher als ein besonderes Zentrum in der Einfachheit seiner strukturellen Dimension: ein ruhiges, anziehendes Stadtbild, sehr typisch in einer Gegend wie diese, wo der Ackerbau zusammen mit verschiedenen sich weiter entwickelnden Industriesektoren vorherrschend ist. Daher die ruhigen Straßen, die Häuser im Stadtzentrum, das in den 20er Jahren wiederaufgebaut wurde, als die Trockenlegungsarbeiten die ganze Gegend zu einem fruchtbaren und gut angebauten Boden werden ließen. Ein Besuch in Musile ist also ohne weiteres sehr belehrend, beginnend von seinem Zentrum, wo wir die Pfarrkirche finden. Der Bau stammt von 1919 und besteht aus einem schönen neogotischen Gebäude mit einem zierlichen Glockenturm daneben. Man kann das Rathaus nicht übersehen, das gleichfalls nach dem ersten Weltkrieg errichtet wurde und unter anderem einige römische Objekte aus lokalen Ausgrabungen bewahrt. Weitere interessante Stücke kann man in der Scuola Media (Mittelschule) beobachten. Einen Besuch verdient auch die Kapelle der seligen Jungfrau (Oratorio della Beata Vergine), neben einem imposanten Gebäude mit strenger, aber harmonischer Fassade gelegen, die sich in dem Wasser des Flusses widerspiegelt. Natürlich erwarten uns viele angenehme Überraschungen auch in den kleineren Ortschaften, die die Gemeinde Musile di Piave ausmachen. Zunächst Croce, mit seiner Pfarrkirche in einfachen Linien gebaut und mit einem schönen schlanken Glockenturm. Diese sehr alte Ortschaft war lange Zeit eine Ausnahme in diesem Gebiet, denn sie war die einzige, die so reich an Wäldern war. Heute zeigt sie eine sehr schöne Landschaft, voller Grün und Ruhe, die zum Anhalten einlädt. Die Ortschaft Millepertiche ist nicht weniger interessant, denn dort sieht man eine Pfarrkirche mit sehr einfachem Umriß und einem sehr schönen turmartigen Campanile. Auch sie befindet sich in einer ruhigen Gegend, wo das Grün der Felder und die Gewässer dominieren. Fährt man weiter nach Caposile, bedeutet die Schönheit einer ganzen Gegend entdecken, die ebenso abwechslungsreich wie interessant ist, vor allem wenn man das künstliche Flußbett des Sile verfolgt, dessen linke Ufer bis

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Rathaus und Pfarrkirche

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Musile di Piave

Il vecchio ponte levatoio a Caposile; sotto un paesaggio campestre a destra, lungo il Sile

Anche questa località è situata in un ambiente tranquillo, favorito dal verde della campagna e dalle acque. Arrivare poi fino a Caposile vuol dire cogliere la bellezza di tutto un ambiente tanto vario quanto interessante, specialmente seguendo l’alveo artificiale del Sile, il cui argine sinistro è da percorrere comodamente in una pista ciclabile, che arriva fino al piccolo e grazioso centro. Qui si gode davvero un punto di vista privilegiato del crocevia fluviale tra il taglio del Sile e il vecchio alveo del Piave. Insomma, percorrendo il territorio di Musile, di Millepertiche, di Croce fino a Caposile, si colgono soprattutto i sottili confini tra terra e acque che offrono molti motivi di interesse per la loro singolarità e il fascino che ne deriva. Diventa così piacevole visitare il canale la Fossetta, la Intestadura del Piave nel tratto Musile-Caposile e la caratteristica medievale Torre del Caligo, sorta nelle vicinanze di un antico monastero, accanto all’omonimo canale, dalla quale si potevano allora seguire e controllare i traffici fluviali. Se ci si sposta poi in località i Salsi, oltre il Sile verso la laguna, non possono sfuggire i resti di un’antica torre doganale, non si sa con quale grado di probabilità attribuibile a resti del romitaggio di San Romualdo. È comunque un richiamo al passato che non lascia del tutto indifferente chi visita questi luoghi. Inoltre tutta la configurazione ambientale da Musile a Caposile presenta un susseguirsi di innovazioni dovute all’uomo da un lato e dall’altro di zone ancora segnate dall’antica e travagliata morfologia del terreno, suddiviso e aperto alla terra e all’acqua. Terra e acqua si intersecano, si lasciano e si riprendono in varie direzioni fino alla laguna.

zu dem kleinen niedlichen Zentrum als Fahrradweg befahrbar ist. Hier genießt man wirklich einen hervorragenden Ausblick auf den Flußknotenpunkt, wo der Sile in das alte Flußbett des Piave umgeleitet wird. Kurz, fährt man in der Region um Musile, von Millepertiche nach Croce bis hin nach Caposile, lernt man vor allem die schmale Grenze zwischen Wasser und Festland kennen, die viele, wegen ihrer Einzigartigkeit und ihres Zaubers interessante Motive darbieten. So macht es Spaß, den Kanal Fossetta, den Wall Intestadura am Piave auf der Strecke Musile-Caposile und den beeindruckenden mittelalterlichen Turm Torre del Caligo zu erkunden; letzterer entstand in der Nähe eines alten Klosters am gleichnamigen Kanal, wo man den Flußverkehr kontrollieren und verfolgen konnte. Wenn man dann die kleine Ortschaft i Salsi jenseits des Sile nach der Lagune hin erreicht, können die Reste eines alten Zollhauses nicht übersehen werden, das - man weiß nicht, mit wieviel Wahrscheinlichkeit – zugleich als ältestes Zeugnis der Klause vom heiligen Romualdo betrachtet werden kann. Auf jeden Fall ist es aber ein Zeichen der Vergangenheit, das denjenigen, der diese Gebiete besucht, nicht gleichgültig läßt. Außerdem weist das gesamte Landschaftsbild zwischen Musile und Caposile eine ganze Folge von Veränderungen einerseits, die dem Menschen zuzuschreiben sind, und von Gebieten andererseits, die von der alten und unruhigen Morphologie eines der Erde sowie dem Wasser geöffneten und au sge set zten Bodens noch gezeichnet sind, auf. Wasser und Erde kreuzen sich hier, sie trennen sich und vereinigen sich in verschiedene Richtungen bis zur Lagune wieder. Beim Besuch einer solchen Landschaft hat man sogleich die Vorstellung der Geschichte der Region um Musile di Piave, das einst von Wasserspiegeln, Sandbänken und Sümpfen charakterisiert war und somit leicht überflutet wurde; daher auch die stehenden Gewässer und die Malariaepidemien. Heute, hingegen, bedeutet eine Rundfahrt in der Region von Musile zugleich die angenehme Entdeckung, die auch bezaubernd sein kann, einer ordentlichen und heiteren

33 Der Fluß Sile. Links oben: die alte Zugbrücke in Caposile. Unten: Feldlandschaft

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Musile di Piave Nel visitare perciò un tale ambiente si può avere subito l’idea della storia del territorio di Musile di Piave, un tempo caratterizzato da valli, barene e paludi e quindi soggetto facilmente a inondazioni, con le conseguenze di acque stagnanti e fenomeni malarici. Oggi invece percorrere il territorio di Musile vuol dire fare una visita piacevole a un centro ordinato e sereno, a un ambiente particolarmente interessante e a località immerse in una natura che sa essere affascinante.

il paesaggio Chi dunque ama cercare ancora un paesaggio appagante per il suo vario e sereno aspetto umano, non ha che da raggiungere questa fascia di territorio della provincia di Venezia, caratterizzata nella sua storia da un antico paesaggio lagunare, mentre oggi chi lo visita e lo percorre si immerge in aree di notevole rilievo naturalistico e ambientale, dove Piave e Sile offrono luoghi incantevoli fino a Caposile, da dove ci si può poi immettere nel mondo sempre speciale di barene e valli, il cui fascino per chi ama veramente la natura è tutto da scoprire e da godere. Il ponte di barche a Caposile

Stadt, einer besonders interessanten Gegend, sowie vieler weiterer im Grün liegender Ortschaften.

die landschaft Wer also noch eine wegen ihres mannigfaltigen, heiteren menschlichen Charakters fröhliche Landschaft besuchen möchte, braucht nur diesen Bezirk der Provinz Venedig erreichen, dessen Geschichte von einer alten Lagunenlandschaft erzählt, während demjenigen, der ihn heute besichtigt, nur naturalistisch wichtige Gebiete begegnen, wo Piave und Sile bis Caposile zauberhafte Ecken bieten. Von hier aus kann man dann in die immer sonderbare Welt der Sandbänke und der Wasserspiegel der Lagune eindringen, dessen Zauber für den wirklichen Naturliebhaber ganz zu entdecken und zu genießen ist. Pontonbrücke in Caposile

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Eraclea Siamo nella parte di territorio veneto che si differenzia dalle altre zone costiere dell’Alto Adriatico e anche dal resto della pianura che la circonda. Eraclea sorge in un ambiente agricolo e di bonifica, dove il fiume Piave e la laguna si richiamano di continuo. Eraclea Mare, poi, è la spiaggia più verde dell’Adriatico, caratterizzata da un insediamento balneare immerso nel verde di una estesa pineta.

un po’ di storia

Uscita della Darsena in mare; a destra, veduta aerea della Pineta

In epoca antica il territorio, occupato in gran parte da paludi e lagune, ebbe come centro Melidissa (nome rimasto oscuro), che sorgeva forse su un isolotto e la cui importanza era dovuta al fatto di essere il porto naturale di Opitergium (Oderzo). La distruzione di Oderzo ad opera del re longobardo Rotari, costrinse gli abitanti a riparare nella più sicura Melidissa, che nel 638 assunse il nome di Eraclea, divenendo sede vescovile e poi, dopo la vittoria su Jesolo, nel 690, sede anche del dogado dei Veneti delle lagune. Quando queste vennero interrate e la rivalità con Jesolo si accese, per Eraclea iniziò il periodo della decadenza: gli abitanti si trasferirono a Malamocco e a Rialto. Vi sorse allora un nuovo centro “Città Nova” (l’attuale Cittanova), che subì le scorrerie degli Ungari e poi l’occupazione, nel 970-988, del vescovo di Belluno Giovanni II. Comunque, verso la fine del secolo XIV, si verificò un abbandono pressoché totale di Cittanova, disertata ormai anche dai vescovi, così che nel 1440 venne soppresso dal papa Eugenio IV il vescovado e il territorio unito alla diocesi di Grado. Cittanova poi, come Jesolo, dipese dalle iniziative di Venezia che intendeva regolare le acque del Piave, specie nel ‘600. Nel 1728, in uno dei punti più elevati della nuova sponda sinistra del Piave, il nobile Almorò Giustinian Lolin vi costruì la chiesa dedicata a S. Maria e qui sorse Grisolera, il nome di Eraclea fino al 1951, nome dovuto alla presenza delle canne da palude (“grisiola” – “grisola”). Dapprima piccola frazione della podesteria di Torcello, diventò comune nel 1806 sotto il Regno napoleonico d’Italia. Annessa infine al Regno d’Italia, la crescita di Eraclea-Grisolera, con lo sviluppo delle bonifiche, fu interrotta durante la prima guerra mondiale (1915-1918) e riprese poi alacremente con il prosciugamento del territorio e lo sviluppo dell’attività turistica.

Wir befinden uns hier in einer Gegend der Region Venetien, die sich von den anderen Küstengebieten der Oberen Adria und übrigens auch von der umliegenden Ebene deutlich unterscheidet. Eraclea liegt in einem Ackerbau- und Trockenlegungsgebiet, wo der Fluß Piave und die Lagune ununterbrochen präsent sind. Und Eraclea Mare ist der grünste Strand der Adria, weil er mitten im Grün einer weiten Strandpinienlandschaft liegt.

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ein wenig geschichte In ältester Zeit hatte die Gegend, die hauptsächlich aus Sümpfen und Lagunen bestand, ihr Zentrum in Melidissa (ein Name mit unerklärbarem Ursprung), das vielleicht auf einer größeren Insel lag und dessen Wichtigkeit damit zu erklären war, daß es als natürlicher Hafen von Opitergium (Oderzo) diente. Die Zerstörung von Oderzo durch den langobardischen König Rotari zwang die Bewohner zur Flucht in die sicherere Stadt Melidissa, die 638 den Namen Eraclea übernahm, wobei sie Bischofssitz und nach dem Sieg gegen Jesolo im Jahre 690 auch Sitz der venetischen Dogenregierung der Lagunen wurde. Als manche Bereiche der Lagune durch Flußsedimente zugeschüttet wurden und die Rivalität mit Jesolo weiter wuchs, begann eine Zeit des Niedergangs für Eraclea: die Bewohner zogen nach Malamocco oder Rialto. So entstand ein neues Zentrum, eine Città Nova (die heutige Cittanova), die die Ausplünderungen der Ungarn und danach, zwischen 970 und 988, die Okkupation durch den Bischof von Belluno, Johann II, erleiden mußte. Gegen Ende des 14. Jh. wurde Cittanova von den Bewohnern fast vollständig verlassen, auch die Bischöfe meideten die Stadt, so daß Papst Eugen IV. 1440 das Bischoftum aufhob und das Gebiet an die Diözese Grado abtrat. Cittanova hing dann, so wie Jesolo, von den Aktionen ab, die die Regierung in Venedig besonders im 17. Jh. zur Regelung des Wassers des Flusses Piave beschloß. Im Jahre 1728 ließ der Edelmann Almorò Giustinian Lolin an einer der höchsten Stätten auf dem linken Ufer des Piave eine Kirche zu Ehren der Mutter Jesu errichten, und somit entstand das Dorf Grisolera, ein neuer Name für die alte Stadt Eraclea, der weiterhin bis 1951 benutzt wurde und aus dem venezianischen Wort für Schilf (grisiola-grisola) stammt. Vorerst blieb das Dorf eine Ortschaft der Hauptmannschaft Torcello, wurde aber

Luftaufnahme des Strandpinienwaldes. Links: Ausfahrt aus dem Hafen

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Eraclea

La spiaggia il Circolo Ippico la pineta

da visitare Purtroppo della mitica “Heraclia”, che con “Equilium” (Jesolo) fu legata da incrociati destini storici fitti di rivalità e di contese territoriali, l’attuale Eraclea non conserva tracce significative. È comunque interessante visitare il suo centro, a Piazza Marconi, dove si affaccia il Municipio e il Centro civico, nonché alle vie più importanti, perché si può cogliere la realtà di una cittadina dalla particolare fisionomia. Infatti si deve tener presente che Eraclea offre, nel suo territorio, da un lato una solida vocazione agraria, dall’altro una dinamica vocazione turistica, concentrata sul forte sviluppo di Eraclea Mare. Naturalmente il turista che frettolosamente aspira solo a cercarsi il “posto al sole” sull’arenile della bella spiaggia, corre veloce per raggiungere la meta. E qui in effetti trova ormai quanto desidera, perché Eraclea Mare si è attrezzata e continua ad attrezzarsi per offrire al turista sempre più esigente, tutti i confort. Non si può trascurare di giungere presso le Porte di Brian, una gigantesca chiusa, e visitare la Laguna Del Mort e infine immergersi dove la battigia del Piave si fa mare, in un paesaggio abbandonato alle forze della natura, per godere lo stupore di una laguna lasciata a sé stessa. Ma poi tutto il territorio di Eraclea merita veramente di essere visitato e percorso: si passa dalle piccole abitazioni contadine alle grandi proprietà fondiarie, con i numerosi e austeri complessi rurali delle Agenzie agricole. Si può cogliere la fisionomia così particolare di una terra veramente assediata dai fiumi, semiurbanizzata, con abitazioni sparse. Si incontra la località di Tombolino; l’Agenzia Alverà, dall’aspetto signorile e austero, con le abitazioni rurali e i rustici che la circondano; il Canale Ramo. Si vede Cittanova, che è una grande idrovora che unisce il Canale Ramo e Canale il Taglio ed è circondata da una chiesa, da un’agenzia rurale e da alcune case. Ci si deve fermare ad ammirare l’idrovora e il suo paesaggio fluviale. Si tratta insomma di una realtà che offre tanti motivi di osservazione: è il paesaggio della Grande Bonifica, dove convivono in continuità le case mezzadrili le agenzie rurali, le distese monoculturali, i grandi alberi isolati, i canali, i fossi, i frutteti. Dove si innalza l’edificio, in cotto faccia-vista, con l’aspetto di un castello, la monumentale Idrovora del Termine. Dove si può vedere l’alveo della Livenza Morta (o Canale Brian); il folto Parco che circonda la signorile Agenzia

1806 im napoleonischen Königreich Italien zur Gemeinde erhoben. Nach dem Anschluß an das Königreich Italien, setzte sich die Entwicklung von Eraclea-Grisolera durch die Trockenlegungsaktionen bis zum Ausbruch des ersten Weltkriegs (1915-1918) fort, um dann fieberhaft durch die Urbarmachung weiterer Flächen und die Förderung des Fremdenverkehrs fortgeführt zu werden.

sehenswürdigkeiten Leider von der alten Stadt „Heraclia“, die mit „Equilium“ (dem heutigen Jesolo) durch ein gemainsames Schicksal aus Rivalitäten und Landansprüchen verbunden war, bewahrt das heutige Eraclea keine bedeutenden Spuren. Es ist aber gleichwohl interessant, sowohl das Zentrum bei Piazza Marconi, wo Rat- und Stadthaus liegen, als auch die wichtigsten Straßen zu besichtigen, denn hier kann man das Alltagsleben einer kleinen Stadt mit ihrem besonderen Gesicht erfahren. Tatsächlich muß man bei Eraclea daran denken, daß sie in ihrem Gebiet einerseits eine feste landwirtschaftliche Tradition, andererseits eine dynamische Fremdenverkehrsindustrie besitzt, die sich vor allem in Eraclea Mare konzentriert. Natürlich wird der Tourist, dem daran liegt, nur einen Platz in der Sonne am schönen Strand zu suchen, schnell zum Ziel kommen. Und dort wird er auch das finden, was er sucht, denn Eraclea ist gut ausgerüstet und rüstet sich weiter mit allen möglichen Ausstattungen aus, um dem immer anspruchsvolleren Touristen alle Komforts zu bieten. Man darf einen Besuch an den Porte di Brian, einer riesigen Schleuse, oder die Lagune del Mort nicht versäumen, um schließlich ein Bad an der Küste zu nehmen, wo die Ufer des Piave ins Meer verschwinden, mitten in einer Landschaft, die den Naturkräften überlassen ist, um mit Verwunderung das Schauspiel einer alleingelassenen Lagune zu betrachten. Aber insgesamt verdient die ganze Gegend um Eraclea, besucht und durchwandert zu werden: man wechselt von den kleinen Bauernhäusern zu den größeren Landwirtschaftsbetrieben mit den zahlreichen strengen Anlagen der Agraragenturen. Dadurch kann man das einzigartige Gesicht dieses halbwegs verstädterten Landes mit seinen zerstreuten Häusern, das sozusagen von den Flüssen belagert ist, erfahren. Man trifft auf die Ortschaft Tombolino; die Agraragentur Alverà, mit ihrem herrschaftlichen, harten Aussehen, mit den Bauern- und Landhäusern, die sie umgrenzen; den Kanal Ramo. Man sieht bei Cittanova ein großes Pumpwerk, das den Kanal Ramo mit dem Kanal Taglio verbindet und von einer Kirche, einer Agraragentur und wenigen Häusern umgeben ist. Man sollte hier kurz haltmachen, um das Pumpwerk und die Flußlandschaft zu bewundern. Es zeigt sich hier ein

Von oben nach unten: Strand; Pferdeverein; Pinienwald

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Eraclea Romiati; l’ansa grande fluviale dove c’è l’Agenzia Tezzon; la caratteristica confluenza di corsi d’acqua, dove è collocato il Ponte Tre Cai; e ancora la tenuta La Spiga, con i suoi edifici disposti al margine di una grande aia quadrangolare e il ponte presso i cancelli della stessa tenuta. Insomma è tutto un “mondo” da visitare, perché così diverso da quelli comunemente familiari. Inoltre, se si accede a Valle Altanea, si vede anche un verde e ondulato campo da golf. Quindi una visita è senz’altro gratificante, anche per chi è solo di passaggio, perché Eraclea Mare è la spiaggia più verde dell’Alto Adriatico, con un insediamento balneare immerso in una estesa pineta.

il paesaggio

Laboratorio territoriale di Educazione Ambientale Limosa; sotto, il ponte sul Piave a Eraclea

Da quanto detto sommariamente, scaturisce subito come sia singolare il paesaggio nel territorio di Eraclea. Si tratta di un ambiente pittoresco e suggestivo per la grandiosità dei paesaggi di bonifica, che suscitano emozioni per la loro mutevolezza e luminosità. Veramente la campagna sembra che si dilati all’infinito. Sono quindi fortunati coloro che sanno ancora guardare e isolarsi nel silenzio della natura. Qui si gode la profondità prospettica di un paesaggio rurale che pare smarrisca ogni dimensione: anche le fertili colture, che richiamano la presenza dell’uomo e della sua opera si confondono con i cieli vastissimi e con la campagna ampia e solitaria. Ma poi è affascinante in questo incredibile paesaggio, il cromatismo che muta a seconda delle stagioni, offrendo ulteriori motivi di interesse. Ci si può spingere fino alla borgata fluviale di Revedoli, dove si nota lo stretto rapporto tra gente e fiume; al ponte di barche che collega le opposte sponde del Piave; alle strutture in abbandono delle Porte; ai canneti golenali e alle grandi bilance, dove i gabbiani intrecciano gioiosi voli. È veramente tutto un “mondo” incantato da esplorare.

Ausblick, der viele Motive bietet: es ist die landschaft der großen Urbarmachung, wo Halbpachthäuser mit Agraragenturen, monokulturellen Flächen, großen einzelnen Bäumen, Kanälen, Gräben, Obstfeldern ununterbrochen abwechseln. Das Gebäude mit Fassade aus Backstein, das wie ein Schloß aussieht, ist das prächtige Pumpwerk del Termine (Idrovora del Termine). Weiter kann man das Flußbett der Livenza Morta (auch Kanal Brian genannt) sehen, oder den undurchdringlichen Park, der die herrschaftliche Agentur Romiati umgibt; die große Flußbiegung, wo die Agentur Tezzon liegt; den merkwürdigen Zusammenfluß der Kanäle, wo die Brücke Tre Cai liegt; oder noch das Landgut La Spiga mit seinen Gebäuden rund um einen viereckigen Hof und die Brücke am Tor desselben Landguts. In wenigen Worten, es gibt eine ganze Welt zu besichtigen, die so verschieden ist von der gewöhnlichen. Außerdem, erreicht man Valle Altana, sieht man einen grünen Golfplatz mit wellenartigem Gelände. So ist ein Besuch hier ohne weiteres anregend, sogar für denjenigen, der nur auf dem Durchweg ist, denn Eraclea Mare ist mit ihren Badeanstalten mitten in einem weiten Pinienwald der grünste Strand der Oberen Adria

die landschaft Wie schon erwähnt, es ist gleich offenbar, wie einzigartig die landschaft im Gebiet von Eraclea ist. Es handelt sich dabei um eine wegen der Unendlichkeit der trockengelegten Flächen malerische, beeindruckende Landschaft, die durch ihre Wechselhaftigkeit und Helligkeit Gefühle auslösen. In der Tat sieht es so aus, als würde sich das Land ins Unendliche erstrecken. Diejenigen also, die noch beobachten und sich in der Stille der Natur isolieren können, sind hier glücklich. Hier genießt man die Tiefe einer Agrarlandschaft, die jede Dimension zu verlieren scheint: auch die fruchtbaren Felder, die an das Werk und die Anwesenheit des Menschen erinnern, verlieren sich in den unendlichen Himmel und in das weitschweifige, einsame Land. Dann aber sind an dieser unglaublichen Landschaft die Farbenspiele faszinierend, die sich nach den Jahreszeiten verändern und dabei weitere interessante Motive bieten. Man kann dann bis zum Flußort Revedoli weiter vordringen, wo man die enge Beziehung zwischen Bewohnern und Fluß beobachten kann: beispielsweise an der Pontonbrücke, die beide Ufer des Piave verbindet; an der verwahrlosten Anlage der Schleuse; an dem Schilf auf dem Flußvorland und an den großen Senknetzen, wo die Möwen fröhlich herumfliegen. Es ist wirklich eine ganze verzauberte Welt, die es zu entdecken gilt.

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Oben: Umwelterziehungszentrum Limosa. Unten: der Fluß Piave bei Revedoli

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Jesolo Il nome di Jesolo ha ormai risonanza internazionale per la sua eccezionale attrattiva turistica: spiaggia di prim’ordine; organizzazione sempre più ricca di fantasia e di razionalità; alberghi di alto livello; audace capacità imprenditoriale. Questa è Jesolo, meta di un turismo di massa frenetico e anche di élite, che trova confortevole ricettività e divertimento assicurato.

un po’ di storia

La spiaggia

Eppure Jesolo non è solo questo. Per chi vuole andare oltre la sua rinomata spiaggia e il suo fastoso divertimentificio, Jesolo offre anche la sua storia e molte testimonianze del suo lontano passato. Le zone più meridionali dove Jesolo è sorto, con le loro paludi e lagune sono state teatro di lotte, perché vie di transito per i commerci. Posto in prossimità della foce del Piave, Jesolo fu porto romano, poi centro di pesca e mercato agricolo. Il luogo del centro di Jesolo risale a epoca romana: era un “vicus”, che dipendeva da Altino, con il nome di “Equilium”, forse perché vi venivano allevati i cavalli (equus – cavallo). Crebbe poi d’importanza in seguito alle invasioni barbariche, specie longobarde, perché vi si rifugiarono molti profughi. Nel XVII secolo c’era già una basilica di S. Maria e nel IX secolo fu sede vescovile. Nel suo territorio sorsero vari monasteri, come quelli celebri di S. Giorgio di Pineto e di S. Mauro. Poi la forte rivalità con Eraclea, che generò numerosi scontri, spinse forse gli abitanti delle lagune a trasferirsi prima a Malamocco, poi a Rialto, provocando la graduale decadenza di Jesolo. Un’altra causa fu senz’altro la malaria, favorita dall’interramento della laguna e dalle frequenti alluvioni del Piave. Non più difeso dalle lagune fu saccheggiato anche dai Franchi nel secolo IX. Nonostante vi esistessero ancora alcuni monasteri (celebre quello di S. Romualdo) Jesolo continuò a spopolarsi, tanto che papa Paolo II nel 1466 abrogò la diocesi e la trasferì al Patriarcato di Venezia. Una certa ripresa si manifestò per opera della famiglia Soranzo, che vi costruì anche una chiesa, divenuta poi parrocchia nel 1495. Per alcuni secoli la storia di Jesolo rimase influenzata dalle iniziative di Venezia che, con lo scavo di canali (1440-1641-1664) e l’elevazione degli argini, voleva proteggere la laguna dagli interramenti. Una

Der Name Jesolo ist heute wegen der außerordentlichen Anziehungskraft des Ferienortes international bekannt: ein erstklassiger Strand; eine immer phantasievollere und rationellere Organisation; Hotels von hohem Niveau; ein kühner Unternehmergeist. Das ist Jesolo, das Ziel eines stürmischen, aber auch elitären Tourismus, der hier komfortable Unterbringung und garantierte Unterhaltung findet.

ein wenig geschichte Aber Jesolo ist nicht nur das. Für denjenigen, der jenseits der bekannten Strände und der prächtigen Unterhaltungsindustrie gehen möchte, bietet Jesolo auch seine Geschichte und viele Zeugnisse aus seiner fernen Vergangenheit. Die südlichsten Gebiete, wo Jesolo entstand, mit ihren Sümpfen und Lagunen, sind Schauplatz vieler Kämpfe gewesen, denn sie waren seit immer Durchfahrtspunkt für den Handel. An der Mündung des Flusses Piave gelegen, war Jesolo zunächst ein römischer Hafen, dann Fischfanghafen und Umschlagplatz für die Produkte aus der Landwirtschaft. Das Zentrum von Jesolo stammt von der Zeit der Römer: es war ein „vicus“, das von Altino abhing und den Namen „Equilium“ trug, vielleicht weil hier Pferde (equus bedeutet Pferd) gezüchtet wurden. Die Wichtigkeit des Ortes wuchs nach der Völkerwanderung, vor allem aber nach der langobardischen Invasion, weil hier viele Flüchtlinge Schutz suchten. Im 8. Jh. befand sich hier schon die Marien-Basilika, und im 9. Jh. wurde die Stadt zu Bischofssitz. In dem Stadtgebiet entstanden viele Klöster, wie die berühmten Klöster San Giorgio di Pineto und San Mauro. Dann verursachte die Rivalität mit Eraclea zahlreiche Kämpfe, die die Bewohner zum Auswandern zwangen: sie flüchteten zunächst nach Malamocco, dann nach Rialto, wodurch sie den allmählichen Untergang der Stadt herbeiführten. Eine zweite Ursache des Unterganges war ohne weiteres die Malaria, die wegen der langsamen Zuschüttung der Lagune und der vielen Überflutungen durch den Piave hier grassierte. Da die Lagunen es nicht mehr schützten, wurde Jesolo im 9. Jh. von den Franken geplündert. Obwohl einige Klöster noch vorhanden waren (sehr berühmt war das Kloster San Romualdo), verlor Jesolo weitere Bewohner, so daß Papst Paul II. 1466

Der Strand

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Jesolo curiosità: Alvise Zuccarini, che aveva portato a termine lo scavo di uno dei canali, sostituì il nome “Jesolo”, con quello di “Cavazuccherina”, rimasto poi fino al 1930. Pur in mezzo a tante vicende, Jesolo, dipendente intanto dalla podesteria di Torcello, continuò a crescere, diventando anche comune, durante il Regno d’Italia (1806-1815).

da visitare

Una veduta aerea della spiaggia, il parco acquatico Aqualandia e Jesolo Paese

Dopo la prima guerra mondiale, ripreso lo sviluppo soprattutto tra il 1920 e il 1930, ripristinato l’antico nome di Jesolo, esteso nel 1936 anche al vicino Lido, ecco ora quella che è la più grande località balneare della regione e la seconda d’Italia. Una realtà che, partendo dal suo centro urbano, si estende per lunghissimo arenile; si concentra nelle piazze e vie che esibiscono grandi e piccoli alberghi, mescolati ad abitazioni private. Jesolo, pur essendo quell’affollatissimo centro balneare che è, riesce ugualmente a non essere del tutto soffocante, perché, se ci si sposta dal grande corso dei negozi, dei locali pubblici, da quella folla brulicante, offre subito qualche angolo tranquillo e suggestivo, che rende la sua ospitalità accogliente e cordiale. Ma la confusione cosmopolita della seconda spiaggia d’Italia non deve far trascurare i resti millenari di Jesolo Paese, che resistono a ricordo di una lunga storia di questi luoghi. Si possono vedere allora gli edifici spesso anonimi che si specchiano nelle acque del Sile-Piave Vecchia; il vecchio Municipio con la sua particolare struttura architettonica; il novecentesco ponte girevole; quello storico cippo con la sua cuspide di marmo, posto sulla sponda destra del fiume, poco lontano dallo stesso municipio; il bel campanile, l’edificio di buon livello della biblio-

die Diözese auflöste und das Gebiet dem Patriarchaten von Venedig abtrat. Einen Neuanfang versuchte die Familie Soranzo, die hier eine Kirche gründete, die dann 1495 zur Pfarrkirche wurde. In den folgenden Jahrhunderten wurde die Geschichte von Jesolo von den Entscheidungen in Venedig beeinflußt, das durch das Ausgraben von Kanälen (in den Jahren 1440, 1641 und 1664) und die Anhebung der Ufer die Lagune vor der Zuschüttung durch Flußsedimente schützen wollte. Eine Kuriosität ist, daß Alvise Zuccarini, der das Ausgraben eines der Kanäle vollendet hatte, den Namen „Jesolo“ mit dem Namen „Cavazuccherina“ ersetzte, der dann bis 1930 den Ort bezeichnete. Doch ungeachtet so vieler Ereignisse wuchs Jesolo weiter, wenn gleich als von der Hauptmannschaft von Torcello abhängige Stadt, und wurde später zur Zeit des napoleonischen Königreiches Italien (1806-1815) zu einer selbständigen Gemeinde.

sehenswürdigkeiten Nach dem ersten Weltkrieg entwickelte sich die Stadt vor allem zwischen 1920 und 1930, wobei der alte Name Jesolo wieder angenommen wurde und dem naheliegenden Lido ausgeweitet wurde: so entstand, was heute als der größte Badeort der Region und als zweitgrößter Strand Italiens gilt. Die Stadt erstreckt sich vom alten Zentrum bis hin zum überaus langen Strand; der Badeort entwickelt sich auf Plätzen und Straßen, wo größere und kleinere Hotels mit Privathäusern abwechseln. Jesolo, wenn auch im Sommer ein überbevölkerter Badeort, wird aber nicht erdrückend, wenn man von der großen Hauptstraße mit den vielen Geschäften und Lokalen, von dem rastlosen Nachtvolk abbiegt, denn er bietet gleich manche ruhige und beeindruckende Ecke, die die freundliche und herzliche Gastlichkeit nur vollendet. Aber das kosmopolitische Durcheinander auf Italiens zweitwichtigsten Strand soll nicht die tausendjährigen Überreste von Jesolo Paese, die als Erinnerung an die lange Geschichte dieser Gegend der Zeit standhalten, vergessen lassen. Man kann also die oft namenlosen Gebäude entdecken, die sich im Wasser von Sile und Piave widerspiegeln; das alte Rathaus mit seiner besonderen Architektur; die Drehbrücke aus dem 20. Jh.; den alten Grenzstein mit dem Giebel aus Marmor auf dem rechten Flußufer unweit des Rathauses; den schönen Glockenturm und schließlich das harmonische Gebäude der Stadtbibliothek. Es ist doch nicht sehr viel, aber das kleine ältere Zentrum von Jesolo stellt sich dem interessierten und neugierigen

Strandansichten. Links von oben nach unten: Luftaufnahme des Strandes; der Wasserpark Aqualandia; Ansicht von Jesolo Paese

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Jesolo teca civica e il Museo di storia naturale del Lido di Jesolo. Non è certo molto, ma il piccolo centro urbano di Jesolo si offre al visitatore interessato e curioso come memoria di una civiltà lontana e perduta. Infatti, se si percorre la Via Antiche Mura, vicino al piazzale della chiesa, si possono vedere ancora i ruderi di una Basilica del VII secolo e di una Cattedrale del IX secolo, che potrebbe forse corrispondere alla Cattedrale di Santa Maria di Equilio, dal momento che Jesolo era allora anche sede vescovile.

il paesaggio

Il litorale di Jesolo, con in primo piano il faro del Cavallino; a destra valle Dragojesolo

Il territorio di Jesolo, fuori dalla sua spiaggia e dal vivace fluttuare della gente, offre, a tutti coloro che desiderano estraniarsi un po’ e rilassare lo spirito, anche la serenità dell’aperta campagna che arriva fin quasi al litorale. Come non ricordare ai visitatori la prestigiosa vicinanza della laguna? Insomma c’è intorno tutto il fascino di un paesaggio orizzontale, fatto di valli (a occidente di Jesolo), di spazi lagunari, di corsi fluviali, di fitta vegetazione, di suddivisione geometrica delle scoline e dei canali, dei boschetti golenali tra gli argini dei fiumi, delle insenature e specchi d’acqua (valli) che formano una zona di transizione tra aree emerse e sommerse. Chi ama la natura scopre un ambiente molto interessante sia sotto l’aspetto naturalistico, perché ricco di isolotti, dune, barene, valli, sia sotto l’aspetto umano, perché vi si praticano attività caratteristiche di quell’area, situata tra la foce del Sile e quella del Piave. Così dal Lido di Jesolo si può scoprire anche una realtà diversa, nella quale sperimentare la bellezza di un paesaggio stupefacente per lo scenario davvero inatteso che presenta. Basta dirigersi verso la località Ca’ Pirami e si passa tra frutteti e vecchie case pittoresche, perdendosi nel verde di un paesaggio solitario; o raggiungere, seguendo l’argine del Piave, l’abitato di Passarella di Sotto, attraverso canali di bonifica, capitelli, piccole costruzioni rurali.

Besucher als Erinnerung an eine entfernte und verlorene Zivilisation vor. Und in der Tat wenn man in die Via Antiche Mura beim Kirchplatz fährt, kann man noch die Ruinen einer Basilika aus dem 7. Jh. und einer Kathedrale aus dem 9. Jh. sehen, welche letztere vielleicht der ehemalige Dom Santa Maria di Equilio, als damals Jesolo noch Bischofssitz war, sein könnte.

die landschaft Die Region um Jesolo bietet außer dem Strand und den lebhaften Volksmassen all denjenigen, die sich ein wenig erholen und entspannen wollen, auch die heitere offene Landschaft der Felder, die fast bis hin zur Küstenlinie heranreichen. Die Nähe zu der geschichtsträchtigen Lagune bleibt den Besuchern nicht unbekannt. Kurz, rund um die Stadt herrscht der Zauber einer wagerechten Landschaft aus Wasserspiegeln (westlich von Jesolo), aus Lagunenbereichen, Flüssen, dichter Vegetation, aus geometrisch angelegten Gräben und Kanälen, aus Wäldchen auf den Vorländern der Flüsse, kleinen Buchten und Fischteichen, die eine Mittelgegend zwischen Festland und Wassergebieten bilden. Der Naturliebhaber findet hier eine sowohl naturalistisch als auch menschlich interessante Umwelt, weil sie an kleinen Inseln, Dunen, Sandbänken, Teichen reich ist, und weil man alle in dem Gebiet zwischen Piave- und Sile-Mündung typischen menschlichen Tätigkeiten betreibt. So kann man von Lido di Jesolo aus auch eine neue Wirklichkeit entdecken, wo man die Schönheit einer wunderbaren Landschaft mit ihren unerwarteten Bildern erfahren kann. Man braucht z.B. in die Ortschaft Ca’ Pirami zu fahren, und man verläuft sich zwischen Obstgärten und alten malerischen Häusern in das Grün einer einsamen Landschaft, oder das Dorf Passarella di Sotto zu erreichen, indem man das Ufer des Piave durch Rinngräben, Landkapellen und kleine Bauernhäuser verfolgt. Man durchquert eine Fluß- und Feldlandschaft; man erblickt Valle Dragojesolo, wo Möwen, Stockenten und Reiher fliegen. Man bewundert Lagunenausblicke, wie etwa auf Lio Mazor, den Kanal Caligo, auf Valle Fosse, mit ihren weiten,

Valle Dragojesolo. Links die Küste von Jesolo mit dem Leuchtturm von Cavallino im Vordergrund

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Jesolo

Paesaggi fluviali e lagunari

Si attraversa un paesaggio agrofluviale; si scorge la Valle Dragojesolo, dove volano gabbiani, germani reali e aironi. Si ammirano paesaggi lagunari, come quello di Lio Mazor, del Canale Caligo, di Valle Fosse, tra spazi desolati e suggestivi, tra orizzonti d’acqua e di barena, dove la componente più importante è la presenza di una vivace avifauna. Insomma per chi ami ancora la natura si apre, nell’entroterra di Jesolo, un “mondo” meraviglioso, fatto di paesaggi lagunari e agrari, di valli da pesca; di paesaggi fluviali e umanizzati. Un ambiente unico, perché sempre e comunque pittoresco e affascinante per gli ampi spazi e silenzi, per le acque diffuse e il cielo vastissimo, che creano un’atmosfera d’incanto che difficilmente si dimentica e che invita inevitabilmente a ritornare.

beeindruckenden Öden, zwischen Horizonten aus Wasser und Lagunenboden, wo das wichtigste Element eine lebendige Vogelwelt ist. Kurz, demjenigen, der die Natur liebt, öffnet sich auf dem Hinterland von Jesolo eine wundervolle Welt aus Land und Wasser, mit Fischteichen, Feldern, wilde und vermenschlichte Fluß- und Feldlandschaft. Eine einzigartige Umwelt also, die dank ihrer weiten, stillen Flächen, den überall anwesenden Wassern und dem unendlichen Himmel immer und in jeder Hinsicht malerisch und bezaubernd wirkt, weil diese eine zauberhafte Atmosphäre hervorbringen, die man nicht einfach vergißt, und die unausweichlich zur Rückkehr einlädt.

41 Lagunenansichten

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Cavallino-Treporti

Cavallino-Treporti erreichen bedeutet, in eine sehr beeindruckende Gegend eindringen, wo Wasser und Erde sich vermischen, bis sie ihre Identität verlieren, wobei sie zu einem Einzigen mit unwiederholbaren Formen und Farben werden, das mit dem Saisonwechsel immer neue Gesichter annimmt.

Raggiungere Cavallino-Treporti vuol dire immergersi in un ambiente di grande suggestione, dove terra e acqua si confondono fino a perdere identità, formando un “unicum” irripetibile di forme e di colori, che con il mutare delle stagioni assume aspetti sempre diversi.

un po’ di storia

ein wenig geschichte

Questo territorio della zona orientale della Laguna di Venezia ha subito nel corso dei secoli costanti cambiamenti fisici determinati in particolare dalle azioni dei fiumi Piave e Sile, e dal conseguente modificarsi della laguna stessa. In origine probabilmente esistevano solo le due isole di Lio Piccolo e Lio Maggiore abitate dagli antichi Veneti, le cui sorti erano legate al fiorire della vicina Altino. Nel periodo in cui si espanse sino in questi lidi la potenza di Roma, Lio Piccolo e Lio Maggiore (quest’ultimo oggi raggiungibile attraverso Jesolo) conobbero le loro vocazioni

Dieses Gebiet im östlichen Teil der Lagune von Venedig veränderte sein Gesicht im Laufe der Jahrhunderte insbesondere durch die Aktion der Flüsse Piave und Sile und den darausfolgenden Wandel der Lagune selbst. Am Anfang waren wahrscheinlich nur zwei Inseln hier vorhanden: Lio Piccolo und Lio Maggiore, die von den alten Venetiern bewohnt waren, und deren Schicksal mit dem Aufblühen der nahegelegenen Stadt Altino verbunden waren. In der Zeit, als Roms Herrschaft auch diese entlegenen Inseln er-

Jesolo

Lido di Jesolo

Cavallino Treporti

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Cavallino-Treporti sia come scali commerciali, sia come terra di agricoltori e pescatori, sia come centri di villeggiatura per gli uomini illustri di allora. A seguito delle invasioni barbariche, le genti in fuga da Altino, da Oderzo e da altri centri del nord si rifugiarono in queste terre, e qui si formò uno dei nuclei più importanti dell’espansione veneziana governata dai Dogi. Nel frattempo i fiumi avevano interrato gran parte di quella che era una laguna navigabile, si creavano barene, nuove isole si formavano (Mesole, Treporti) e altre sparivano e, anche per effetto dell’azione del mare, il litorale del Cavallino si allungava sempre più verso Venezia. La Serenissima quindi intervenne modificando il corso dei fiumi, creando nuovi canali navigabili, realizzando opere di bonifica, dando un assetto idraulico preciso a questa parte della laguna.

da visitare

Litorale del Cavallino. Sotto: Porte del Cavallino Via Fausta; a destra: la spiaggia Piazza del Cavallino Chiesa di Treporti Forte Vecchio

Il litorale del comune di CavallinoTreporti comprende le frazioni di Cavallino, Ca’ Savio e Punta Sabbioni, che è la nuova porta turistica di Venezia. Il percorso del litorale, lungo la strada che costeggia il fronte interno, sulla Via Fausta, all’altezza di Porte del Cavallino, assume un particolare interesse storico-ambientale. Infatti si vedono i resti di dune sabbiose fossili, di epoca romana, che sono veramente affascinanti, come del resto i paesaggi vallivi a nord. Se arriviamo poi all’estremità sud-ovest del litorale, possiamo osservare l’imponente costruzione austriaca del Forte Vecchio (1846-1850). A Cavallino è da visitare la bella e originale Chiesa di S. Maria Elisabetta. Attraverso un ponte sul Canale Pordelio, all’altezza di Ca’ Savio, si raggiunge il nucleo storico di Treporti, dove si può visitare la Chiesa della SS. Trinità, di origine cinquecentesca, con un curioso campanile.

reichte, erlebten Lio Piccolo und Lio Maggiore (das heute übrigens nur über Jesolo erreichbar ist) ihre größte Entwicklung sowohl als Handelshäfen, als auch wie Ackerbau- und Fischereigebiet oder noch als Urlaubsregion für die damaligen wichtigen Leute. Infolge der Völkerwanderung suchten die Flüchtlinge aus Altino, Oderzo und anderen Zentren aus dem Norden in diese Gegenden Zuflucht und Schutz, daher entstand hier einer der wichtigsten Ausgangspunkte der von den Dogen geführten venezianischen Stadtformung. Inzwischen hatten die Flüsse einen Großteil der vorher schiffbaren Lagune zugeschüttet; Sandbänke entstanden, neue Inseln formten sich (Mesole, Treporti) und andere verschwanden, während Cavallino dank der Meeresaktion immer weiter Richtung Venedig sich verlängerte. Die Serenissima mußte also eingreifen, indem sie die Flußläufe änderte durch den Bau neuer schiffbarer Kanäle und durch neue Trockenlegungskampagnen, und indem sie diesem Teil der Lagune eine festgelegte hydraulische Form gab.

sehenswürdigkeiten Die Halbinsel von Cavallino-Treporti umfaßt die Ortschaften Cavallino, Ca’ Savio und Punta Sabbioni, das gleichsam das neue touristiche Tor nach Venedig ist. Eine Rundfahrt entlang der Küste, auf der Straße (Via Fausta) die der Küste parallel läuft, mit Beginn am Hafen von Cavallino, hat einen besonderen geschichtlich-landschaftlichen Wert. Denn man sieht die Reste von fossilen Sanddünen aus der römischen Zeit, die sehr faszinierend sind, wie übrigens auch die Lagunenlandschaft im Norden der Halbinsel. Erreicht man dann die südwestliche Spitze der Halbinsel, kann man den imponierenden österreichischen Bau des Forte Vecchio (1846-1850) beobachten.

Der Strand von Cavallino. Unten: der Hauptplatz von Cavallino; die Kirche von Treporti; der Forte Vecchio. Links oben: die Küste von Cavallino. Unten: die Schleuse von Cavallino; die Via Fausta

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Cavallino-Treporti Caratteristici sono i piccoli borghi, le uniche viste che richiamino l’uomo e facciano un po’ Venezia: Saccagnana, che offre al visitatore la bella vista di un campiello veneziano; Lio Piccolo, dove si possono vedere un palazzetto seicentesco e la chiesa di S. Salvatore e di S. Maria; Le Mesole, esile striscia di orti lagunari, con i resti di un convento del 1381 e una chiesetta dedicata a S. Maria del Carmine. È infine possibile accedere agli oltre trenta campeggi e villaggi turistici tra i più organizzati ed attrezzati d’Europa, immersi in verdi pinete ed affacciati su ampi arenili dalla sabbia finissima. Gli ospiti di queste strutture ricettive dotate di tutte le infrastrutture sportive e ricreative, ma anche degli alberghi della zona e dei numerosi appartamenti per vacanze sparsi in tutto il litorale, hanno, oltre alla classica “giornata al mare”, l’imbarazzo della scelta su come trascorrere piacevolmente le proprie vacanze.

il paesaggio

Villa rinascimentale a Prà di Saccagnana, Palazzetto Boldù, in bicicletta verso Lio Piccolo; a destra, bagnanti sulla spiaggia e sugli scogli

Il Litorale del Cavallino coniuga armonicamente le sue vocazioni economiche e produttive che, integrandosi, hanno contribuito a rendere questo territorio uno dei più apprezzati dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Si può allora goderne tutta la bellezza in barca oppure, lasciando da parte la macchina, percorrerlo in bicicletta. Attraversato il ponte sul Canale del Pordelio, per quest’unico passaggio via terra si entra subito nel mondo fluttuante della laguna. Qui si trova un universo incredibile, che sembra immobile, immerso com’è in acque, terre e barene confuse insieme. Si può vagare senza meta tra canali, orti e barene popolate solo da fili d’erba e da colonie di aironi, cormorani e garzette. Come si è detto, le sole viste che richiamano l’uomo e facciano un po’ Venezia sono i piccoli borghi come Lio Piccolo e Saccagnana. Per il resto, qualche rustico casolare e poi quel mondo strano e misterioso della laguna chiusa, con quel susseguirsi e inseguirsi di acqua e terra, barene e isolotti, valli da pesca e canali, che creano una specie di languore fantastico; che offrono vibrazioni magiche in quell’incanto di natura, dai colori unici, indefinibili.

In Cavallino ist die schöne und originelle Kirche Santa Maria Elisabetta ein Besuch wert. Über die Brücke auf dem Kanal Pordelio bei Ca’ Savio erreicht man das alte Zentrum von Treporti, wo man die im 16. Jh. gegründete Kirche Santissima Trinità mit dem merkwürdigen Glockenturm besichtigen kann. Sehr malerisch sind die kleineren Dörfer, die nach Menschenmaßstab gebaut sind und ein wenig an Venedig erinnern: Saccagnana bietet dem Besucher den schönen Anblick eines venezianischen Campiello; in Lio Piccolo kann man einen kleinen Palast aus dem 17. Jh. und die Kirche zu Ehren von San Salvatore und Maria sehen; Le Mesole ist eine schmale Landeszunge aus Gemüsegärten mit Resten eines Klosters aus dem Jahr 1381 und einer kleinen Kirche der heiligen Maria del Carmine gewidmet. Schließlich kann man unter ca. 30 Campingplätzen und Feriendörfern - mitten im Grün und an breiten Stränden mit feinstem Sand gelegen - wählen, die zu den bestorganisierten und -ausgestatteten in ganz Europa gelten. Die Gäste dieser Einrichtungen mit allen möglichen Sportund Unterhaltungsanlagen, aber auch der Hotels und der zahlreichen Ferienhäuser entlang der Küste, haben außer dem „Tag am Strand“ wirklich viel zu bieten, wie man seinen Urlaub schön und erlebnisreich verbringen kann.

die landschaft Die Küste von Cavallino verbindet ihre wirtschaftlichen und produktiven Möglichkeiten harmonisch miteinander, was dazu beigetragen hat, dieses Gebiet wegen seiner Landschaft und Natur zu einem der beliebtesten zu machen. Man kann all seine Schönheit vom Boot aus bewundern, oder, läßt man das Auto liegen, mit dem Fahrrad. Wenn man über die Brücke auf dem Kanal del Pordelio fährt, dringt man durch diesen schmalen Verbindungsweg sofort in die fließende Lagunenwelt. Hier findet man eine unglaubliche Welt, die bewegungslos scheint, weil Wasser, fester Boden und Sandbänke das Bild beherrschen. Man kann ziellos zwischen Kanälen, Gemüsegärten und Sandinseln, die nur von Grashalmen, Reiher-, Kormoranenund Seidenreiherkolonien bedeckt sind, wandern. Wie gesagt, die einzigen Orte, wo die Anwesenheit des Menschen offensichtlich ist, und die übrigens an Venedig erinnern,

Badende am Strand und auf den Felsen. Links von oben nach unten: Renaissancevilla in Prà di Saccagnana; Palazzetto Boldù; Lio Piccolo

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Cavallino-Treporti

Aspetti della laguna

La Laguna ha una sua luce particolare, diversa, ovattata, specie in autunno e in primavera. Chi poi voglia godere uno spettacolo davvero unico e provare sensazioni quasi inverosimili, se ama la natura, si faccia trovare in laguna al mattino, al primo baluginare dell’alba, quando si risvegliano suoni dapprima misteriosi, poi sempre più chiari e sonori a mano a mano che la luce cresce e con essa si infittisce il volo degli uccelli. Gabbiani e aironi si alzano dai folti canneti. Un ambiente meraviglioso e fatato che riequilibra l’eccesso di cementificazione e tonifica anche lo spirito di chi vi si inoltra. Un solo consiglio: andarselo a godere.

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sind die kleinen Dörfer Lio Piccolo und Saccagnana. Sonst findet man hie und da ein Bauernhaus und jene seltsame, geheimnisvolle Welt der Lagune, die, in sich geschlossen, eine Folge von Wasser, festem Boden, Inselchen und Sandbänken, Fischbecken und Kanälen ist, die gleichsam eine Sehnsucht hervorrufen; sie lassen in dem Zauber der Natur, mit ihren einzigartigen, unerklärlichen Farben, die Seele zaubervoll vibrieren. Die Lagune hat ihr besonderes, eigenartiges, gedämpftes Licht vor allem im Herbst und Frühling. Wer dann ein wirklich einzigartiges Schauspiel und unglaubliche Gefühle erleben möchte, wer die Natur liebt, soll sich morgens in die Lagune beim ersten Licht des Sonnenaufgangs begeben, wann die vorerst geheimnisvollen Geräusche wieder laut, dann immer klarer und klangvoller werden, je heller der Himmel wird, und mit dem klaren Licht verdichtet sich der Flug der Vögel. Möwen und Reiher fliegen ab aus dem undurchsichtigen Schilf. Eine wunderbare Feenlandschaft also, die ein Gegengewicht zu der maßlosen Zementierung der Region bildet und den Geist des Besuchers, der bis hierher eindringt, verstärkt. Nur eines kann man raten: das Ganze genießen.

Lagunenansichten

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